Coronavirus, polveriera Gaza in Medio Oriente: «Sistema sanitario in ginocchio». Primi aiuti dal Qatar

Un matrimonio a Gaza, ora però le nozze sono state vietate
Un matrimonio a Gaza, ora però le nozze sono state vietate
di Gianluca Perino
Giovedì 26 Marzo 2020, 09:45 - Ultimo agg. 12:14
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Nei 360 chilometri quadrati della Striscia di Gaza vivono poco meno di due milioni di persone. Le condizioni della sanità locale sono già da qualche anno critiche. E il rischio che l'epidemia di Coronavirus possa espandersi velocemente nell'area è molto alto. Nei giorni scorsi l'Onu aveva lanciato un appello per dare sostegno al popolo palestinese, descrivendo come allarmante la situazione nella Striscia. «A Gaza il sistema sanitario era già al collasso prima dell'esplosione della pandemia – ha sottolineato Michael Link, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani – Le scorte di medicinali sono basse, l'acqua è in gran parte non potabile e l'elettricità è presente in maniera sporadica. La popolazione è malnutrita e affetta da malattie scarsamente controllabili». L'effetto del Coronavirus su un territorio già così precario potrebbe dunque essere devastante, per Gaza ma per tutta l'area. Del resto, questa enclave palestinese non è organizzata con un sistema di terapie intensive. Una carenza che alla lunga potrebbe pesare in maniera determinante sul numero di potenziali vittime.

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A complicare la situazione è anche arrivato lo stop ai rifornimenti di cibo da parte dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi. «Gli aiuti alimentari - ha detto il portavoce Adnan Abu Hasna - saranno temporaneamente sospesi finché non si troverà un modo più sicuro per erogarli». «Naturalmente - ha aggiunto - si tratta di una misura precauzionale per mantenere la sicurezza del personale e dei beneficiari» degli aiuti.




Una prima risposta alle necessità della Striscia è comunque arrivata, sia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (che ha inviato centinaia di kit per effettuare i test) che da Israele, che attraverso il valico di frontiera di Erez ha fatto arrivare ai palestinesi tamponi, materiale protettivo per i medici e gel disinfettante. Dal Qatar, invece, l'appoggio più importante. Doha ha infatti annunciato che invierà 150 milioni di dollari nell'arco di sei mesi, tre gli obiettivi: cure, prevenzione del virus e finanziamento di progetti umanitari delle Nazioni Unite. Ma i primi contagi (per il momento due cittadini rientrati dal Pakistan) preoccupano. Tanto è vero che il governo di Gerusalemme ha chiuso tutti gli attraversamenti, vietando (con alcune eccezioni) l'ingresso nel Paese.

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LE CONTROMISURE
Intanto, come accaduto in Cina prima e in Italia adesso, anche nella Striscia è partita la corsa alla realizzazione di strutture provvisorie per affrontare l'aumento dei malati. ll movimento islamico palestinese di Hamas sta costruendo un centro per mettere in quarantena le persone affette da coronavirus a Rafah, nella parte Sud della Striscia (foto sotto). I lavori sono iniziati subito dopo la conferma dei primi due contagi. Finora le 1.300 persone rientrate nell'enclave sono state messe in isolamento in scuole o in altri centri pubblici. E Hamas, che governa Gaza, ha imposto una serie di restrizioni per contenere la diffusione del virus, chiudendo ristoranti e bar, oltre alla sale per la celebrazione dei matrimoni e ai mercati settimanali. Sospese anche le preghiere del venerdì, mentre i fedeli sono stati invitati a pregare da casa.




E proprio ieri c'è stata la prima vittima palestinese: una donna di 64 anni è morta vicino a Ramallah, in Cisgiordania. Secondo quanto riportano le cronache locali la donna si sarebbe sentita male in casa e sarebbe deceduta poco dopo in ospedale: il marito e una delle figlie, sottoposti al test, sono risultati positivi. Al momento l'ANP stima che i palestinesi contagiati sono 64 e vivono principalmente tra Betlemme e Ramallah. All'inizio della settimana membri del governo israeliano hanno incontrato leader dell'autorità palestinese per pianificare insieme una serie di iniziative per frenare l'espansione del virus. Ma questo tipo di collaborazione è però molto più complesso quando si parla di Gaza. La Striscia, infatti, è controllata da Hamas, che Israele e molte altre Nazioni considerano un'organizzazione terroristica.

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