Frana a Ischia, parla l'idraulico sopravvissuto: «Aggrappato a una finestra ho lottato ingoiando fango»

Ricoverato al Cardarelli per uno schiacciamento al torace, il 64enne è fuori pericolo

L'idraulico tirato fuori dalla trappola di fango
L'idraulico tirato fuori dalla trappola di fango
di Melina Chiapparino
Martedì 29 Novembre 2022, 23:59 - Ultimo agg. 30 Novembre, 18:47
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«I fiumi di fango, la paura e la lotta per la sopravvivenza». Giovan Giuseppe Di Massa, l’“uomo di fango”, simbolo del disastro che ha devastato l’isola, si è salvato rimanendo tenacemente attaccato a un infisso per non farsi portare via, fino a quando non è stato messo in salvo dai vigili del fuoco.

Giovan Giuseppe ricorda ogni istante in cui si è aggrappato alla vita, cercando con tutte le sue forze di sfuggire alla frana che ha travolto Casamicciola. Ora che è fuori pericolo, ricoverato al Trauma Center dell’ospedale Cardarelli per uno schiacciamento al torace, il 64enne ischitano mette in ordine un groviglio di emozioni e ricordi, ancora inconsapevole che quella tragedia, ha spezzato più di una vita. 


Qual è il primo ricordo che le viene in mente?

«La sensazione del fango che mi entrava in bocca e nel naso mentre la terra franava.

Non riuscivo a respirare. Mi sembrava di affogare: l’unico pensiero, in quel momento, è stato sopravvivere. Cercavo di tenere gli occhi aperti e individuare un appiglio, un luogo da raggiungere per sfuggire a quel fiume di terreno argilloso. Mi sono aggrappato a un tronco di albero che, dopo pochi istanti, è andato giù trascinando anche me. Mentre precipitavo pensavo a che cosa avrei potuto fare per non morire».

Cosa stava facendo sabato mattina prima della frana?
«Mi trovavo nella zona di Ischia porto dove vivo. Intorno alle cinque decido di andare a Casamicciola dove c’è l’abitazione di famiglia, quella che apparteneva ai miei genitori con un appezzamento di terreno di cui mi prendo cura. La casa è in cima alla montagna. Mi sveglio presto abitualmente, faccio l’idraulico ma, in particolare, sabato mattina, mi sono preoccupato per gli animali. Abbiamo due cani e i conigli: uno dei miei primi pensieri, in previsione dell’allerta meteo, è stato quello di andare a accudirli e sistemarli. Poi ho pensato anche alle auto dei miei figli che avrei fatto bene a spostare. Temevo che l’acqua del canalone potesse straripare e danneggiarle».

Dunque, si stava organizzando in previsione del cattivo tempo?
«Anche nei giorni che hanno preceduto la frana c’erano state forti precipitazioni, avevo immaginato che il tempo sarebbe peggiorato. Non avrei mai pensato che potesse franare addirittura la montagna. Anzi, a dire il vero inizialmente non mi ero preoccupato neanche più di tanto per la pioggia, pensavo fosse un semplice acquazzone. Quando ho cominciato a vedere il fiume di fango che veniva verso di me, ho tentato di mettermi al riparo rimanendo a bordo dell’auto. Cercavo un posto sicuro ma il fango arrivava ovunque. Alla fine non ho avuto alternative e sono uscito dall’auto».

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Cosa è successo dopo?
«Mi sono guardato intorno, non vedevo altro che fiumi di fango e cumuli di terreno che mi venivano addosso. Non mi sono fatto troppe domande e, in quel momento, ha prevalso l’istinto di sopravvivenza. Mi sono aggrappato a qualsiasi cosa nel tentativo di tenere alta la testa e respirare, cercando di ingurgitare meno fango possibile. A un certo punto, mi sono aggrappato a un tronco di albero che però è sprofondato».

Attimi di panico.
«Pensavo di non farcela. Mentre precipitavo ricordo che cercavo di ripararmi la testa con le mani, sia per evitare che ci finisse il fango, sia perché temevo di essere colpito dalle pietre. Sono finito all’interno di un parcheggio, l’ultima cosa che ricordo è un pezzo di finestra alla quale mi sono avvinghiato e lì sono rimasto non so neanche per quanto tempo».

Chi l’ha aiutata?
«Ero disperato, gridavo con tutte le mie forze. A un certo punto ho sentito le voci di alcuni abitanti nei pressi di un garage lì vicino e i vigili del fuoco che mi hanno recuperato. Ero felice ma non avevo la forza di sorridere. Mi sento miracolato per essere sopravvissuto a questa tragedia. Ringrazio Dio. Il mio primo pensiero, dopo i soccorsi, è stato sentire mia moglie e i miei due figli. Appena mi dimetteranno dall’ospedale tornerò a Ischia perché è la mia terra ed è lì che voglio stare e riprendere la mia vita di sempre».

In tanti puntano il dito sull’abusivismo come causa della frana. Lei che cosa ne pensa?
«Penso che la montagna quando veniva curata e coltivata era preservata da questi fenomeni. Ora che nessuno più se ne occupa come una volta, né si prende cura dei terreni, succedono queste tragedie. A parere mio, non c’entra l’abusivismo ed è sbagliato prendersela con il sindaco o cercare un colpevole. Si tratta di una tragedia, non si poteva prevedere una frana così violenta».
 

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