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Ischia, l'accusa di Iacono: «La lotta all'abusivismo lasciata alle denunce»

La rabbia dell'ex europarlamentare Psi

di Paolo Mainiero
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 4 Dicembre 2022, 07:57 - Ultimo agg. : 18:29
5 Minuti di Lettura

Franco Iacono, 80 anni, è stato eurodeputato del Psi e vanta una lunga esperienza di amministratore a Forio d'Ischia, uno dei sei comuni dell'isola.
 

Come vive la tragedia di Casamicciola?
«Tristezza e malinconia. Piazza Bagni è stata per una lunga fase della mia vita, dai 10 ai 17 anni, il mio luogo dell'anima. Vi andavo a vendere la frutta. Casamicciola era il centro del turismo termale. In centinaia, la mattina presto, arrivavamo da Forio, a piedi, le donne con i cesti sulla testa. Alle 6 era già un brulicare di gente che aveva terminato il primo turno alle terme».

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Erano i primi anni 50. Immagino che da allora lo scenario di piazza Bagni sia completamente mutato...
«Ho capito dove vuole andare a parare...».

L'abusivismo ha stravolto Casamicciola?
«Di tragedie, sull'isola, ce ne sono state a prescindere dall'abusivismo. Nel 1910 una alluvione si abbatté su Forio, la violenza del temporale ridisegnò la collina».

Non negherà la speculazione edilizia?
«Assolutamente. L'abusivismo c'è stato, c'è, ed è una ulteriore sconfitta della democrazia».

Video

Addirittura?
«Tutti coloro che hanno amministrato sono stati eletti, e sono stati eletti perché dovevano assicurare il silenzio».

Sia più chiaro. Il silenzio di chi o su cosa?
«Dovevano consentire tutto a tutti. È una questione di consenso, che è argomento molto complesso. Non ho mai visto amministratori che hanno consentito abusi edilizi che non venissero poi confermati».

Perché scandalizzarsi? La politica vive di consenso...
«La mia parabola politica sull'isola cominciò a discendere nel 1974 quando a Forio approvammo il piano regolatore. Dopo quattro mesi fummo cacciati. Giustamente».

Perché giustamente?
«Perché il piano non era quello che la gente voleva e si aspettava. Fummo accusati di essere contro lo sviluppo, di essere nemici dell'isola».

La gente cosa voleva?
«Voleva fare quello che riteneva fosse il suo interesse».

Se si è costruito tanto abusivamente sarà anche perchè non ci sono stati controlli.
«La lotta all'abusivismo è stata lasciata ai privati. Tutte le denunce presentate negli anni sono state di singoli cittadini o di associazioni che non hanno fatto finta di non vedere».

Vuol dire che da parte dei Comuni non c'è stata alcuna iniziativa preventiva nè repressiva?
«Mi domando, con cautela e prudenza: i sindaci ai quali è demandato il controllo del territorio sono mai stati messi in allerta dalla magistratura?».

Ancora una volta, sia più chiaro...
«Si è intervenuti sugli abusi denunciati ma mai su chi avrebbe dovuto esercitare il controllo del territorio. E il controllo del territorio spetta ai sindaci. Ma le dico di più. Nessuno hai mai imputato di omissione di atto di ufficio quei sindaci che non hanno utilizzato i fondi per l'edilizia popolare, che a Ischia non è mai stata realizzata».

Giustifica l'abusivismo di necessità?
«Con l'edilizia popolare il cosiddetto abusivismo di necessità sarebbe stato attenuato. Ma non c'è mai stata la possibilità di dare una casa gratis a chi veramente ne avesse bisogno».

Le demolizioni si contano con il contagocce...
«Abbattere secondo la longevità delle sentenze passate in giudicato è una sciocchezza perché colpisce prevalentemente la povera gente, mentre la scelta giusta sarebbe quella di una selezione degli abusi da abbattere secondo criteri di pericolosità e di estetica. A prescindere dalla parte finanziaria».

Abusivismo a parte, si è fatto molto poco anche per la manutenzione del territorio.
«Il territorio è fragile ma non è stato curato. Mentre in Penisola sorrentina è tutta una fioritura di reti metalliche a protezione dei costoni, a Ischia solo a Sorceto è stato realizzato un intervento simile. La frana è stata certamente determinata da un fenomeno atmosferico straordinario ma è stata anche favorita dalla totale assenza di manutenzione. E non solo degli alvei. Tutta l'isola, da una altura di quattrocento metri, è piena di castagni che stanno morendo. Le risulta una iniziativa per curarli?».

È favorevole al Comune unico?
«Sono contrario. Perché non lo fanno a Capri, dove ci sono solo due comuni?».

Questo è campanilismo...
«Non è campanilismo, è che ci sono valori, radici, identità, da coltivare e conservare. Le tradizioni non si possono annacquare in nome di una presunta efficienza. E comunque il comune unico c'è già, almeno nella mentalità dei sindaci».

La pensano tutti allo stesso modo?
«Tutti fanno le stesse cose, anche sbagliate. Tutti hanno consentito l'abusivismo edilizio; nessuno si oppone agli sbarchi selvaggi delle auto; nessuno ha mai mosso un dito per il mega-depuratore che non è mai stato realizzato; nessuno ha mai scritto una lettera di protesta perché la Colombaia è chiusa».

È normale che ogni Comune abbia una propria gestione dei rifiuti?
«Ci sarebbero mille espedienti per fare le cose insieme, a partire dall'applicazione della legge sull'unione dei comuni. Per la gestione del servizio idrico fu costituito un consorzio. Perché non si fa lo stesso per i rifiuti?».

Già, perché?
«Perché sei appalti sono sei appalti».

Secondo lei come ha reagito l'isola davanti alla tragedia?
«C'è stata una grande mobilitazione, anche popolare. Ischia in questo è stata esemplare. A parte i volontari, va riconosciuto il grande lavoro delle forze dell'ordine e della protezione civile. C'è stata una partecipazione anche umana che va al di là del proprio dovere».

Come vede il futuro di Ischia?
«Serve una seria e credibile azione di rilancio, temo che la botta sia terribile. Negli ultimi anni si è pensato solo all'immagine, al denaro, trascurando le eccellenze. Ecco, se dovessi dire da dove ripartire, direi dalla cultura, dalla coppa di Nestore, da Villa Arbusto, dagli scavi di Santa Restituta. Ma purtroppo l'amore per la bellezza è appannaggio di una minoranza, anche silenziosa».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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