Dall'Ucraina a Napoli. Erika, 9 anni: non fatemi tornare sotto le bombe

Dovrà rientrare in un orfanotrofio ucraino la bimba affidata a una coppia di napoletani

La piccola Erika con la mamma affidataria Lucia
La piccola Erika con la mamma affidataria Lucia
di Carmen Fusco
Martedì 14 Marzo 2023, 08:03 - Ultimo agg. 15 Marzo, 07:25
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MARIGLIANO. «Mamma, quattro giorni sono pochi. Faccio la brava, lavora di più così puoi farmi restare ancora, io non voglio stare senza di te... e se non ci riesci ho un'idea: vieni con me in Ucraina, e pure papà, stiamo un po' lì e poi torniamo qui»: arrivano dritte al cuore le parole di Erika, uno scricciolo di nove anni. Da suoi occhi erano appena sparite le immagini della guerra, delle bombe, della sofferenza e della morte che l'hanno devastata quando il suo Paese, l'Ucraina ha subito l'invasione della Russia.

Non ha genitori, Erika. Vive in un orfanotrofio di una città al Sud della nazione che da un anno ha perso il sonno e la pace. È da allora che la bimba vive in Italia, ospite di Licia Mautone e Massimo Sena, una coppia di Marigliano che l'ha accudita come se fosse una figlia. E ora è in quell'orfanotrofio che dovrà tornare. Anche la guerra non è finita, anche se lei vorrebbe restare. I professionisti che la ospitano le hanno tentate tutte per fare in modo che Erika potesse restare ancora in Italia, lontano da una sofferenza che oggi appare crudele agli occhi di tutti. Per la legge non è così. Tra una manciata di giorni la bimba dovrà fare ritorno in patria: lo ha disposto un provvedimento del tribunale per i minorenni di Napoli che ha revocato il collocamento della piccola alla coppia fissando la partenza per il 17 marzo.

Erika è disperata, è consapevole che prima o poi dovrà rientrare nella terra dove non troverà una mamma ed un papà ad asciugarle le lacrime, a dirle che prima o poi tutto passerà e che potrà tornare a vivere libera e felice. Di più lo sono Licia e Massimo che le hanno provate tutte per ritardare un inspiegabile addio. Ieri l'ultimo, disperato tentativo con una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed alla premier Giorgia Meloni: «Se la piccola avesse avuto dei genitori, nonni, zii, non ci sarebbe stato alcun dubbio sulla necessità di ricongiungerla ai suoi cari, ma sapere che Erika è destinata a tornare in un orfanotrofio privato in un Paese devasto dalla guerra è straziante». Da qui l'appello: «Vi imploriamo dal profondo del cuore, datele l'opportunità di tornare a casa solo quando nella sua amata Ucraina ci saranno pace e tranquillità. Lo Stato blocchi il rimpatrio fino a quando sarà chiaro il destino di Erika e degli altri bambini».

Con il tempo che scorre inesorabile la speranza è appesa ad un filo sottilissimo ma non per questo la coppia si è scoraggiata. Vorrebbero fare breccia nel cuore di un uomo saggio come il presidente della Repubblica e di una mamma amorevole come Giorgia Meloni. «Non sappiamo più cosa fare - racconta Licia - ho scritto perfino a Zelensky ed Erika questo lo sa.

Mi ha sentito parlare a telefono con diplomatici ucraini e italiani, non le abbiamo mai detto che non sarebbe rientrata in patria, solo che l'avremmo protetta dalla guerra, come ogni uomo, degno di tale nome, dovrebbe fare, secondo etica e coscienza morale. L'abbiamo rassicurata sul fatto indubbio che qui avrebbe avuto sempre il suo rifugio, la sua tana, la sua casa! Come sto io non importa, ma Erika e tutti i bambini sì!».

Nulla però sembra aver sortito effetti. Eppure a Marigliano la bimba dagli occhioni vispi ed il cuore triste sta frequentando la scuola ed ha imparato a parlare perfettamente in italiano. Va in palestra e frequenta tanti bambini; fino a poco tempo fa anche il fratellino più piccolo, anche lui affidato ad una coppia di Marigliano ma già rientrato in Ucraina. Le feste di compleanno, i giocattoli, il mare, la bicicletta ed un meraviglioso abito nel quale si è sentita una principessa.

Felicità ed angoscia. Sorrisi e lacrime, come quelle che versa ogni volta che pensa che dovrà lasciare la casa dove ha trovato un po' di serenità e, forse, quell'affetto materno che non ha mai ricevuto. Non che la mamma ed il papà "a tempo" di Erika pensino di trattenerla per sempre. Non hanno figli ma sono consapevoli che un'adozione sia impossibile. «Non ci siamo mai fatti illusioni e non ne abbiamo date a lei. Vorremo però che qualcuno si mettesse nei panni di un piccolo essere umano e lasciasse per un attimo i codici e le regole. Una volta finita la guerra potremmo assicurare ad Erika una maggiore vicinanza, potremmo andare a trovarla, farle sentire il nostro affetto ma adesso no, non si può». Strazio ed impotenza. Ma anche accuse ad un sistema che per un anno si è completamente dimenticato della bimba. Qualche adempimento burocratico e nulla più.

Per il tribunale dei minorenni di Napoli il 5 ottobre del 2022 la piccola orfana era già rientrata in Ucraina mentre lei, invece, era ancora a Marigliano. Una sequenza di anomalie che, anche attraverso l'aiuto di un legale, la famiglia ha cercato di segnalare nella speranza di ottenere il risultato, ma nulla. Il 17 marzo intanto si avvicina e per Erica non ci sono più lacrime.
 

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