Su quell'ampia area che sfiora i settemila metri quadrati di superficie, sarebbero stati effettuati negli ultimi tre anni numerosi interventi, tutti ritenuti necessari per consentire la sosta dei mezzi di proprietà della ditta di autotrasporti Cati e per la sistemazione dei necessari serbatoi utilizzati per garantire i rifornimenti. Opere eseguite con dovizia di particolari ma secondo gli inquirenti senza che fossero rispettate le opportune autorizzazioni. Una circostanza che ha portato ieri i carabinieri della compagnia di viale Carlo Alberto Dalla Chiesa, coordinati dal comandante Andrea Leacche, prima a procedere allo sgombero della zona e quindi all'apposizione dei sigilli.
I militari dell'Arma si sono presentati alle prime luci del giorno al civico 13 di via Giacomo Leopardi, nella zona periferica e alta della città, in linea d'aria non molto distante da Villa delle Ginestre, la dimora che ospitò il poeta recanatese nel suo soggiorno all'ombra del Vesuvio. Forti di un decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della Procura, i carabinieri hanno proceduto al sequestro dell'area e degli immobili presenti al suo interno. Una doccia fredda per i proprietari, in un clima già tipicamente invernale, reso ancora più rigido dall'ampia coltre di neve che ricopre il Vesuvio, vulcano che dall'area sequestrata sembra quasi toccarsi con mano.
Le indagini condotte dai militari della sezione operativa della caserma «Dante Iovino», coordinate dai magistrati di Torre Annunziata, hanno riguardato l'ampia area destinata allo stazionamento degli autotreni e i vicini depositi di carburante. Le forze dell'ordine non sembrano al riguardo nutrire grossi dubbi: gli interventi edilizi, stando alle risultanze investigative messe nero su bianco nel decreto di sequestro notificato ai responsabili, sarebbero infatti stati effettuati «in difformità spiegano dalla Procura torrese dai permessi rilasciati e in contrasto con le prescrizioni impartite dalla soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per l'area metropolitana di Napoli, trattandosi di un'area sismica sottoposta a vincolo paesaggistico e ambientale».
Del resto, già nel corso di un sopralluogo che i carabinieri avevano effettuato lo scorso mese di ottobre, fu accertato come una parte delle opere adesso sequestrate presentasse di fatto carattere permanente e stabile, non rispecchiando quindi il requisito della provvisorietà previsto per gli specifici manufatti oggetto dell'indagine. L'attività dei carabinieri ha portato infine ad accertare come la realizzazione delle opere edilizie ritenute abusive fosse avvenuta nel corso dell'ultimo triennio (più precisamente dal 2019 al 2022).
Il decreto che ha imposto il sequestro dell'area e delle opere ritenute abusive si sarebbe reso necessario, si apprende sempre da fonti legate agli inquirenti, «al fine di inibire la protrazione e l'aggravamento delle conseguenze dei reati oggetto di contestazione». Prima dell'apposizione dei sigilli, l'intera area è stata fatta sgomberare dalle cose e soprattutto dai mezzi che in quel momento si trovavano nella zona interessata dal provvedimento.