Sant'Antimo, le “amnesie” del suocero assassino: caccia all'arma che ha ucciso i cognati

La pistola calibro 7,65 non è stata ancora ritrovata. Oggi l'indagato comparirà davanti al gip

Raffaele Caiazzo, Maria Brigida Pesacane e Luigi Cammisa
Raffaele Caiazzo, Maria Brigida Pesacane e Luigi Cammisa
di Giuseppe Crimaldi e Marco Di Caterino
Sabato 10 Giugno 2023, 00:00 - Ultimo agg. 16:15
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L’attesa per l’udienza di convalida di Raffaele Caiazzo, che due giorni fa ha ucciso genero e nuora in un delirio di follia, si consuma tra molte luci e alcune ombre. Reo confesso dell’uccisione di Luigi Cammisa - marito della figlia, e sospettato di essere l’amante della compagna del figlio, Maria Pesacane, anch’ella freddata da quattro colpi di pistola sotto gli occhi dei figlioletti - il 44enne di Sant’Antimo sostiene di non ricordare nulla del secondo delitto.

Restano così, come calati in un buco nero, quei dieci minuti intercorsi tra i due raid. E resta il mistero della pistola, una 7,65, mai ritrovata dai carabinieri. Il pm della procura di Napoli Nord, Marco Lojodice, ha firmato il decreto di fermo nel quale motiva la necessità dell’arresto dell’uomo con il pericolo di fuga e la pericolosità derivante da un carattere impulsivo e violento. Oggi l’indagato, che risponde di omicidio volontario ed è assistito dall’avvocato Luigi Ciocio, comparirà davanti al gip. Se accetterà di rispondere alle domande dei magistrati, potrà aggiungere i tasselli che ancora mancano a comporre il mosaico di una tragedia forse da tempo annunciata. A sconvolgergli il cervello, l’idea che i due cognati avessero una relazione sentimentale segreta.

 

Intanto Sant’Antimo si risveglia dovendo fare i conti con una vicenda assurda, inaccettabile. E la sua è una comunità che appare spaccata nei giudizi, divisi da una certa linea di demarcazione sulla “pietas”: mentre per la povera Giulia Tramontano, trucidata insieme al figlio in grembo, un’intera città ha dato luogo ad una liberatoria catarsi collettiva sotto forma di marcia silenziosa, un atteggiamento diverso emerge per Maria Brigida Pesacane, mamma di due bambini di due e quattro anni, e per suo cognato Luigi Cammisa, 29enne, operaio, papà di due figli di tre e sette anni, uccisi dal suocero. «Era un povero cristo, Raffaele – commenta uno dei pensionati che consumano le giornate sullo spiazzo antistante il Comune di Sant’Antimo – un tipo solitario, che da quando aveva iniziato a prendere il reddito di cittadinanza aveva smesso di lavorare.

Lui e la moglie si arrangiavano cucinando cibo per strada. Ultimamente era letteralmente sparito dalla circolazione».

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Inutile provare a bussare al citofono della palazzina in cui l’omicida viveva con la moglie Assunta, al civico 11 di via Professore Caiazzo: nessuno risponde, anche se dall’appartamento al primo piano si ode un concitare di voci. Stessa situazione in via Diaz, dove con la figlia di Caiazzo abitava Luigi Cammisa. Una vicina, quasi sussurrando, risponde che la moglie Anna Cammisa non c’è, che forse se n’è andata dalla mamma. Bocche cucite, quasi che questo dramma familiare fosse stato macchiato dalla camorra e non dalla follia di un uomo con i pensieri annebbiati da orribili fantasmi. «Ricorderemo con iniziative le due vittime di giovedì scorso – dice il sindaco Massimo Buonanno - Dobbiamo operare di più nel sociale per garantire la crescita sociale. Per questo sono in cantiere progetti per la riapertura della biblioteca comunale e la realizzazione di auditorium multimediali in tutte le scuole».
 

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