Ucraina, l'esperto di relazioni internazionali: «Ai russi la guerra fa paura, senza una vittoria rapida il Cremlino rischia grosso»

Parla Pascal Boniface, fondatore dell'Iris, l’Istituto francese delle Relazioni internazionali e strategiche

Ucraina, l'esperto di relazioni internazionali: «Ai russi la guerra fa paura, senza una vittoria rapida il Cremlino rischia grosso»
Ucraina, l'esperto di relazioni internazionali: «Ai russi la guerra fa paura, senza una vittoria rapida il Cremlino rischia grosso»
di Francesca Pierantozzi
Venerdì 4 Marzo 2022, 09:41 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 09:53
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Pascal Boniface ha fondato e dirige l'Iris, l'Istituto francese delle Relazioni internazionali e strategiche, eppure non ha faticato ad ammetterlo: «Non mi aspettavo che Putin avrebbe davvero invaso l'Ucraina». Come lui forse non se lo aspettavano nemmeno i russi, e adesso un'opposizione vasta, anche se non strutturata, prende piede a Mosca.
Siamo lontani dall'adesione massiccia dei russi all'annessione della Crimea, nel 2014?
«Niente a che vedere. L'annessione della Crimea si è svolta senza violenza, e poi si trattava di una terra considerata russa dai russi: c'è stata un'adesione totale, che ha fatto esplodere la popolarità di Putin. Questa volta c'è una guerra vera, ci sono i morti. Per i russi è molto difficile concepire che si possa dichiarare guerra agli ucraini, cui si sentono molto vicini. Senza contare che non è per niente la guerra lampo anticipata da Putin».
Tutto questo contribuisce a creare un'opposizione nuova in Russia? C'è un fronte interno con cui Putin dovrà fare i conti?
«L'opposizione non è strutturata, non c'è un vero partito in grado di contrastare Putin, ma esiste una vera opposizione alla guerra: un sentimento di scontento ampio, anche se costituito per ora da gente isolata. La popolarità di Putin sta precipitando. Nessuno può dire se questo movimento di scontento riuscirà a farlo cadere. Di sicuro il protrarsi delle operazioni e l'aumento dei morti farà aumentare lo scontento».

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Sono i giovani a guidare questo movimento di opposizione a Cremlino?
«Intanto ci sono i soldati che partono in guerra. I comitati delle madri dei militari è un fenomeno che esisteva già e che si sta rafforzando. Poi ci sono le giovani élite informate, aperte all'internazionale, per le quali la guerra diventa chiusura, isolamento, limitazioni forti nelle possibilità di carriera. Gran parte dell'opinione ormai s'informa al di fuori dell'informazione di stato russa. E anche quelli che seguono solo la tv d stato, subiranno presto i duri contraccolpi dell'isolamento. Fino ad oggi molti hanno accettato il carattere autoritario del regime di Putin perché comunque ha ottenuto successi, garantito il ripristino della potenza russa, arginato il tracollo economico dell'era Eltsin. Ma ora il tracollo ricomincia, l'immagine e il rango della Russia nel mondo stanno precipitando. Per i patrioti russi è un' umiliazione e anche per i consumatori l'inizio di grosse difficoltà».
A questo si aggiunge l'insoddisfazione degli oligarchi e delle élite economiche vicine al Cremlino.

«Gli oligarchi non hanno in realtà una reale influenza su Putin, molto più legato a militari e servizi. Gli oligarchi sono sicuramente in Russia le prime vittime della guerra e delle sanzioni. Tutti stanno cercando di prendere le distanze da Putin, come ha già fatto Roman Abramovich».
Putin potrebbe essere indotto a fare marcia indietro? O perdere addirittura il potere?
«Anche se Putin riuscirà a sconfiggere gli ucraini e a occupare tutta l'Ucraina, il costo dell'occupazione sarà comunque molto alto, ci sarà una resistenza forte, i morti aumenteranno.

Putin è in un'impasse. Nessuno può escludere che si ostinerà e creerà in Russia un regime chiuso e del tutto basato sulla repressione. Che farà come ha fatto Assad in Siria: ha massacrato il suo paese restando al potere».

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