Terra dei fuochi, incendio nella discarica di Masseria del Pozzo: «La bonifica nel mirino»

In fiamme gli uffici dove è conservata la documentazione

I danni dell'incendio a Masseria del Pozzo
I danni dell'incendio a Masseria del Pozzo
di Daniela De Crescenzo
Lunedì 14 Novembre 2022, 07:20 - Ultimo agg. 15 Novembre, 07:33
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Questa volta a Masseria del Pozzo non hanno rubato niente: i malviventi hanno solo incendiato gli uffici dove è conservata la documentazione e il container utilizzato come base dal personale ex Cub addetto alla sorveglianza. Quello di sabato pomeriggio è, però, l'ennesimo raid nella vecchia discarica: l'ex commissario Mario De Biase ne aveva contati 31. Dunque questa è la trentaduesima volta che i malavitosi entrano nell'area per distruggere e vandalizzare. Ma se in passato alla devastazione erano seguiti i furti, in questa occasione non c'era veramente più nulla da portare via: negli anni passati sono scomparse pure le condutture di rame. E tuttavia i danni sono stati ingenti e, dopo gli interventi di polizia, carabinieri e vigili del fuoco, l'area è stata sequestrata. «Ogni volta che si intraprendono attività per rimediare ai gravi danni ambientali prodotti dalle discariche dei veleni si registrano nuovi raid», è l'amara constatazione di Domenico Ruggiero, direttore tecnico della Sapna, la società della Città Metropolitana a cui è stata affidata la gestione delle discariche della Terra dei fuochi. Gli interventi nell'area procedono a rilento, nonostante il denaro non manchi visto che 6 milioni e mezzo del Pnrr sono stati destinati al completamento della messa in sicurezza di Masseria del Pozzo.

Ad agosto l'allora ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, aveva varato un decreto stanziando 500 milioni di euro (52 alla Campania) dal piano nazionale di restistenza e resilienza per la bonifica dei cosiddetti siti orfani , quelli cioè che non hanno proprietari che possano rispondere dei danni.

In realtà lo sversatoio di Masseria del Pozzo era dei fratelli Vassallo, ma è poi stato sequestrato dalla magistratura. Al momento, però, non sono stati ancora sciolti tutti i nodi burocratici tra Regione e la Città Metropolitana. Bisognerà, poi, procedere all'appalto dei lavori di capping. 

La prima parte dell'intervento è stato svolto dalla Semataf che è intervenuta per disinnescare quella che è una vera e propria bomba ecologica. In epoca commissariale, e quindi tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, l'invaso di proprietà dei fratelli Vassallo fu requisito e affidato al Consorzio di bacino Napoli 1 restando, però, di fatto ancora nella disponibilità di Gaetano Vassallo il manager camorrista poi diventato collaboratore di giustizia. L'imprenditore malavitoso ha raccontato di avere portato nelle discariche del Giuglianese i veleni provenienti da tutte le parti d'Italia, senza aver mai messo un telo a regola d'arte, senza raccogliere il percolato che si è quindi infiltrato nel terreno. L'area è poi stata sequestrata dalla magistratura e il geologo Giovanni Balestri ha svolto una perizia per conto della Dda. Le conclusioni sono state da brivido. «L'acqua di falda della Piana Giuglianese, entro e all'interno degli invasi delle discariche Masseria del Pozzo, Ampliamento Masseria del Pozzo, Schiavi, Novambiente, Resit, Eredi Giuliani, Cava Giuliani, è da ritenersi inquinata; stesso discorso per la falda sottostante i terreni dei fratelli Vassallo in località San Giuseppiello...», scriveva il tecnico. E ancora: «Riteniamo che l'utilizzo alimentare dell'acqua di falda in zona sia sempre ad alto rischio per l'uomo. Vi sono inoltre controindicazioni per l'utilizzo dell'acqua in agricoltura e per l'uso alimentare degli animali». 

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Dunque la messa in sicurezza dell'area dovrebbe essere un obiettivo prioritario, ma mentre si cerca di sbrogliare la matassa delle competenze i malviventi non si fermano e, anzi, tornano alla carica. Nel maggio scorso hanno devastato anche l'area dell'ex Resit, l'unica dove i lavori sono stati completati. Eppure la sorveglianza non dovrebbe mancare: i lavoratori ex Cub (in sostanza i vecchi dipendenti delle discariche passati alle dipendenze dei consorzi) provvedono a vigilare divisi in due turni e una ditta esterna svolge delle ronde. Tutto inutile: i malviventi continuano ad avere la meglio. Per questo Ruggiero chiede un tavolo permanente con la Prefettura per organizzare un presidio fisso delle forze dell'ordine fino alla fine dei lavori. sul modello dell'intervento Strade sicure già realizzato dall'esercito in Campania. 

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