M5S, il figlio del boss ammesso e depennato: «Ma Di Maio mi voleva in lista»

M5S, il figlio del boss ammesso e depennato: «Ma Di Maio mi voleva in lista»
di Fulvio Scarlata
Venerdì 19 Gennaio 2018, 10:16
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Scoppia la rabbia a 5 Stelle per le esclusioni alle parlamentarie. Perché la sorpresa, gli aspiranti candidati deputati e senatori, la hanno avuta direttamente al momento del voto on line: esclusi senza neanche sapere il perché. E volano le accuse. Anche perché un po' tutti hanno ritrovato normalmente nelle liste personaggi che, secondo i militanti, sono impresentabili.

Le liste ufficiali, uscite dalle parlamentarie, verranno rese pubbliche domenica durante un meeting a Pescara. Il sistema del Movimento è molto articolato: prima sono state chieste le disponibilità alle candidature, poi c'è stato un lavoro di scrematura del referente politico per la Campania, Valeria Ciarambino, insieme con i referenti territoriali. Quindi martedì e mercoledì il voto sulla piattaforma Rousseau, in cui i militanti hanno scoperto chi era davvero stato scelto per le parlamentarie. Con la rabbia degli esclusi fatta di post al vetriolo affidati alle pagine di facebook.

«Dite che è stata una grande prova di democrazia, a mio parere è stata messa a dura prova la democrazia - scrive Marco Manna, di Torre del Greco - I partiti per comporre le liste si chiudono dentro a delle stanze, questo è un sistema che abbiamo sempre combattuto, ma vista l'alternativa Rousseau, è molto più onesto. Perché in lista entrano delinquenti, opportunisti, incapaci, e non c'è nessuno che paga né il segretario né, tanto meno, la piattaforma web». Non è un troll o un infiltrato, perché sono tanti i pentastellati a rispondere e lo stesso Manna assicura il voto ai grillini.

C'è chi la prende con filosofia: «Per motivi che non conosco e gradirei conoscere, sono stato escluso: avere una motivazione valida non sarebbe male» scrive Alberto Gargiulo, 34 anni, di Pimonte. Altri sono più inferociti: «Vedere un Sautoriello, amico degli amici, candidato e probabilmente eletto con il Movimento e tanti altri militanti di sempre buttati fuori come se nulla fosse, senza una motivazione, è semplicemente assurdo - per Francesco Contò di Castellammare di Stabia - Abbiamo l'obbligo di andare avanti, ma è mortificante». Il Sautoriello preso di mira è Carmine, originario di Nola, fotografato in passato con l'ex assessore di Caldoro Pasquale Sommese, che risponde sempre sul web: «Un pregiudizio triviale, una generalizzazione tra buoni e cattivi solo per una foto con uno dei tanti amici fatta a vent'anni».

Un caso a parte è quello di Franco Iacolare, 47 anni, attivista di Giugliano, figlio di Corrado, il boss del clan di Cutolo protagonista delle guerre camorristiche degli anni '80. Franco, immortalato ad aprile scorso con Luigi Di Maio, era stato pubblicamente difeso dal candidato premier perfino in un suo libro. Candidato alle parlamentarie, però, Iacolare è stato depennato. E ora chiede il perché: «Di Maio mi ha riabilitato escludendo legami criminali, perché ora non darmi questa possibilità di candidarmi?».
 
Disilluso, invece, il napoletano Vittorio Emanuele Iervolino: «La mia domanda è arrivata con un giorno di ritardo per colpa delle Poste. Ma il M5S dice che vuole alleggerire la burocrazia, ma mi chiedono 50 euro di documenti, da mandare solo per raccomandata. Io per i bandi pubblici faccio una autodichiarazione e invio con posta certificata. Ci chiedono il curriculum, quando il candidato premier ha un cv imbarazzante. E la piattaforma Rousseau è assurda: tutto studiato a tavolino. Alla faccia della libera ed onesta votazione, una farsa vera e propria». «Li ricorderemo come i i giorni della vergogna - per Andrea Cecchi - un indicibile suicidio collettivo. Tutto per la genuflessione di un intero Movimento di bellissime persone che ci mettevano il cuore, a uno staff d'innominabili e sconosciuti che sta decidendo a tavolino le sorti di queste elezioni».

La reazione, non ufficiale, dei 5Stelle è chiara: «Tutte le esclusioni sono legittime. Alcune per motivi oggettivi, altre perché gli aspiranti candidati già si erano presentati alle elezioni in altri partiti. In altri casi i candidati avevano presentato esposti o denunce contro il Movimento. Ci sono autoproclamati attivisti sconosciuti ai meet up del loro territorio. Poi ci sono anche errori».
 

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