Acerra, la protesta degli ambientalisti: «A rischio restituzione il tesoro dell'ecomafia»

Il patrimonio di 222 milioni sequestrato rischia di tornare ai fratelli Pellini condannati per disastro ambientale

La protesta degli ambientalisti di Acerra davanti al tribunale di Napoli
La protesta degli ambientalisti di Acerra davanti al tribunale di Napoli
di Pino Neri
Giovedì 25 Maggio 2023, 13:27 - Ultimo agg. 26 Maggio, 10:04
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Il patrimonio di 222 milioni dei fratelli Pellini di Acerra, condannati in via definitiva per disastro ambientale in provincia di Napoli, fu confiscato nel 2018. Ma si tratta di una confisca provvisoria, che deve superare i tre gradi di giudizio a causa del ricorso opposto dai tre imprenditori dello smaltimento di rifiuti tossici, condannati a sette anni di reclusione per aver scaricato milioni di tonnellate di veleni nelle campagne e nei canali tra Acerra e tutta l'area a nord di Napoli.

A ogni modo i Pellini grazie a una serie di sconti di pena sono già liberi da molto tempo. Intanto il primo grado del tribunale misure di prevenzione ha stabilito che il loro patrimonio è confiscato. Ma i giudici di secondo grado, pur avendo riunito la camera di consiglio molti mesi fa, non hanno ancora emanato la loro sentenza.

E se questa sentenza di secondo grado non uscirà entro i 18 mesi a partire dalla camera di consiglio, l'enorme tesoro confiscato (case, ville, automobili di lusso, aziende, elicotteri, conti correnti bancari ) potrebbe essere restituito per legge ai Pellini per decorrenza dei termini, stando all'allarme appena lanciato dagli ambientalisti, un allarme scaturito da una consultazione con i legali.

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«Sarebbe uno sfregio terribile ai danni dell'intero popolo della Terra dei Fuochi», dichiarano gli ecologisti acerrani Alessandro Cannavacciuolo e Antonio Montesarchio che, dopo aver chiesto invano un incontro con il presidente del tribunale, in questo momento stanno manifestando con cartelli e striscioni davanti al palazzo di giustizia di Napoli proprio allo scopo di scongiurare un eventuale provvedimento dovuto per legge e finalizzato alla restituzione del gigantesco patrimonio. Un patrimonio che negli ultimi anni è anche stato rivalutato grazie all'opera dell'amministrazione giudiziaria nominata dalla magistratura. Tutte le circa 200 case, ville e gli appartamenti confiscati ai Pellini sono stati infatti messi in affitto garantendo allo Stato una rendita annuale milionaria.                                  

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