Terra dei fuochi, il “tesoro” dei Pellini a rischio prescrizione: l’allarme del vescovo

L’8 giugno udienza sui beni dei fratelli già condannati per disastro ambientale

Uno dei beni sequestrati ai fratelli Pellini
Uno dei beni sequestrati ai fratelli Pellini
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Lunedì 29 Maggio 2023, 23:58 - Ultimo agg. 30 Maggio, 18:20
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Il conto alla rovescia è iniziato da qualche giorno e scadrà formalmente il prossimo otto giugno. Giovedì otto giugno, ore 9.30, per la precisione, data di convocazione dell’udienza camerale nella quale i giudici della ottava sezione di corte di appello del Tribunale di Napoli dovranno prendere una decisione cruciale per le sorti di una inchiesta-terremoto in materia ambientale: parliamo del sequestro del tesoretto degli imprenditori Pellini, ritenuti responsabili di aver colpito con le loro attività un pezzo di territorio alle porte di Napoli.

Un’udienza attesa da associazioni di cittadini, gruppi di attivisti e da tantissimi residenti che hanno vissuto tra i comuni di Acerra e Pomigliano d’Arco, in quello che viene considerato una sorta di epicentro della cosiddetta terra dei fuochi. Un’attesa sulla quale è intervenuto anche il vescovo di Acerra Antonio Di Donna.

Ma torniamo all’appuntamento in aula, a porte chiuse, previsto per la prossima settimana. In sintesi, i giudici hanno fissato questa data per rispondere a una istanza promossa dagli avvocati Francesco Picca, Stefano Preziosi, Paola Tafuro

Stando infatti ai calcoli della difesa, sarebbero scaduti i termini consentiti dalla legge per decidere sull’appello proposto dopo il sequestro dei beni agli imprenditori da parte del Tribunale Misure di prevenzione di Napoli.

Manca la decisione dei giudici di appello - è la tesi della difesa - quanto basta a stabilire la restituzione di tutti i beni. Una istanza - quella degli avvocati che assistono i Pellini - che ha spinto un’altra sezione di Corte di appello a fissare una udienza camerale per approfondire la materia e per capire se realmente c’è materia per dichiarare inefficace il provvedimento assunto dal Tribunale Misure di prevenzione. 

Si tratterebbe, per usare una prosa giuridica, di una istanza di inefficacia del sequestro (e non di prescrizione), su cui ora si attende l’intervento dei giudici della ottava sezione di appello, partendo dal presupposto che il sequestro di cui parliamo è un sequestro di prevenzione e non assunto al termine di un processo di merito per reati ambientali. 

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A questo punto, torniamo al punto di partenza: i capitali sequestrati anni fa a carico dei fratelli Giovanni, Salvatore e Cuono vanno liberati e rispediti agli originari detentori? Parliamo di un patrimonio milionario di difficile quantificazione, tra denaro contante, rapporti societari, appartamenti, immobili, auto di lusso. Quello sul sequestro è uno dei capitoli decisivi nel corso delle inchieste condotte dal pm Maria Cristina Ribera (oggi in predicato di assumere l’incarico di aggiunto nella Procura di Nola).

Nel 2017 i sigilli a capitali e patrimoni, in un braccio di ferro che attende la decisione del prossimo 8 giugno. Tornando ai processi di merito, invece, sono giunte condanne per disastro ambientale a carico degli imprenditori specializzati nella gestione dei rifiutio. Ora la parola passa al collegio in appello, mentre da Acerra si leva il fronte della protesta, da quando è circolata la notizia della fissazione di un’udienza per definire il da farsi a proposito del procedimento legato al sequestro dell’ex impero dei Pellini. 

Sulla vicenda è intervenuto anche il vescovo Di Donna. «Da un’esperienza negativa, quale è stata mesi fa l’aggressione da parte di alcuni ragazzi nei confronti di loro coetanei inermi, violenza gratuita e immotivata, è venuta fuori l’iniziativa di alcuni genitori che si mettono insieme e decidono di reagire a tutto questo con un cammino di cittadinanza attiva - ha detto il presidente della Cei campana -. E poi l’impegno di persone e di gruppi che spesso da soli, da soli, combattono contro l’inquinamento, e alcuni hanno protestato recentemente perché non giunge a termine questo processo, l’unico processo nel nostro territorio per disastro ambientale: non infierendo e al di là delle persone – soprattutto da parte del vescovo, e della Chiesa, che è padre di tutti, anche dei peccatori più incalliti – e rispettando l’iter giudiziario della magistratura, ma dobbiamo pur sapere la verità, cosa è successo in questo territorio anni fa; dobbiamo pur sapere i volti, i nomi, che stanno dietro al disastro ambientale che è stato compiuto».

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