«Angela Celentano non è lei», il test del Dna della modella venezuelana gela i genitori

La bambina era scomparsa nel 1996 sul Monte Faito

I manifesti all'epoca della scomparsa di Angela Celentano nel 1996
I manifesti all'epoca della scomparsa di Angela Celentano nel 1996
di Dario Sautto
Martedì 21 Febbraio 2023, 23:57 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 16:18
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La modella venezuelana non è Angela Celentano. La comparazione del Dna recuperato nel corso delle indagini private non ha portato al risultato sperato da papà Catello, mamma Maria e dalle sorelle Rossana e Naomi. Dopo le lacrime delle scorse settimane davanti alla foto di «age progression», per i genitori di Angela arriva l’ennesima delusione.

La ragazza di 31 anni con la voglia sulla schiena - tanto simile a quella che aveva Angela - non è la bambina scomparsa nel nulla quel drammatico 10 agosto 1996 sul monte Faito, a Vico Equense, durante una giornata di preghiera e di festa della piccola comunità evangelica. Capelli biondi, modella molto nota in Venezuela anche perché figlia di un ex diplomatico oggi in politica, la ragazza era stata avvicinata durante la firma di un contratto di lavoro in nord Europa lo scorso gennaio. Su di lei era arrivata una segnalazione molto precisa attraverso il circuito internazionale «SOS Desaparecidos». 

Un collaboratore dello studio dell’avvocato Luigi Ferrandino, legale dei genitori di Angela Celentano, aveva ottenuto dei campioni biologici della 31enne, utili a ricostruirne il genoma attraverso indagini private, pagate anche attraverso le donazioni che arrivano al sito internet della famiglia. La comparazione del Dna con quello dei genitori, però, ha portato all’ennesima risposta negativa, spegnendo la speranza per la famiglia Celentano, appesa a un filo sempre più sottile, lungo ormai ventisei anni e mezzo. 

Ieri gli avvocati Ferrandino ed Enrica Visconti (che assiste le sorelle di Angela), il generale Luciano Garofano che si è occupato dell’analisi del materiale genetico e il social team della «Manisco World» presieduto da Virginia Adamo hanno comunicato l’esito negativo dell’esame del Dna. «Continueremo nelle nostre ricerche e qualunque altra segnalazione meritevole di approfondimento verrà percorsa», ha dichiarato Catello Celentano. «Ringraziamo quanti hanno contribuito nelle segnalazioni e non smettiamo di sperare di poter riabbracciare la nostra amata figlia.

Per il momento riteniamo di rimanere in silenzio e chiediamo rispetto», hanno aggiunto Catello, Maria, Rossana e Naomi, che chiedono ancora la massima diffusione sul web della foto di come potrebbe essere oggi Angela a trent’anni. 

Un’infinita altalena di emozioni, quella vissuta dalla famiglia di Angela, iniziata quella domenica mattina di quasi ventisette anni fa e che sembra rivivere ogni volta, ad ogni segnalazione, una speranza che si trasforma puntualmente in un’illusione, in una delusione. Un dolore che si rinnova ogni volta, legato alle ultime immagini di Angela, ripresa sorridente da una telecamera mentre gioca con gli altri bambini, prima di svanire nel nulla. Quell’altalena di emozioni si ripete ogni volta: la titubanza davanti alla segnalazione, la cautela dopo i primi riscontri positivi, la gioia per la possibilità di arrivare a una svolta, l’ansia di poter conoscere il risultato, infine la delusione per la risposta negativa. Da quella mattina, le segnalazioni sono state tantissime, quasi tutte frutto di mitomani, alcune tanto concrete da sembrare quelle giuste.

La bambina rom ad Arzano, Celeste Ruiz in Messico, ora la modella venezuelana e la pista turca, quest’ultima l’unica rimasta in piedi per un possibile scambio di persona, nonostante due archiviazioni. L’inchiesta più corposa e complessa è stata archiviata dalla Procura di Torre Annunziata a giugno 2020, per l’ennesima volta, dopo aver ripercorso migliaia e migliaia di pagine di interrogatori, relazioni, perizie, intercettazioni. La stessa inchiesta aveva portato a svelare l’ennesima «truffa» legata al nome di Angela, con la risoluzione della pista messicana, quella che ha tenuto con il fiato sospeso la famiglia Celentano per sette anni. Celeste Ruiz era in realtà un profilo fake, creato da un mitomane che aveva rubato la foto social a una psicologa messicana residente in Francia, inviando un’email alla famiglia. 

Un caso risolto dopo anni di tentativi, rogatorie internazionali e viaggi in America latina. Dopo l’esame del Dna, quella donna decise di incontrare Catello e Maria, di parlare con loro e di portare parole di conforto. L’inchiesta, poi, era tornata alle origini, alle varie ipotesi che portavano a familiari e conoscenti dei Celentano: dal possibile rapimento per rivendere la bambina nel circuito delle adozioni illegali, passando per la pedofilia e la morte della piccola, fino ad arrivare all’archiviazione, sulla quale il gip del tribunale di Torre Annunziata ha deciso di porre il segreto, non rendendo note le motivazioni. 

Il sogno premonitore della cugina Rosa, i sensitivi, l’inquietante altarino scoperto dagli investigatori spediti in Italia dall’FBI per indagare sul caso, i tanti mitomani che raccontano ancora oggi di conoscere la verità: il caso di Angela Celentano è anche questo, tra paranormale e suggestioni che si intrecciano, confondendo la realtà, che resta ancora oggi avvolta nel mistero. L’ultima pista porta adesso nuovamente in Turchia e alla foto scattata da Vincenza Trentinella nel 2009 sull’isola turca di Büyükada. Una ragazza che sarebbe figlia adottiva di un veterinario, il cui nome sarebbe stato confuso. Due anni fa, la nuova denuncia ha portato alla riapertura del fascicolo già archiviato nel 2010 (indagini dei carabinieri del Ros) da parte della Dda di Napoli (procuratrice Rosa Volpe, sostituto Giuseppe Cimmarotta).

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Una perizia ha escluso la corrispondenza dei tratti somatici, ma secondo il gip del tribunale di Napoli ci sono delle imprecisioni sull’identità del veterinario, presunto padre adottivo di Angela: anziché perquisire l’abitazione di Fahfi Bey, nel corso delle indagini gli investigatori sarebbero stati a casa del collega Fahri Dal, che esercita la professione di veterinario nello stesso studio. Dunque, ora ci sono altri cinque mesi di tempo per ripetere questo accertamento, attraverso una rogatoria internazionale – l’ennesima – con la Turchia. Una pista che ora anche la famiglia Celentano, a proprie spese, ha deciso di seguire, con l’avvocato Enrica Visconti.

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