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Ischia, altre zone a rischio dopo Casamicciola: «L'incubo di nuovi crolli»

La zona nella quale abitavano le vittime della tragedia di sabato mattina viene qualificata come bianca

La montagna che non c'è più a Casamicciola
La montagna che non c'è più a Casamicciola
di Giuseppe Crimaldi
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 29 Novembre 2022, 11:00
4 Minuti di Lettura

Inviato a Casamicciola 

I grandi vecchi di Casamicciola - quelli che la montagna, come chiamano in un misto di amore e rispetto il Monte Epomeo, la conoscono e la temono da una vita - scrutano la parete di tufo e argilla e scuotono la testa. Chi conosce palmo a palmo l'Epomeo riesce a riconoscere a vista ogni ferita, ogni sfregio che sul gigante che sovrasta Casamicciola la natura e la mano dell'uomo ha inferto. E sono in tanti a chiedersi se l'apocalisse che si è scatenata poco prima dell'alba di sabato sia destinata a ripetersi. Ieri nuovi segnali sinistri sono arrivati dalla cima della montagna: con una nuova frana - di minore intensità, ovviamente - che ha interessato la zona costeggiata dalla strada borbonica, in prossimità di un noto ristorante della zona.

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Ma se queste sono le paure degli anziani, dei frequentatori dell'area montuosa che vanno a caccia o a cerca di funghi, ben altri sono gli interrogativi che nascono all'indomani della valanga di fango del Celario. Domande, dubbi, che disegnano già i contorni di quello che potremmo chiamare il giallo dell'area considerata non a rischio. Materia che, c'è da giurarci, finirà presto nei fascicoli giudiziari e diventerà oggetto di una querelle che potrà essere sciolta solo quando si riuscirà a interpretare le mappe del Piano territoriale paesistico dell'Isola d'Ischia. Questione di interpretazione cromatica, ma non solo. Già, perché la zona nella quale abitavano le vittime della tragedia di sabato mattina viene qualificata come bianca, vale a dire - stando ad una interpretazione possibile - «area a protezione integrale». Ma che cosa si intende per «protezione integrale»? C'è chi sostiene che la dizione imponga il rigoroso rispetto al divieto di edificazione di nuove opere. E dunque: assoluto divieto a costruire fabbricati e anche a modificarne le volumetrie (specie in un territorio martoriato nel 2009 da una alluvione e nel 2017 da un evento sismico). Se tutto ciò è vero, allora in quella zona non si sarebbe potuto costruire nuove abitazioni: e anche se - nel momento in cui si cercano ancora i morti - affrontare questo argomento potrebbe apparire irrispettoso proprio per la memoria delle vittima, questo non significa che le indagini giudiziarie non possano prima o poi prendere in considerazione l'argomento. Qualcuno sostiene, invece, che la zona bianca sia ascrivibile alle aree che non rientrano nel rischio idrogeologico. La verità è che, in questo che è il paese delle carte, delle mappe e purtroppo spesso anche delle scartoffie burocratiche, la complessità legata ai rischi idrogeologici andrebbe semplificata. E proprio in queste ore, solleva scalpore la mancanza di manutenzione in alvei e canaloni a ridosso del costone franato sabato scorso.

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Parte da un ragionamento logico il geologo Aniello Di Iorio: a Ischia, dalle due della notte alle cinque del mattino di sabato, sono venuti giù dal cielo 51 millimetri di pioggia in una sola ora e 126 millimetri in poco più di cinque ore, pari alla pioggia che normalmente a novembre si registra nell'isola nell'arco di due mesi. «La situazione attuale è a rischio - dichiara Di Iorio - e non si possono escludere altri distacchi. La situazione deve essere monitorata e messa in sicurezza in quanto, con acquazzoni forti, il materiale distaccato può raggiunge facilmente il centro abitato di Piazza Bagni, via Pio Monte della Misericordia ed il porto di Casamicciola». «Su tutta la zona interessata dalla frana i rischi permangono - spiega l'ingegnere Ferdinando Aloia, dottore di ricerca in stabilità dei pendii presso la Federico II - Il fatto che si siano innestati diversi fenomeni in più punti ci fa capire che la coltre di terreno intrisa da una enorme massa d'acqua si liquefa. Questo significa che, se si ripetesse lo stesso fenomeno di sabato mattina, potrebbero venire giù altre parti di montagna». Un fenomeno, conclude l'ingegnere, che si può verificare anche su altre zone montuose dell'isola. Per Benedetto Valentino, giornalista e storico dell'Isola Verde, «bisogna subito varare una legge per Ischia che comprenda tre criteri: mattone zero per nuove costruzioni; un piano serio per il dissesto ambientale, dove gli immobili a rischio devono essere delocalizzati e abbattuti; tracciare, come già accade per i rifiuti reflui, il mattone che sbarca sull'isola, obbligando le aziende a dotarsi di satellitare. Contestualmente occorre dichiarare come termine congruo ultimo quello dei 30 anni per la definizione dei condoni, perché per una questione di diritto elementare e di civiltà non si possono far pagare agli eredi le colpe dei padri». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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