Inviato a Casamicciola
È lì in piedi dal 2017, dai giorni successivi al terremoto di cinque anni fa, ma nessuno ha avuto il coraggio di abbatterla. In paese l'hanno ribattezzata La baracca del coraggio, se all'esterno è fatta di travi di legno e lamiere, all'interno c'è il cuore grande di chi, scampato alle tragedie, offre cibo e bevande calde agli sfollati e ai soccorritori. Questa sorta di capanna sorge in piazza Maio, tutto intorno ci sono le case spettrali ormai disabitate dell'ultimo sisma, poco più su incombe il Monte Epomeo e i solchi scavati dalla frana che ha travolto le case quattro giorni fa. L'idea di costruire quella baracca venne ai residenti per rifocillare con pizze e pasti caldi i soccorritori del terremoto. Ma da cinque anni quella capanna non è mai stata chiusa, è servita agli abitanti della parte alta di Casamicciola per incontrarsi la sera, festeggiare insieme matrimoni e compleanni. D'inverno si fa la colletta per comprare una bombola di gas e riscaldarsi. Per il prossimo Natale i residenti di Casamicciola avevano pensato di organizzare delle tombolate in quella baracca. «Ora - spiega invece Melania Murolo, volontaria della Croce Rossa - questa capanna si è rivelata purtroppo nuovamente utile per dare da mangiare agli sfollati e offrire un caffè o un tè caldo ai soccorritori». Qui infatti arrivano i tantissimi ragazzini, poco più che maggiorenni, che vanno a spalare il fango dalle abitazioni di chi si è visto invadere la casa dalla potenza distruttrice della frana. Sono tutti intrisi di terreno, posano la vanga e si fermano un attimo per un break prima di ripartire per aiutare chi è in difficoltà. E così fanno gli eroi delle forze dell'ordine, dei vigili del fuoco e della Protezione civile che arrivano dopo ore trascorse a cercare i dispersi a qualche centinaio di metri di distanza da piazza Maio. I pasti sono preparati da Filomena che già dall'alba inizia a cucinare per compiere la sua missione, da Caterina che gestisce la pizzeria che si trova proprio di fronte alla baracca e che aveva riaperto da appena due mesi, ma ora teme di dover chiudere nuovamente l'attività. E poi c'è la grande solidarietà della Caritas e dei tanti giovani che seguono don Gino Ballirano.
La catena della solidarietà è formata da Daniel, Mario, Antonino, Cristina, Filomena, Alessandro, Franco. Hanno dai 15 agli 80 anni di età, ma sono tutti insieme per provare ad alleviare il dolore di chi non ha più una casa e le fatiche di chi da quattro giorni è impegnato nelle ricerche o nell'assistenza degli sfollati. Daniel ha appena 19 anni, dopo il diploma ha deciso di fare il barman in un locale di Ischia. «Devo essere qui - racconta il giovanissimo - sento che è un mio dovere morale per chi non ha più nulla». Lo stesso fa Cristina, che di anni ne ha 19 anche lei. Ragazzi appena più grandicelli, come Alessandro Migliaccio e Francesco Lodato hanno creato da qualche tempo un'associazione che si chiama E poi ritorniamo.