Bambino di Torre Annunziata si rifiuta di spacciare droga, insultato dai genitori: «Sei un infame»

Il piccolo era stato poi convinto a collaborare con un regalo di 10 euro

La foto di un baby-spacciatore con la pistola postata con orgoglio dalla madre
La foto di un baby-spacciatore con la pistola postata con orgoglio dalla madre
di Dario Sautto
Sabato 21 Gennaio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 22 Gennaio, 09:03
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Anche i bambini mandati a spacciare in strada: di nuovo in manette tutti gli indagati. Ad agosto in 18 erano stati arrestati nel maxiblitz dei carabinieri, che avevano smantellato un’importante piazza di spaccio di cocaina tra i rioni Poverelli, Provolera e Penniniello di Torre Annunziata, ma un mese dopo il Riesame aveva annullato l’intera ordinanza «per carenza di autonoma valutazione da parte del gip» ritenendo la misura frutto di un mero copia-incolla della richiesta avanzata dalla Procura oplontina.

Ieri, dopo la nuova richiesta della Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Emilio Prisco) i carabinieri della sezione operativa della stessa compagnia hanno eseguito la nuova ordinanza di custodia cautelare, emessa dallo stesso ufficio gip del tribunale.

Quattordici indagati sono finiti in carcere, due donne sono state sottoposte al divieto di dimora in provincia di Napoli e una diciassettesima persona all’obbligo di dimora a Gragnano. 

In cella sono finiti Luigi Sperandeo, Italo Evacuo, Gennaro Apuzzo, Antonio Langella, Anna e Ilaria Evacuo, nonché Lucia Gallo, che hanno raggiunto i già detenuti Andrea e Pasquale Evacuo, Salvatore Carpentieri (detto Tore Viola, ritenuto ai vertici del Quarto Sistema di camorra), Matteo Fraterno e Michele Colonia, quest’ultimo figlio di Giovanni, uno degli uomini di spicco del clan Gallo-Cavalieri. In cella anche Michele Evacuo, che era invece già ai domiciliari. Divieto di dimora nel Napoletano per Giovanna D’Acunzo e Maria Perotti, obbligo di dimora a Gragnano per Maddalena Gemignani. I reati contestati agli indagati a vario titolo sono detenzione e spaccio di stupefacenti, per alcuni degli indagati aggravato dal fatto di aver utilizzato minori per vendere droga, e un episodio di detenzione di arma da fuoco nei confronti di Sperandeo, accusato di aver minacciato con l’arma uno dei pusher che non gli avrebbe pagato una fornitura di droga. 

Nel corso delle indagini, condotte anche grazie a intercettazioni e a riscontri sul posto, era emerso che nel rione Poverelli, nel quartiere tristemente noto per lo scandalo pedofilia di fine anni ‘90 e il sacrificio di Matilde Sorrentino, la mamma coraggio uccisa per aver denunciato quei fatti, ancora una volta i bambini sarebbero diventati veri e propri «strumenti», ancora una volta vittime del degrado sociale dei quartieri in cui sono costretti a vivere. Ad appena otto e undici anni, due bambini sarebbero stati mandati in strada a consegnare «pallini» di cocaina ai tossicodipendenti. Mentre una delle mamme arrestate aveva pubblicato, fiera, sui social network la foto del figlio con una pistola in mano e una posa da camorrista: «Sei uguale a papà». Uomo che nel frattempo era già in carcere. Sette mamme sono coinvolte nell’inchiesta, alcune delle quali avrebbero insegnato ai figli minorenni che quello è il «mestiere» di famiglia, tra droga, armi e malavita. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, uno di quei bambini, ad appena otto anni, era stato costretto a scendere in strada a consegnare le dosi. Un altro, di undici, era stato convinto con insulti e con un «regalo» da 10 euro. «Sei un bastardo» e «infame» erano stati i «complimenti» di mamma e papà al suo rifiuto di uscire, la sera del 26 dicembre, per consegnare la cocaina. Una banconota da 10 euro, però, l’aveva convinto. 

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Tra dicembre 2018 e aprile 2019, le indagini dei carabinieri hanno ricostruito l’intero organigramma di pusher e fornitori. Luigi Sperandeo, 30enne legato al clan Gionta, si sarebbe presentato armato a casa di uno degli spacciatori per minacciare la moglie con una pistola: «Questi sono 50 grammi, se non paghi entro fine settimana, sparo». Poi, qualche giorno dopo, un ulteriore avviso sarebbe arrivato tramite parenti: «Se non paghi, fa le torture cinesi a tuo figlio», con riferimento a uno di quei bambini pusher. È da precisare che tutti gli indagati potranno dimostrare la propria estraneità ai fatti, a partire dagli interrogatori di garanzia. La prima ordinanza era stata annullata per 17 dei 18 indagati: solo per uno avevano retto le accuse che, secondo il tribunale del Riesame di Napoli, contenevano tutta la gravità indiziaria. Tribunale che non era entrato nel merito per tutti gli altri indagati, riscontrando quel difetto di motivazione da parte del gip, che non avrebbe «motivato» in maniera autonoma la decisione di arrestare gli indagati. Ora, tutte le vicende tecniche saranno riproposte ancora al Riesame. 

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