Vesuvio, settecento case abusive a rischio abbattimento: la Procura di Torre Annunziata accelera

Gli edifici che ricadono all'interno dei confini del Parco saranno oggetto di procedure di urgenza con la richiesta immediata di finanziamenti per le demolizioni

Una panoramica delle pendici del Vesuvio
Una panoramica delle pendici del Vesuvio
di Dario Sautto
Sabato 3 Dicembre 2022, 09:00 - Ultimo agg. 4 Dicembre, 10:03
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Sono almeno settecento gli edifici abusivi all'ombra del Vesuvio che ora rischiano l'abbattimento. Nei prossimi mesi, torneranno in azione le ruspe nel Vesuviano, anche perché dopo la tragedia di Ischia, la Procura di Torre Annunziata ha accelerato sul tema dell'abusivismo edilizio. Così, è stato avviato il censimento su tutti gli immobili destinatari di ordini di abbattimento e che ricadono nei territori dei Comuni di Torre del Greco, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase, quattro aree che parzialmente comprese all'interno dei confini del Parco Nazionale del Vesuvio e dunque nella «zona rossa» in cui vige il divieto assoluto di edificazione. Il censimento coinvolge i Comuni e lo stesso Ente Parco, che nelle prossime settimane sono chiamati a consegnare in Procura una mappatura dettagliata degli immobili abusivi.

Tra gli oltre settecento edifici tra case, locali commerciali, scheletri di strutture mai completate che sono presenti nella black-list della Procura di Torre Annunziata, quelli che ricadono all'interno dei confini del Parco del Vesuvio saranno oggetto di procedure di urgenza, con la richiesta immediata di finanziamenti per le demolizioni. Oltre la metà degli immobili irregolari cica 360 ricadono nel territorio di Torre del Greco, nella zona alta della città del corallo, che negli ultimi due decenni è una delle aree in cui il «mattone selvaggio» ha provocato i danni maggiori. Tra sanatorie sospese e condoni mai arrivati, centinaia di famiglie hanno costruito case quelle che vengono definite «di necessità» sempre più in quota verso il Gran Cono del vulcano, sfidando divieti e vincoli. Ora, però, con la tragedia di Casamicciola si apre una nuova riflessione sul problema mai risolto dell'abusivismo edilizio per capire di quei settecento edifici quanti sono in piena zona rossa.

Il primo passo sarà proprio il censimento delle strutture che, da sentenza, devono essere abbattute e che sono ancora al loro posto. Se finora il Parco Nazionale del Vesuvio ha comunicato che negli ultimi anni sono 121 i manufatti irregolari individuati nella zona rossa, 77 dei quali sono stati già abbattuti e altri 44 dovranno essere demoliti, il nuovo censimento potrebbe restituire numeri diversi, anche perché i confini della zona protetta sono stati ampliati di recente e potrebbero includere case e strutture abusive che finora erano fuori dall'area a rischio.

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Esempio estremo delle difficoltà di abbattere edifici con ordini di demolizione pendenti da tempo è rappresentato dall'ultimo abbattimento, avvenuto a Sant'Antonio Abate. Un capannone industriale spuntato in piena area agricola nel 1997 era destinatario di due ordini di demolizione emessi negli anni 90 dal tribunale di Torre Annunziata e dall'allora sede distaccata di Gragnano della Pretura oplontina, per violazione dei vincoli paesaggistici e ambientali. È stato demolito dai proprietari, in regime di autodemolizione soltanto nei giorni scorsi, dopo oltre 25 anni. Mentre a Boscoreale si continua a costruire case abusive: l'ultima, su tre edifici, è stata sequestrata dai carabinieri due giorni fa ed è stata realizzata a partire dal 2019, con tanto di cantina interrata. «L'esecuzione delle demolizioni scrive in una nota il procuratore Fragliasso rappresenta, per la tutela del territorio, uno strumento insostituibile, sia in chiave repressiva, per il ripristino delle condizioni ambientali violate, sia in chiave preventiva, per l'efficacia dissuasiva nei confronti dell'abusivismo edilizio». Ma all'ombra del Vesuvio c'è chi attende ancora il condono. 

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