Covid, variante inglese come uragano «di forza 5». Osterholm mette in guardia Biden

Covid, variante inglese come uragano «di forza 5». Osterholm mette in guardia Biden
Covid, variante inglese come uragano «di forza 5». Osterholm mette in guardia Biden
Giovedì 4 Febbraio 2021, 20:29 - Ultimo agg. 22:57
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Covid, la variante inglese fa tremare gli Stati Uniti. «Ci vorrà più di un vaccino per tenere a bada questa mutazione e non avere un'impennata di infezioni nelle prossime settimane. È come se ora fossimo seduti su una spiaggia con 20 gradi al sole, un cielo blu e una brezza perfetta, ma io vedo un uragano in lontananza ed è difficile convincere la gente ad evacuare adesso, con questo cielo. Ma l'uragano sta arrivando». Parla così il celebre epidemiologo americano Michael Osterholm, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'università del Minnesota e consigliere del presidente Biden per la lotta alla pandemia, che ha paragonato i rischi della variante inglese del virus SarsCoV2 a «un uragano di categoria 5» in arrivo, in grado di causare «una marea in salita di nuovi casi». Parlando con i media americani, Osterholm ha lanciato l'allarme:

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La strada dei due vaccini diversi

Poter utilizzare due vaccini anti-Covid diversi per la prima e la seconda dose di richiamo. È questa l'ipotesi alla base di una ricerca avviata nel Regno Unito, ma che già suscita perplessità nel mondo scientifico.

Lo studio britannico vuole appunto verificare l'efficacia dell'immunizzazione anti-Covid con due vaccini differenti anzichè uno solo come avviene attualmente per la prima dose e il richiamo. Secondo quanto riporta la Bbc, lo studio - denominato 'Com-Cov' - è gestito dal National Immunisation Schedule Evaluation Consortium e coinvolge oltre 800 volontari in Inghilterra di età superiore ai 50 anni. L'idea è quella di avere una maggiore flessibilità nella campagna di immunizzazione e di affrontare potenziali interruzioni delle forniture con maggiore tranquillità. È anche possibile, secondo alcuni scienziati, che questo approccio fornisca una protezione maggiore contro Covid-19. Alcuni dei volontari riceveranno quindi una prima dose del vaccino Oxford-AstraZeneca seguita - dopo 4 o 12 settimane - da una dose del vaccino Pfizer-BioNTech o viceversa. Lo studio durerà 13 mesi, ma i primi risultati potrebbero essere resi noti già entro il prossimo giugno.

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Vaccini diversi, perplessità in Italia

L'ipotesi di impiego di vaccini diversi non convince però il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli: «Utilizzare in combinazione due diversi vaccini anti-Covid mi sembra significativamente aleatorio. Dobbiamo restare all'evidenza dei dati disponibili. I dati - spiega - si riferiscono a un uso costante, tra la prima e la seconda vaccinazione, dello stesso tipo di vaccino. Andare ad esplorare situazioni alternative mi sembra significativamente aleatorio». Ed ancora: «Non dico che non possa funzionare, però starei su una strada solida e consolidata», avverte Locatelli. Sempre nel Regno Unito, si torna anche a valutare l'allungamento dei tempo tra prima e seconda dose sulla base di uno studio condotto in Israele. Dopo settimane di somministrazione di massa su un campione di 500.000 persone, infatti, lo studio dimostrerebbe che l'efficacia del vaccino Pfizer/BioNTech dopo 3 settimane dalla prima dose si attesta al 90% del totale, il doppio di quanto stimato inizialmente. La ricerca, in attesa di validazione, è stata esaminata dalla University of East Anglia.

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Cosa ha fatto oggi l'Aifa

Intanto, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha confermato oggi il profilo di sicurezza dei vaccini utilizzati attualmente nella campagna vaccinale - Pfizer-BioNTech e Moderna - con la pubblicazione del primo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19. Le sospette reazioni avverse segnalate, rileva Aifa, «sono in linea con le informazioni già presenti nel riassunto delle caratteristiche del prodotto dei vaccini e le analisi condotte sui dati fin qui acquisiti confermano il loro profilo di sicurezza». I dati si riferiscono alle segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate tra il 27/12/2020 e il 26/1/2021 e riguardano soprattutto la prima dose del vaccino Comirnaty (99%), che è stato il più utilizzato, e solo in minor misura Moderna (1%). Nello stesso periodo sono stati segnalati anche 13 decessi avvenuti nelle ore successive alla vaccinazione che, «nelle segnalazioni più dettagliate e complete di dati, non sono risultati correlati alla vaccinazione e sono in larga parte attribuibili - afferma l'Aifa - alle condizioni di base della persona vaccinata».

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