Ucraina-Russia, il doppio filo dei mediatori dal fronte siriano all'Iran. E c’è la suggestione Merkel

Dietro ai dialoghi per la pace in Ucraina anche i delicati equilibri in Medio Oriente. Israele e Turchia in prima linea

Ucraina-Russia, il doppio filo dei mediatori dal fronte siriano all'Iran. E c’è la suggestione Merkel
Ucraina-Russia, il doppio filo dei mediatori dal fronte siriano all'Iran. ​E c’è la suggestione Merkel
di Marco Ventura
Lunedì 7 Marzo 2022, 08:24 - Ultimo agg. 10:08
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Sono i giorni della guerra più cruenta, ma anche dell'infittirsi delle prove di dialogo. Sul campo i protagonisti, al momento, sono due. Il premier israeliano, Naftali Bennett, e il presidente turco Erdogan. L'uno e l'altro nella posizione di parlare a Putin da leader di Paesi con i quali la Russia ha rapporti costanti di collaborazione e interessi in comune, anche se a volte anche frizioni e scambi dialettici. Del resto, Israele è il tradizionale alleato dell'Occidente in Medio Oriente, e la Turchia un pilastro della Nato. Ieri è toccato a Erdogan parlare per un'ora con Putin al telefono nel tentativo dichiarato di offrirsi come possibile paciere. La Turchia ha bloccato, sì, il passaggio di alcune navi da guerra russe nel Mar Nero, ma ha dovuto farlo sulla base dei Trattati internazionali. E quella che inizialmente sembrava una potenziale crisi tra Mosca e Ankara, si è poi immediatamente risolta e non ha provocato accuse tra i due Paesi. Sia Israele, sia la Turchia hanno tutta l'intenzione di preservare la stabilità degli assetti geopolitici nelle rispettive aree d'influenza. Dopo il volo a sorpresa di Bennett l'altro ieri a Mosca per un lungo colloquio di persona con Putin, ieri il premier israeliano è andato a riferire e discuterne con il cancelliere tedesco Olaf Scholz direttamente a Berlino. Ma anche la Cina, attore fondamentale, potrebbe entrare nella partita diplomatica. Ieri il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha detto al segretario di Stato americano Antony Blinken che la Cina si oppone a ogni mossa che «getti benzina sul fuoco» in Ucraina e ha chiesto negoziati per risolvere la crisi.

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Gli incontri

È nello stile dell'israeliano prendere in mano la situazione e risolvere tutto nel faccia a faccia. Il portavoce del governo tedesco ha poi confermato che «Il fulcro della conversazione di circa 90 minuti sono stati i risultati del colloquio che il primo ministro di Israele ha avuto con il presidente russo Vladimir Putin a Mosca sabato sera». L'interesse di Berlino, ha aggiunto, è quello di «rimanere in contatto sulla questione». Nei giorni scorsi si era molto parlato della possibilità di una mediazione in capo ad Angela Merkel, l'ex cancelliere che secondo gli osservatori russi è l'unica europea «che Putin potrebbe ascoltare». E non è escluso che al momento opportuno la carta Merkel possa essere decisiva. Del resto, le iniziative diplomatiche sono fra loro connesse. Lo sforzo per mettere fine alla guerra è corale. «Israele continuerà a tentare un negoziato tra Russia e Ucraina anche se le possibilità di successo sembrano lontane», ha detto ieri Bennett, che ha parlato tre volte con il presidente Zelensky. «Continueremo ad assistere se sarà richiesto, anche se le chance non sono molte.

C'è un piccolissimo spiraglio al momento e dobbiamo tentare, sento il dovere morale di fare ogni tentativo». Israele collabora con la Russia in due teatri fondamentali per la propria sicurezza: Siria e Iran. Anche per questo, e per mantenere un proprio margine come mediatore, Bennett ha deciso di non inviare armi in Ucraina. Ma è stato Zelensky a sollecitare il suo intervento diplomatico.

La Turchia

Erdogan, a sua volta, ha presentato a Putin le proposte di mediazione della Turchia, che da quando è cominciata a guerra ha adottato un atteggiamento di equilibrio e prudenza. «Siamo pronti a contribuire alla soluzione della crisi ucraina con mezzi di pace», ha detto Erdogan a Putin, ma ha anche sottolineato l'importanza «di un urgente cessate il fuoco, dell'apertura di corridoi umanitari e della firma di un accordo di pace». Dopo la telefonata tra i due, il Cremlino ha ribadito che la Russia fermerà quella che si ostina a definire una operazione militare speciale solo quando l'Ucraina smetterà di combattere e saranno accolte le richieste di Mosca (smilitarizzazione e de-nazificazione). Anzi, Mosca chiede «un approccio più costruttivo ai negoziatori ucraini in vista del prossimo round di negoziati», forse già oggi. «Tenendo conto della realtà sul terreno». Al momento, non sembrano aprirsi crepe nel disegno di Putin. In una nuova conversazione telefonica con il presidente francese Macron, il leader russo ribadisce infatti la determinazione a raggiungere i fini prefissati, «se non col negoziato, con le operazioni militari».

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La Francia

Anche Bennet telefona a Macron, che a sua volta parla con Zelensky. Tra le questioni sul tappeto c'è quella di «avviare dice il presidente francese - un lavoro per preservare l'integrità delle installazioni nucleari civili in Ucraina». Ma l'obiettivo minimo dei negoziati in questa fase è quello di ottenere una tregua e forme di protezione dei civili. Che almeno funzionino i corridoi umanitari. Bennett assicura che tutte le sue mosse sono state concordate con i principali attori del momento, l'offerta di Erdogan è sul tavolo. Angela Merkel tace e aspetta, forse, il momento di entrare in gioco. Altri si sono via via proposti, dall'Arabia Saudita al Kazakistan. Finora senza fortuna.

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