I giovani e il mito dei boss nel parco dei “napoletani” a Somma Vesuviana

Il rione popolare di Somma Vesuviana dove vive il 17enne che ha ferito la piccola

Il rione popolare di Somma Vesuviana dove vive il 17enne che ha ferito la piccola
Il rione popolare di Somma Vesuviana dove vive il 17enne che ha ferito la piccola
di Daniela Spadaro
Giovedì 25 Maggio 2023, 23:57 - Ultimo agg. 26 Maggio, 16:03
4 Minuti di Lettura

Il parco dei «napoletani», i complessi del parco Fiordaliso e del Sole sono tristemente noti alle cronache nere e giudiziarie. Un paese nel paese, nato dopo il terremoto del 1980 per le famiglie evacuate da Napoli, una fama che si ritrova non solo in cronaca ma nelle relazioni del ministero dell’Interno sulle attività della Dia. Da lì, dal parco – dove è cresciuto – arriva G.G., il 17enne che insieme al complice Emanuele Civita, che di anni ne ha solo due in più, ha imbracciato una mitraglietta facendo fuoco in piazza Cattaneo a Sant’Anastasia martedì sera. I colpi, presumibilmente esplosi come atto dimostrativo di «potere», hanno ferito la piccola Assunta, di soli dieci anni, sua madre e suo padre.

Entrambi i giovani, fermati il giorno dopo, risiedono a Somma Vesuviana. Entrambi hanno avuto a che fare fin da piccoli con una realtà fatta di familiari in carcere o morti ammazzati, di armi, di droga, di altarini abusivi eretti nel «parco» di San Sossio in ricordo di affiliati uccisi in agguati di camorra e legati a cartelli criminali. Soprattutto, una delle piazze di spaccio più note del vesuviano. Questa è la realtà in cui crescono numerosi giovani, con telecamere in casa per controllare gli esterni, con il mito dei boss e i familiari in carcere mitizzati come eroi.

Emanuele e il suo «compagno» non ancora maggiorenne non hanno pensato al diploma, allo sport o a sani passatempi, in una bolla fatta di violenza e di finto «rispetto». «Noi ci proviamo – racconta don Angelo Losco, sacerdote che guida la rettoria di San Sossio – con progetti rivolti proprio ai ragazzi del Parco, con l’oratorio, le partite di calcio, non conosco i ragazzi che hanno fatto fuoco a Sant’Anastasia ma il problema della delinquenza minorile non si può certo affrontare in due parole.

Noi continueremo con progetti estivi, occorre però sinergia con istituzioni e famiglie».

La verità è che i parchi di San Sossio sono slegati dalla città e, altra verità, l’assenza di criminali di spessore ha favorito l’infiltrazione di clan dell’area orientale. Miti, falsi esempi, questi ragazzini vivono come se recitassero in una fiction, tra TikTok di impennate sui motorini e aspirazioni di facili guadagni. Non serve a nulla, per loro, l’altra Somma Vesuviana. Quella della Villa Augustea, della cultura contadina, delle tradizioni, dei licei, uno proprio nei pressi dei parchi, e degli istituti superiori che accumulano riconoscimenti formando le nuove generazioni.

 

Cosa fanno le istituzioni, come «integrano» i parchi dove ad ogni piè sospinto i blitz delle forze dell’ordine arrestano pregiudicati, ritrovano armi, droga, munizioni? «Sono affranto da ciò che è accaduto a Sant’Anastasia – dice il sindaco di Somma Vesuviana, Salvatore Di Sarno, maresciallo della guardia di finanza – tutta la mia solidarietà alla piccola ferita ed ai suoi genitori, è stato un colpo al cuore apprendere che chi ha ferito quell’anima innocente arriva dalla mia città. Da sindaco, dico con sconforto che noi amministratori abbiamo poche armi e tutte spuntate: la videosorveglianza non garantisce una prevenzione, anche se aiuta le indagini, come accaduto a Sant’Anastasia. Le forze dell’ordine ci sono, ma fanno i conti con carenze di organico importanti e una sola pattuglia non riesce a controllare più paesi. Per ciò che attiene i parchi, va detto che la maggior parte delle persone che vi risiede è gente onesta, che lavora. Per gli altri, come questi ragazzi che vanno in giro a fare fuoco su innocenti, posso solo invocare la certezza della pena». E gli altarini della camorra? «Prendo impegno in prima persona, ciò che c’è di abusivo sarà smantellato», promette Di Sarno.

Video

Intanto a Sant’Anastasia – sfondo dell’episodio criminoso – l’associazione «Libera», con il presidio dedicato ad Anatolij Korol ucciso, vittima innocente che morì tentando di sventare una rapina in un supermercato, ha organizzato per domenica prossima – dalle 9 alle 13 – un gazebo presidio di legalità dinanzi al bar di piazza Cattaneo dove la bambina è stata ferita. Ieri mattina, invece, il prefetto di Napoli Claudio Palomba ha chiamato il sindaco di Sant’Anastasia, Carmine Esposito: si incontreranno per discutere di sicurezza, controlli e misure per arginare le devianze giovanili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA