Linate residence di Segrate, Pietro s'è svegliato dal coma: «È il miracolo di Francesco»

È vivo il ragazzo di Torre Annunziata intossicato a Linate e inizialmente dato per morto

Pietro Caputo, che si è risvegliato dal coma
Pietro Caputo, che si è risvegliato dal coma
di Valentino Di Giacomo
Lunedì 14 Novembre 2022, 10:12 - Ultimo agg. 15:32
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«È salvo, si è svegliato dal coma ed è fuori pericolo di vita. Ha parlato, ce l'ha fatta grazie alle preghiere di tutti. È una resurrezione visto che ci avevano comunicato che fosse morto e lo abbiamo pianto per 24 ore». Tira un sospiro di sollievo lo zio di Pietro Caputo, il 21enne di Torre Annunziata intossicato probabilmente dal monossido di carbonio sprigionato da una caldaia del Linate residence di Segrate, che adesso sta molto meglio. Il giovane era stato trovato mercoledì scorso in pericolo di vita nella stanza del residence dove dormiva con il suo compagno Francesco Mazzacane, il 24enne di Torre del Greco che invece non ce l'ha fatta. 

In prima battuta era stata invertita dai sanitari del 118 l'identità dei due ragazzi, infatti i carabinieri avevano comunicato alle due famiglie che Francesco era stato ricoverato all'ospedale Fatebenefratelli di Milano, mentre Pietro era deceduto. Era accaduto invece il contrario. Gli operatori dell'ambulanza intervenuti avevano commesso questo scambio di persona perché avevano trovato i documenti di Francesco sul comodino dal lato dove dormiva Pietro e viceversa. Di qui l'errore che però ha acuito la tragedia vissuta dalle due famiglie: quella di Pietro ha creduto di aver perso per sempre il proprio ragazzo, quella di Francesco di avere ancora qualche speranza. La vera identità dei due ragazzi è stata appurata solo dopo che le due famiglie sono corse a Milano: la madre di Francesco in ospedale si è accorta che nella camera iperbarica c'era Pietro, mentre i familiari di Pietro in obitorio hanno trovato il cadavere di Francesco. Ecco perché al sollievo che ora Pietro sta meglio, per la famiglia del 21enne si aggiunge anche la fine dell'incubo di aver creduto il ragazzo morto. Così era stato per lunghe 24 ore. Ieri pomeriggio invece Pietro si è svegliato, sta bene. «Mi hanno chiamato da Milano e - racconta lo zio di Pietro, Antonio Vitiello - mi hanno dato questa magnifica notizia». 

La gioia della famiglia di Pietro è mista però al dolore per la sorte che è toccata invece a Francesco. «Si è svegliato - racconta Antonio, cognato della madre di Pietro - ma ora capirà di aver perduto per sempre la sua metà. Anche per noi è così perché Francesco era un figlio per noi, le nostre famiglie erano molto unite». E, a dimostrazione dell'unità delle due famiglie, anche la zia di Francesco ringrazia il cielo per lo scampato pericolo di Pietro. «Francesco - ha scritto su Facebook Libera Mazzacane, la sorella del papà di Francesco, pubblicando anche una foto con i due ragazzi - hai salvato tu Pietro. È fuori pericolo, ha chiesto di te, il miracolo l'hai fatto, ora sei il mio angelo tra gli angeli.

Voglio pensarti vicino al tuo papà in un mondo che sarà decisamente migliore di questo». Nell'immensa tragedia c'è stato almeno un dolce finale, anche se a metà. A Pietro, infatti, non è stato ancora comunicato che il suo compagno Francesco non è riuscito a resistere al gas letale. Mercoledì scorso quando arrivarono i sanitari del 118 il 24enne fu ritrovato già esanime. 

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La vicenda non finisce comunque qui. La Procura di Milano ha aperto un'indagine per stabilire le cause della morte di Francesco. I familiari di Mazzacane e di Caputo spiegano che i due ragazzi avevano già accusato dei malori nei giorni precedenti alla tragedia. Si erano recati in ospedale, Francesco si era presentato secernendo schiuma dalla bocca. Ma in ospedale non sono riusciti a stabilire un nesso tra quel malessere e la possibilità che i due giovani avessero inalato del monossido. L'avvelenamento potrebbe quindi essere avvenuto gradualmente in più giorni. Per stabilire la verità bisognerà attendere l'esito dell'autopsia effettuata sul corpo di Mazzacane e poi le verifiche sull'impianto della caldaia del residence che avrebbe potuto sprigionare il monossido. «Adesso - racconta la madre di Francesco - voglio sapere come ho perso mio figlio». La famiglia di Mazzacane si è quindi rivolta ad un avvocato per ottenere giustizia. Forse Pietro, ora che sta meglio, potrà dare un aiuto anche agli inquirenti.

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