La loro principale preoccupazione, adesso, è quella di tornare nelle loro abitazioni almeno per recuperare qualche indumento o qualche altra cosa di necessario. Il giorno dopo l'alluvione e lo sfratto obbligato dalle loro case, che sorgono quasi alla sommità del monte Epomeo, a Casamicciola, è iniziato il pellegrinaggio degli sfollati al posto avanzato dei vigili del fuoco, in piazza Maio, per chiedere assistenza per accedere negli alloggi, dove sono custoditi i ricordi di giovani e anziane famiglie.
In 96 gli sfollati (su un totale di 167) hanno trovato sistemazione nell'hotel Michelangelo, ad un paio di chilometri dal luogo del disastro, del dolore e del lutto diventato più vivo proprio nel giorno in cui sono stati trovati i cadaveri di altri loro vicini di casa, di cui si erano subito perse le tacce.
Altri senza-casa hanno provveduto autonomamente: sono ospiti di amici e parenti, ma nel giro di qualche settimana dovranno trovare un tetto. E già sanno che non sarà facile a causa della fame di case sull'isola verde. Ma Francesca, 33 anni, che presta la sua opera con i bambini autistici ed è tra i novantasei del «Michelangelo» dice che «ora bisogna trovare il coraggio di ricominciare confidando nel sostegno degli amici». E però tra gli sfollati serpeggia il pessimismo: «Quando rientreremo?», si chiedono guardando le case danneggiate dal terremoto del 2017 ancora imbrigliate dai ponteggi.
Per loro cinque anni di attesa sono tanti per l'avvio della ricostruzione. E chissà quanti ne serviranno per questa nuova emergenza, che a loro avviso non c'entra niente con l'abusivismo e i condoni, ma solo con la natura matrigna: «Tanta acqua in poche ore non era mai caduta sull'isola d'Ischia». Oggi a far visita agli sfollati è stato il vescovo delle diocesi di Pozzuoli e di Ischia, Gennaro Pascarella, che dopo un giro lungo le strade di Casamicciola ha parlato di un quadro «devastante» e, con una lunga lettera pubblicata sul sito della diocesi, ha aggiunto che dopo i giorni «della condivisione ci dovranno essere quelli della riflessione».
In serata il presule ha celebrato messa nell'albergo dove sono rifugiati gli sfollati per far sentire loro la vicinanza di tutta la comunità.