Osanna, buoni propositi per il 2018: «Voglio portare i Rolling Stones a Pompei»

Osanna, buoni propositi per il 2018: «Voglio portare i Rolling Stones a Pompei»
di Gaty Sepe
Domenica 31 Dicembre 2017, 09:47
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Rotoleranno pietre nell'Anfiteatro di Pompei. E non saranno quelle polverose delle rovine abbattute dai crolli, ma quelle di una leggenda vivente: i Rolling Stones. «Il mio sogno per il 2018? Un concerto dei Rolling Stones a Pompei. Ci stiamo lavorando e speriamo di riuscire a chiudere presto. Questo sito è uno spazio per i classici e i Rolling Stones, come i Pink Floyd, sono un classico per eccellenza, un classico del rock». C'è da giurare che la prossima estate vedremo davvero gli arzilli vecchietti del rock suonare sotto il Vesuvio. Massimo Osanna, direttore del Parco archeologico ha di che nutrire i suoi sogni: dagli ingressi ai fondi spesi, ai restauri, alle riaperture, alle mostre, ai nuovi progetti, a Pompei tutti i numeri sono in crescita.

Il concerto dei King Crimson è stato spostato dal Teatro Grande all'Anfiteatro per la grande richiesta di biglietti: dopo i concerti di due anni fa di David Gilmour ed Elton John Pompei è pronta anche per il ritorno della grande musica?
«La grande musica è già tornata: dopo i King Crimson suoneranno infatti James Taylor e Marcus Miller, il bassista jazz celebre per le collaborazioni con Miles Davis e stiamo definendo anche per Robert Plant, l'ex cantante dei Led Zeppelin . Con i manager D'Alessandro&Galli stiamo pensando di mettere su una sorta di festival per l'Anfiteatro, con un programmazione fissa di concerti, pop e rock, così come sta accadendo, grazie all'accordo con lo Stabile di Napoli per il Teatro Grande dove quest'anno ci sarà una seconda stagione di spettacoli».

Come sarà questo 2018 per Pompei?
«Si aprirà il grande cantiere per il laboratorio di ricerche applicate, potremo finalmente esporre tutti i reperti organici ritrovati negli scavi continuando nel progetto di musealizzazione diffusa. E si procederà al restauro del secondo lotto della casa dei Vettii: i lavori andranno a gara nel 2018 e la Domus dovrebbe riaprire nel 2019. Continueremo il progetto sui fronti di scavo nella zona del closiddetto «cuneo» e in quella dei Santuari. Ho già messo in bilancio 800mila euro per le nuove ricerche che saranno condotte con strumenti sofisticati di diagnostica che ci permetteranno uno studio accurato dei pigmenti ma anche di leggere le iscrizioni. Continueremo inoltre a lavorare per l'accessibilità, con un nuovo percorso che va dalle Terme Suburbane a Villa dei Misteri, attraverso un accordo di collaborazione con l'università Federico II e con un progetto con la Urban Vision che prevede la realizzazione di una serie di app che permettano la visita virtuale delle Domus chiuse e di quelle escluse dal percorso disabili, con le immagini girate dal regista Pappi Corsicato».
 
Il 15 gennaio il generale Curatoli lascerà Pompei: che ne sarà della direzione del Grande Progetto Pompei?
«Verrà prorogata di un altro anno, e la direzione verrà affidata ancora ad un generale dei carabinieri. Si è scelto di mantenere lo stesso sistema di vigilanza su appalti e cantieri fino alla conclusione di tutti i lavori del Grande Progetto e anche per l'avvio degli interventi di messa in sicurezza dell'Insula occidentalis dopo gli scavi condotti nella Casa di Marco Fabio Rufo e in quella meridionalis, tra il Tempio di Venere e il Foro Triangolare, che verranno realizzati con i 40 milioni di fondi stanziati dal Cipe».

Che bilancio traccia del 2017?
«Un bilancio certamente positivo che ci fa chiudere l'anno in maniera ottimista. I tre quarti dei cantieri per la messa in sicurezza sono stati finiti o comunque avviati e a buon punto in modo che l'intero progetto possa essere concluso entro la fine del prossimo anno. Sono state quasi del tutto risolte le grandi criticità e, soprattutto, dopo che abbiamo dimostrato, con i fondi del Grande Progetto, di essere stati in grado di mantenere l'esistente, si sono potuti riprendere gli scavi, alla ricerca di una Pompei più antica di quella del 79 d.C. Il nuovo parco archeologico, dunque, sarà anche un luogo dove si riprende a fare ricerca. D'altronde io sono convinto che senza conoscenza non ci possano essere né tutela né valorizzazione».

Diventa più difficile tutelare un parco archeologico così grande con un numero sempre crescente di visitatori?
«Chiudiamo il 2017 con tre milioni e mezzo di visitatori ma anche con un bilancio positivo di riaperture, non soltanto di Domus, ma anche di strade e di interi quartieri. Il che ci ha consentito di raggiungere un altro degli obiettivi che ci eravamo prefissi: decongestione gli Scavi, gestire meglio i flussi di turisti ampliando le offerte di visita del sito ed evitando così le folle di visitatori nei luoghi simbolo».
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