L'ambasciatore russo in Vaticano: «Ucraina, pace possibile col modello Alto Adige»

L'ambasciatore russo in Vaticano: «Ucraina, pace possibile col modello Alto Adige»
di Franca Giansoldati
Venerdì 24 Dicembre 2021, 09:56 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 10:21
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Città del Vaticano - «A dare aiuto umanitario nel Donbass è stato solo il Vaticano». Aleksandr Avdeev, ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede, diplomatico di lungo corso (ha ricoperto dal 2008 al 2012 il ruolo di ministro della Cultura), definisce lo scenario da incubo del possibile confronto militare che sta per riaffacciarsi in Europa se non si risolverà la crisi ucraina. Papa Francesco due domeniche fa ha lanciato un appello per la pace. Il nodo potrebbe essere risolto con una autonomia regionale, come fu per l'Alto Adige.
Papa Francesco è allarmato per quello che sta accadendo...
«Nel mio Paese il peso politico di Papa Francesco è molto alto, egli fa tanto per rafforzare i valori morali delle relazioni internazionali. Comprendiamo molto bene i suoi appelli e le preghiere per la pace in Medio Oriente così come per l'Ucraina o per proseguire sulla via del disarmo, innanzitutto nucleare. E poi l'impegno per salvare i profughi».
Il Papa e Putin si sono sentiti al telefono il 17 dicembre per gli auguri di compleanno di Bergoglio. In sottofondo c'era il tema dell'Ucraina?
«Il presidente Putin ha espresso profonda stima al Papa. Nelle nostre relazioni posso dire che è attiva tutta la triade: buoni rapporti a livello di Capi di Stato; un dialogo politico intenso fra i Ministeri degli Esteri e, infine, cooperazione fra le Chiese».
Parliamo dell'Ucraina...
«Il Papa ha fatto l'appello per la pace per portare l'attenzione proprio lì. Perché è lì che c'è un grande problema. Adesso alla frontiera delle regioni russofone ucraine Donbass e Lugansk - c'è quasi metà dell'esercito ucraino che ogni giorno bombarda. Ciò viene confermato anche dagli osservatori dell'Osce. La gente soffre davvero. Kiev ha imposto un blocco economico. Mancano i generi alimentari. Le persone anziane non riescono neanche ad avere la pensione. L'opinione pubblica rimane indifferente non se ne scrive tanto: perché? A prestare l'aiuto umanitario finora è stato solo il Vaticano».
Beh, forse esiste il pericolo anche di una aggressione russa...
«Penso che iniettando la propaganda sulla futura aggressione russa l'esercito ucraino voglia pianificare l'invasione in quella regione e punire coloro che chiedono l'autonomia culturale, linguistica e regionale prevista dagli accordi di Minsk. Un'autonomia alla quale l'Ucraina aveva dato inizialmente il proprio consenso. È chiaro che nel caso di un'occupazione da parte delle truppe ucraine sul territorio, per le persone in Donbass e a Lugansk, inizierà una specie di notte di San Bartolomeo».
Lo scenario da incubo, la guerra in Europa...
«Chiediamoci tutti: come sbloccare e sanare la situazione? Rivolgendosi all'esperienza dei decenni passati. I socialisti francesi negli anni 80-90 hanno creato il termine «intervento militare umanitario». Questo metodo si usava per la protezione dei propri interessi e di quelli dei cittadini francesi. Naturalmente ci sarebbero degli strumenti di influenza politica per rispettare gli accordi di Minsk. In questa situazione l'Unione Europea potrebbe assumere una posizione decisa facendo pressione su Kiev, cosa che purtroppo al momento non fa. E' chiaro però che la Russia non abbandonerà mai al proprio destino gli abitanti del Donbass e Lugansk: mezzo milione di loro sono cittadini russi. A mio parere esiste una soluzione».
Quale?
«Gli italiani possono capire meglio degli altri quello che accade. Proprio in Italia negli anni 50 vi era una forte tensione al Nord dove la minoranza tedesca chiedeva la totale autonomia culturale. L'Italia ha individuato una giusta ed equilibrata soluzione di compromesso. Tale esperienza potrebbe essere utile anche a Kiev per la risoluzione dei nodi in Donbass e a Lugansk».
Scusi se insisto. Ma anche voi state ammassando militari sul confine....
«Con la scusa della prossima possibile aggressione russa la Nato sta penetrando l'Ucraina e anche gli altri Paesi limitrofi, dotandoli di tecnologia militare. La Nato, che si è estesa su tutto il perimento dei confini russi, ha rotto l'equilibrio della sicurezza. E' come se stessimo entrando nella seconda crisi dei missili di Cuba del 1962, a parti invertite ai confini russi. La situazione è allarmante. Allo stesso tempo le promesse che l'Alleanza non si sarebbe espansa a Est non sono state mantenute. Tutto questo, naturalmente, è stato esposto dal presidente Putin al Presidente Biden. Mosca ha anche fatto agli americani una serie di proposte mirate alla stabilizzazione».
Lei pensa che a breve ci sarà un nuovo incontro tra il Papa e il Patriarca Kirill?
«In Russia la Chiesa è separata dallo Stato però, noi diplomatici, facciamo di tutto, e con tutto il cuore, per promuovere il dialogo. Crediamo che nel contesto attuale i buoni rapporti fra le Chiese siano di grande importanza per l'intera civiltà».
Torniamo al Vaticano, al momento sono in corso progetti comuni?
«Certamente il restauro delle chiese cattoliche e ortodosse in Siria. E poi esiste la cooperazione in ambito medico. Ogni anno al Bambin Gesù arrivano decine di bambini dalla Russia per sottoporsi a interventi complicati. Cosa di cui siamo molto grati ai medici italiani e vaticani! Posso approfittare di una cosa?»
Mi dica...
«Siamo alla vigilia di Natale e dell'arrivo dell'Anno Nuovo: vorrei augurare a tutti i lettori del Messaggero pace e felicità!»

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