Sapna ceduta ai Comuni, la Corte dei Conti accusa: «Tari a rischio aumento»

Controllate 49 società in house riscontrate criticità anche al servizio idrico di Napoli nord

Sapna ceduta ai Comuni, la Corte dei Conti accusa: «Tari a rischio aumento»
Giovedì 18 Maggio 2023, 08:23 - Ultimo agg. 19 Maggio, 07:21
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LA RELAZIONE

Dario Sautto
«L'acquisizione delle azioni della SapNa è un'operazione non sostenibile dal punto di vista economico e finanziario, che potrà avere ricadute negative sui bilanci comunali, sulla tariffa della Tari, dunque sui cittadini». La Sezione regionale di Controllo per la Campania della Corte dei Conti (presidente Massimo Gagliardi, primo referendario Emanuele Scatola, relatore Ilaria Cirillo) ha espresso parere negativo all'operazione e lancia un allarme chiaro e preciso agli Enti d'Ambito napoletani e agli stessi Comuni che ne fanno parte. «Il rischio di aumenti della Tari per ripianare i debiti è molto concreto» ribadisce il presidente Gagliardi, nel corso di un incontro per presentare un primo bilancio dei controlli mirati eseguiti tra febbraio e aprile dalla specifica sezione della Corte dei Conti campana sugli atti deliberativi di cinquanta tra società partecipate e miste presenti sul territorio regionale.

GLI IMPIANTI

«Il nostro parere è obbligatorio ma non vincolante precisa Gagliardi ma è chiaro che gli Ato 1, 2 e 3 Napoli non hanno atteso il nostro responso prima di acquisire le quote della SapNa dalla Città Metropolitana. Ciò potrebbe comportare ulteriori controlli». Attraverso gli Ambiti Territoriali Ottimali, i Comuni dell'area metropolitana hanno acquisito dall'ex provincia il 51% delle quote della partecipata che si occupa del ciclo dei rifiuti e che detiene anche le discariche di Giugliano e Tufino, gli ex Stir e i siti di stoccaggio delle ecoballe. Napoli ovviamente è il Comune capofila di questa operazione che potrebbe rivelarsi un boomerang per gli stessi enti comunali. «La SapNa è una società in perdita da almeno tre anni sottolinea Ilaria Cirillo, relatrice del provvedimento ed è soccombente in diversi procedimenti civili, nei quali ha accumulato oltre 20 milioni di euro di ulteriori debiti. Si tratta di somme di denaro che dovranno essere ripianate dagli Enti che hanno acquisito le quote societarie, dunque dai Comuni, di conseguenza dai cittadini attraverso la tariffa della Tari».

LE ANOMALIE

Il rischio, con un aumento del 20% già deliberato, è che a cominciare dal Comune di Napoli potrebbero arrivare a breve nuovi aumenti della tassa sui rifiuti, senza alcun miglioramento del servizio, ma solo per far fronte alle ulteriori spese che dovrà affrontare SapNa per gli oneri da versare, ad esempio, per la gestione del termovalorizzatore. Altra anomalia riguarderebbe anche la quota del 49% di SapNa ancora appannaggio della Città Metropolitana, ente che secondo la norma non dovrebbe più essere in possesso di questa partecipata a partire dal 2016. Insomma, un piccolo (grande) pasticcio tutto napoletano che rischia di avere pesanti ricadute sui cittadini.

I CONTROLLI

«Ma i controlli hanno riguardato le delibere in totale di 49 società in house e di una società mista pubblico-privato, tra nuove costituzioni e acquisizioni aggiunge Emanuele Scatola in gran parte aziende Multiservizi che si occupano di servizi pubblici locali, come partecipate per la gestione del ciclo dei rifiuti o delle forniture idriche. Spesso le operazioni degli Ato sono deboli dal punto di vista della sostenibilità finanziaria e della convenienza economica. Abbiamo sollevato dubbi anche sulla Gisec di Caserta e sulla costituzione di un sub ambito da parte del Comune di Avellino per gestire il servizio rifiuti in città in maniera autonoma attraverso una società mista. E ancora sulla gestione del servizio idrico nei Comuni del distretto Napoli Nord, così come su Benevento».
I dubbi sollevati riguardano in particolare il criterio di concorrenza: «Se al nord Italia le partecipate funzionano bene e producono introiti per i Comuni prosegue il presidente Gagliardi nel Mezzogiorno la percentuale di società in perdita è nettamente superiore e supera il 30%. Non sempre gestire "in house" i servizi porta un beneficio alla collettività e le direttive introdotte con il Pnrr spingono gli Enti a ridurre il ricorso alle partecipate, ad esternalizzare quando è necessario e ad affidarsi al libero mercato. Tranne in alcuni casi, i Comuni e gli Enti d'Ambito hanno aderito ai nostri rilievi e si sono adeguati. Invece, per la vicenda SapNa, l'operazione è stata conclusa ben prima del nostro parere negativo, nonostante sia arrivato con dieci giorni d'anticipo sulla scadenza».
Dalla Corte dei Conti, però, precisano che «in questi casi non è automatico il ricorso a procedimenti per riscontrare eventuali danni erariali, però queste azioni potranno avere un effetto in futuro. Bisogna prestare maggiore attenzione sulle ricadute che si potranno avere sui bilanci comunali, soprattutto in questo periodo particolare conclude il presidente Gagliardi in cui molti Comuni della Campania che hanno partecipato a queste operazioni si trovano già in predissesto o in difficoltà».
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