«In attesa della fine del conflitto e del ripristino di condizioni stabili, c'è urgente bisogno di misure ad interim per evitare che un incidente nucleare sia provocato dai danni fisici causati da strumenti militari». Dopo la missione a Zaporizhzhia, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica denuncia una situazione «insostenibile» e mette nero su bianco i rischi di un disastro nella centrale nucleare più grande d'Europa, da settimane al centro degli scontri in Ucraina, che «può avere un serio impatto nel Paese e oltre i suoi confini».
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Per questo, gli esperti dell'Onu lanciano un appello per «l'urgente creazione di una zona di protezione della sicurezza nucleare».
Terrore nucleare, la fuga dei residenti di Energodar
In attesa dell'intervento al Consiglio di sicurezza dell'Onu del direttore generale dell'ente, Rafael Grossi, l'appello a fermare i raid è però caduto nel vuoto. Russi e ucraini ancora una volta si sono accusati a vicenda di aver compiuto i bombardamenti che poco dopo mezzogiorno hanno provocato una potente esplosione a Energodar, la città che ospita l'impianto, causando un'immediata interruzione delle forniture di elettricità e acqua ai residenti. I filorussi hanno poi riferito di danni a un serbatoio di olio combustibile, che sarebbe finito nel canale che fornisce acqua per il funzionamento della struttura. Denunce su cui neppure l'Aiea è riuscita a fare pienamente chiarezza, potendo solo verificare gli effetti dei raid. Del resto, ha sottolineato il numero uno dell'ente nucleare ucraino Energoatom, Petro Kotin, la missione sconta un limite di mandato per cui non può pretendere che Mosca ponga fine alla sua «occupazione», che costituisce «la radice del problema».
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Per questo, ha aggiunto, per arrivare a una smilitarizzazione servirebbe piuttosto un intervento di peacekeeping con la partecipazione dei caschi blu dell'Onu. Mentre gli occhi restano puntati su Zaporizhzhia, il conflitto avanza. Dopo il successo simbolico dello stop al referendum in programma a Kherson per l'annessione alla Russia, le forze ucraine hanno rivendicato un'ulteriore avanzata della controffensiva, che trova conferme anche dal Pentagono. Per il consigliere presidenziale Oleksiy Arestovych, «dall'inizio dell'operazione di liberazione del sud dell'Ucraina, l'esercito ha ripreso diversi insediamenti sulla sponda occidentale del Dnepr» e nelle prossime settimane sarà in grado di accerchiare il nemico sulla sponda opposta del fiume, iniziando a ricacciarlo indietro. Una scommessa che si affianca ai progressi rivendicati sul fronte orientale, mentre un consigliere di Kiev ha detto di aspettarsi a breve l'annuncio di «grandi notizie dal presidente Zelensky sulla controffensiva nella regione di Kharkiv». E intanto, anche la resistenza continua la sua battaglia. A Berdyansk, sul mar d'Azov vicino a Mariupol, il comandante russo della città «occupata» è rimasto gravemente ferito dall'esplosione di un'autobomba in pieno giorno e in pieno centro.