Giulia Tramontano, fiaccole e rabbia a Sant'Antimo: «Assediati dalla violenza»

In piazza famiglie giovani, tante nonne e intere scolaresche con le insegnanti e i cartelloni disegnati a scuola

In piazza famiglie giovani, tante nonne e intere scolaresche
In piazza famiglie giovani, tante nonne e intere scolaresche
di Marilicia Salvia
Venerdì 9 Giugno 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:00
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Palloncini rossi per Giulia, bianchi per Thiago. E poi rose bianche tra le mani, scarpe rosse sul marciapiedi, nastrini sempre rossi attaccati alle giacche come spille o avvolti intorno ai polsi dei bambini. Che sono tanti, sorprendentemente, seduti nei passeggini o in braccio ai papà, oppure, i più grandicelli, stretti alle mamme con indosso la loro stessa maglietta, la foto di Giulia al centro e frasi a effetto, “Non si può morire per amore”, “Non ti dimenticheremo mai”, “Ora siete in cielo come angeli”. Ci sono famiglie giovani, tante nonne, intere scolaresche con le insegnanti e i cartelloni disegnati a scuola, uno dice “Giustizia per Giulia” un altro, quello della Giovanni XIII dove Giulia frequentò le elementari, ha un cuore e la scritta “Giulia, una di noi”. È lontana Giulia Tramontano, il suo povero corpo in attesa dell'autopsia non tornerà prima di un paio di giorni, ma stasera è qui, nella sua Sant'Antimo, insieme a tutta questa folla che all'ora del tramonto si è radunata nella piazza del Comune nel suo nome, ed è come se fosse viva, come se non se ne fosse mai andata. Ci sono persone che l'hanno conosciuta e altre che non l'hanno mai vista, amiche di mamma Loredana, tante, e ragazzi di ogni età che si confrontano seri, uno dice che «vabbè, uno schiaffo a volte ci può pure stare» e gli altri lo redarguiscono: «No, mai, la violenza mai». 

Quando il corteo si muove, allungandosi da via Roma verso la piazza della Repubblica dove è stato allestito il palco per i discorsi del governatore De Luca, del vescovo Spinillo e del sindaco Buonanno, a portare le fiaccole accese si calcola siano cinquemila persone. L'atmosfera è raccolta, l'applauso davanti casa Tramontano, poco più avanti, è caldo e convinto. Ma questo è anche il corteo per Maria Brigida e Luigi, le due giovani vittime di un suocero divenuto giustiziere nel nome di un codice tribale: uno choc, il secondo in pochi giorni per Sant'Antimo, una vicenda oscura che aggiunge dolore a dolore, ma anche rabbia e preoccupazione. «Non conoscevo la famiglia coinvolta in questa tragedia - dice il sindaco Massimo Buonanno - e mi sembra giusto evidenziare che una follia simile si sarebbe potuta verificare ovunque. Ma è accaduta qui, e perciò dobbiamo interrogarci: dobbiamo lavorare per prevenire ogni forma di violenza domestica, e lo faremo soprattutto insieme alle scuole, incrementando le iniziative che da tempo vengono attuate, e insieme alle operatrici del Centro antiviolenza che intendiamo implementare». Ci sono anche loro, le responsabili di Libera Mente Donne, in mezzo al corteo, come gli operatori dello sportello Caritas-Domus San Francesco e di altre realtà che operano all'interno delle parrocchie. Don Salvatore Coviello, il parroco di Santa Lucia che ha battezzato Giulia e aspetta di celebrarne il funerale, scuote la testa: «È orribile quello che è successo stamattina. È l'espressione di una povertà spirituale, economica e culturale che lascia senza fiato.

Ma cosa vogliamo aspettarci in una realtà così chiusa come la nostra. Sant'Antimo è isolata, non abbiamo treni, tram o altro per raggiungere altri centri, non c'è scambio vero di esperienze. Non c'è un cinema, un teatro, nessun posto per incontrarsi e magari decantare certe tensioni». Più tardi, sul palco, sarà il governatore a mettere insieme le due tragedie, dando voce allo sconforto diffuso nella piazza: «C'è la sensazione che non ci sia più la famiglia, che siamo ritornati in un mondo animale privo di valori fondamentali», dice tra gli applausi. E aggiunge, con tono accorato, l'appello ai padri «perché tornino a educare i propri figli» e alle ragazze perché di fronte a fidanzati violenti «non cerchino di cambiarli» e chiedano aiuto: «Non andare mai da sole all'ultimo appuntamento».

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Ma sotto il palco, tra le mamme e le nonne che sono lì pensando alle figlie e alle nipoti, c'è un'altra richiesta che si leva con insistenza. «Questi assassini devono essere condannati a pene dure, non devono uscire più di galera», dice Natalia, che sulla maglietta ha il disegno di Giulia con le ali e il bimbo tra le braccia e dice “Chiudiamo gli occhi Thiago, li riapriremo in un posto migliore”. L'idea è stata di Teresa Cecoro, titolare di una scuola materna ed elementare che le ha fatte indossare ai suoi alunni per una coreografia che ha raccolto sui social migliaia di like. «A loro ho spiegato, con dolcezza, che cosa è successo, le mamme sono state d'accordo». Anche papà Antonio ha raccontato ai suoi bimbi di 5 e 7 anni la verità: «Devono sapere che nel mondo ci sono anche persone cattive». A 12 anni, Aaron e Matteo hanno le idee chiare: «C'è bisogno di istruzione, queste storie ci hanno sconvolto». Su una panchina c'è Marianna, coetanea di Giulia, che ha frequentato con lei le medie e anche il catechismo: «Ne ho un ricordo dolcissimo». Sua madre Gianna vive nello stesso palazzo dei Tramontano e, insieme alla sua amica Cinzia, ha per loro parole di affetto e di stima. «Penso tanto a Thiago. Trovo assurdo che si discuta se sia o meno da considerare un bimbo. Certo che lo era, al settimo mese si nasce e si vive. Quell'uomo ha commesso due omicidi. Due». 

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