Un femminicidio con molti danni collaterali. È questa la pista seguita dagli inquirenti che non hanno ancora chiuso le indagini sul duplice omicidio di Maria Brigida Pesacane, 24 anni, mamma di due bambini di due e quattro anni e del cognato Luigi Cammisa, 29 anni, padre di due figli, uccisi a sangue freddo e premeditazione dal suocero Raffaele Caiazzo, nelle prime ore del mattino di giovedì scorso a Sant'Antimo, già teatro della tragedia di Giulia Tramontano.
Il giorno dopo gli strazianti funerali della ragazza incinta di sette mesi e uccisa a Senago dal suo compagno, ieri mattina la Procura di Napoli Nord, che coordina le indagini dei carabinieri della compagnia di Giugliano, diretta dal capitano Matteo Alborghetti, ha nominato il perito anatomo patologo, incaricato di eseguire le autopsie sui corpi delle due vittime. Pochi ed essenziali i quesiti posti all'esperto dal magistrato e che riguardano le ferite: sei quelle inferte e Luigi Cammisa, mentre sono cinque quelle riportate da Maria Brigida Pesacane.
Sicuramente entro questa stessa giornata verrà effettuato questo esame irripetibile, seguito dalla consegna dei corpi ai familiari. Tant'è che è stata già stabilita la cerimonia funebre per Maria Brigida Pesacane, prevista per domani a Melito, sua città di origine dove abitano ancora i genitori della 24enne, presso la parrocchia di Santa Maria delle Grazie. Le autorità di pubblica sicurezza hanno però vietato il corteo funebre dall'abitazione della famiglia nel centro storico, fino alla chiesa. Ancora da stabilire invece, i funerali per Luigi Cammisa, che si celebreranno a Sant'Antimo.
«Siamo in attesa dei risultati dell'autopsia ha dichiarato Luigi Ciocio, l'avvocato di fiducia di Raffaele Caiazzo in base ai quali studieremo il da farsi. Nei prossimi giorni cercheremo anche di e comprendere anche il perché del gravissimo gesto del mio assistito, che nel primo interrogatorio è sembrato non essere proprio completamente presente, mentre nell'udienza di convalida, vale a dire 48 ore dopo, è apparso più presente, anche se ancora una volta ha dichiarato al giudice, se era vero che Maria Brigida era stata uccisa da lui, non ricordava ancora nulla». I carabinieri anche in questi giorni hanno continuato a cercare l'arma, una pistola semiautomatica di grosso calibro, detenuta da tempo da Raffaele Caiazzo che anche su questo punto, pur ammettendo di essersene liberato, ha dichiarato di non ricordare dove l'aveva gettata. In questa orribile vicenda che ha finito per contare due morti innocenti, distrutto tre famiglie, reso orfani i suoi quattro nipoti e vedovi i suoi due figli gemelli, Alfonso, sposato con Maria Brigida e Anna moglie di Luigi Cammisa, due sono i fatti certi.
Il primo: stando anche alle dichiarazioni della moglie dell'arrestato Amelia D'Isidoro e a quelle dei due figli, Raffaele Caiazzo, si era invaghito alla follia per la nuora, tanto da essere geloso maniacale, condizione acuita dal fatto che stando alle due dichiarazioni, fumava cinquesei spinelli di marijuana al giorno. Il secondo riguarda la molla che ha fatto scattare la follia omicida: il divieto dei figli di non frequentare più le loro case e il divieto di non vedere più i nipoti.
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