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Duplice omicidio a Sant'Antimo, l'urlo del marito di Brigida: «Me l'ha uccisa...»

Davanti al corpo senza vita della moglie, ha sferrato un pugno contro una delle pareti di casa così forte da procurarsi una frattura alla mano

Alfonso Caiazzo e Brigida Pesacane
Alfonso Caiazzo e Brigida Pesacane
di Marco Di Caterino
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 9 Giugno 2023, 07:00 - Ultimo agg. : 10 Giugno, 10:10
4 Minuti di Lettura

Giulia con il piccolo mai nato Thiago, Maria Brigida e Luigi. Tre croci da quel Golgota di dolore scaraventato brutalmente nei pensieri di chi abita a Sant'Antimo, città difficile, mietendo sgomento, inquietudine, ma anche rabbia. Sentimenti che fanno male e incupiscono. Sant'Antimo è oggi una città sotto choc, dopo la follia del duplice omicidio di Luigi Cammisa, 29 anni, e della cognata Maria Brigida Pesacane, 24 anni, ammazzati dal suocero Raffaele Caiazzo, 44 anni, che tira a campare con il reddito di cittadinanza e convive con la mente annebbiata da brutti fantasmi che gli suggerivano che genero e nuora tradissero i suoi due figli, Alfonso e Anna. Una storiaccia. Un peso greve annichiliva queste due famiglie, così stanche dell'ossessione dell'uomo, tanto da minacciarlo di non fargli vedere più i nipoti. «Alfonso e Brigida racconta una vicina della coppia erano una coppia felice. Lui legatissimo alla moglie, una bella ragazza tutta casa e figli. Era una rara persona che ti fa sentire fortunata di averla conosciuta. Gentile, disponibile con tutto il vicinato e mai una chiacchiera». 

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Via Caruso, dove abitava Maria Brigida, è epicentro di dolore vero, sincero, attraversato dalle lacrime commosse dei vicini e dal pianto disperato di Alfonso Caiazzo, magro come un chiodo, piegato da una indicibile sofferenza accanto ai familiari increduli. Questo povero ragazzo, scaraventato in una spirale di sofferenza brutale, dopo essere stato avvertito che era «accaduto qualcosa a Brigida», davanti al corpo senza vita della moglie, si è messo a gridare con quanto fiato aveva in corpo: «Me l'ha uccisa, me l'ha uccisa...», prima di sferrare un pugno contro una delle pareti di casa, così forte da procurarsi una frattura alla mano. Un dolore da niente, di fronte ad un padre assassino che lo ha reso vedovo, mentre i suoi due bambini di due e quattro anni orfani. Di fronte a tanta disperazione, qui in via Caruso, nessuno dei familiari di Maria Brigida ha alzato la voce, né imprecato e nemmeno si è sognato di minacciare la vendetta contro l'assassino. Alfonso continua a ripetere: «Vita mia, ti porterò un fiore e un lumino ogni giorno». Un dolore dignitoso, composto, accompagnato dal lamento di un dolore atavico, quale può essere quello di una mamma a cui è strappata via la vita di una figlia. E mentre questa triste mattina volge al termine, la fine dei rilievi della scientifica da parte dei carabinieri al terzo piano della grigia palazzina segna l'inizio del distacco: chiuso in una bara di alluminio, il corpo della giovane mamma viene adagiato all'interno del furgone della mortuaria, sotto lo sguardo disperato del marito: «Devo andare con Brigida, non può rimanere da sola senza me». 

Video

L'altro epicentro del dolore è a pochi metri da piazzetta Sant'Antonio, cuore del centro storico di Sant'Antimo, dove Luigi Cammisa, marito di Anna Caiazzo, è stato fulminato da ben sei colpi esplosi da distanza ravvicinata dal suocero. Luigi si stava recando al lavoro. È stramazzato sull'asfalto, senza nemmeno sapere cosa gli stava accadendo. Una vista orribile, davanti alla quale le sorelle della vittima si sono scagliate con quanta forza avevano in corpo contro Raffaele Caiazzo. Furie trattenute a stento dai carabinieri. «Era un bravo ragazzo dice un suo collega di lavoro senza grilli per la testa. La sua vita era la famiglia e il lavoro. Chi ha fatto questo deve finire all'inferno». Davanti a un corpo senza vita, martoriato dalla furia omicida, il dolore sfocia nell'odio rivelato dalle parole di alcuni parenti stretti della vittima: «La giustizia dobbiamo farcela noi come si faceva una volta? Possibile?». Ma tra zii e cugini c'è chi smorza questi toni e queste arole. E ancora c'è chi insiste: «L'assassino tre anni e sta fuori». Parole pacate da altri cugini della vittima, che seppure addoloratissimi: «Perché tanta follia?». E ancora: «La moglie se ne è andata. Neppure si piange il marito». «Probabilmente l'hanno portata via. Che stava a fare qui con i suoi due bambini», puntualizza un altro giovane cugino della vittima. Una storiaccia che già ha scavato solchi profondi, dove non attecchisce mai l'amore. Quello benefico e salvifico. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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