Casamicciola dal terremoto alla frana, Legnini: «Vanno rivisti i piani di ricostruzione»

«Sono profondamente addolorato per la nuova catastrofe che ha colpito l’isola di Ischia»

Casamicciola, una nuova emergenza dopo il terremoto
Casamicciola, una nuova emergenza dopo il terremoto
di Adolfo Pappalardo
Domenica 27 Novembre 2022, 00:02 - Ultimo agg. 28 Novembre, 07:27
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Ricostruire ancora lì o delocalizzare? «Il tema si poneva prima e si pone a maggior ragione ora», ha detto ieri pomeriggio con un filo di voce il commissario di governo per la ricostruzione Giovanni Legnini, a margine di una delle riunioni, in Prefettura a Napoli, per organizzare i soccorsi a Ischia.

Ora, certo, l’unico tema è la frana della notte tra venerdì e sabato ma è più che naturale incrociarlo con la ricostruzione del sisma di cinque anni fa. D’altronde Casamicciola appare un territorio sfortunato e su cui la natura sembra si sia accanita. Prima una tremenda scossa che distrugge tutta la frazione alta del comune ischitano, poi la frana che spazza via quelle stesse strade. Le stesse. 

«Sono profondamente addolorato per la nuova catastrofe che ha colpito l’isola di Ischia. Ora è il momento del dolore, della solidarietà e della prime misure di assistenza alla popolazione con la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del governo», ragiona sempre Legnini che però non si tira indietro rispetto ad ulteriori analisi. A cominciare dalla ricostruzione post sismica su cui, appena pochi giorni fa, aveva relazionato al ministro Nello Musumeci che ha la delega nevralgica alla Protezione civile. 

«Questa tragedia rende ancora più urgente la necessità di interventi di messa in sicurezza oltre alla ricostruzione degli edifici danneggiati dal terremoto dell’agosto 2017 che, negli ultimi mesi, è stata resa possibile con diversi interventi di semplificazione.

E grazie a questi - aggiunge Legnini - si iniziava a procedere speditamente». Un piano da 700 milioni che, finalmente, appena un mese fa sembrava avviato dopo aver superato una babele di pastoie burocratiche. 

E ora? «Il piano per ricostruire gli edifici distrutti o danneggiati non può prescindere da incisivi interventi di prevenzione anche del rischio idrogeologico e non solo di quello sismico. Ora però - aggiunge ancora Legnini - il tema è quello del primo soccorso per la popolazione. Non solo i dispersi che ancora mancano all’appello ma anche le famiglie sfollate. Una tragedia che questi nuclei, questi stessi nuclei, hanno già visto cinque anni fa. E oggi si vedono piombare addosso una nuova tragedia». 

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Ovviamente non c’è un nesso tra sisma e frana ma è innegabile che i due discorsi ora debbano necessariamente viaggiare assieme, secondo il commissario di governo. 

«Nei prossimi giorni dovremmo seriamente porci un tema sicurezza per questo territorio. Si poneva - aggiunge - anche prima ma è necessario porselo a maggior ragione ora. Perché parliamo di una porzione piccola di territorio dove insistono criticità enormi. In un quadro generale che vede un’isola intera insicura sotto tutti i punti di vista: morfologico e sismico. E serve un piano serio di mitigazione per entrambi i rischi. Quantomai elevati, se pure ci fosse stato bisogno di un ulteriore conferma che, purtroppo, è arrivata stanotte (ieri, ndr). Ma, ripeto, il tema è sempre stato posto ed è stato il cuore del confronto che abbiamo avuto con i sindaci dell’isola e con la Regione. Ed ora sembrava che tutto fosse andato a conclusione». 

 

Sinora perché da domani il nodo più complesso sarà se la ricostruzione post sismica debba avvenire in quello stesso identico luogo ora teatro di questa ennesima tragedia. Discussione a posteriori e per cui saranno necessarie altro tipo di valutazioni: «Attendo di vedere il ministro Musumeci tra qualche ora ma ripeto - aggiunge il commissario - ora l’emergenza principale è il soccorso alle persone». 

Un paio di di mesi fa, siamo a fine agosto, si era riproposto il tema di ricostruire o delocalizzare. Tutto o in parte. Decisione che ha un impatto enorme sulle popolazioni locali ma che nei decenni scorsi, specie nel Sud Italia, si è reso necessario o per un sisma o per eventi franosi. E gli studi dell’Ingv, secondo il piano presentato da palazzo Santa Lucia già a fine agosto, suggerivano la delocalizzazione di una parte marginale degli edifici crollati o danneggiati (circa 1600). Con l’idea di non ricostruire dove il rischio sismico era più alto. Ma ora quest’area potrebbe allargarsi come lascia trapelare lo stesso Legnini. «L’area dove si è verificato l’evento franoso - conclude il commissario di governo - non è quella del sisma ma bisogna studiare ora gli effetti su una zona più ampia. Serve, quindi, una riflessione rapida su cosa si può proseguire e come. Di dubbi d’altronde ve ne erano già in abbondanza prima». Sta dicendo che si delocalizzerà e non si ricostruirà più lì? 

«È una tema che ora si deve porre sicuramente...». 

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