Napoli, la tradizione del banco dell'acqua è un cult: «Tutti vogliono la limonata a cosce aperte»

Napoli, la tradizione del banco dell'acqua è un cult: «Tutti vogliono la limonata a cosce aperte»
di Andrea Aversa
Venerdì 10 Dicembre 2021, 16:09 - Ultimo agg. 11 Dicembre, 09:23
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Dalla tradizione agli chef stellati. Dalla cultura popolare alla nicchia di mercato. Gli acquafrescai a Napoli, i famosi banchi dell'acqua, sono davvero rimasti in pochi. Ma allo stesso tempo sono diventati un fenomeno cult. Un patrimonio da conservare e valorizzare. Un luogo di incontro che sta facendo impazzire i turisti. Antonio e la sorella Carolina gestiscono il punto ristoro di piazza Trieste e Trento da circa 60 anni.

«Mia madre vendeva i limoni ai due fratelli un tempo titolari - ha raccontato Antonio - Quando decisero di vendere l'attività la proposero a mia mamma.

Lei doveva crescere cinque figli e accettò. Così da allora la mia famiglia gestisce questo banco dell'acqua». Un'attività nata nell'800 quando ancora c'erano i Borbone. «L'Oasi di Chiaia esiste dal 1902 - ha detto Claudio che da 25 anni fa l'acquafrescaio in via Chiaia - prima c'era un punto ristoro ad ogni angolo della città. Oggi siamo in pochi». 

Eppure da qualche anno il banco dell'acqua è tornato di moda. Attira i napoletani che durante la giornata, invece di fermarsi al bar, decidono di prendere una bevanda fresca. Attira i turisti grazie anche alla famosa limonata a cosce aperte - ha spiegato Enzo dello Chalet dei Platani in piazza Sannazaro - Il chioschetto esiste dagli inizi del '900, la mia famiglia lo gestisce da almeno 50 anni».

Luoghi a conduzione familiare che oggi come allora consentono a tante famiglie di lavorare. Un modo per portare avanti una tradizione secolare. «Rischiavamo di perdere anche la limonata - ci ha raccontato Antonio - Per fortuna da qualche tempo è diventata una bibita richiestissima. Oltre ad essere buona e fresca, fa divertire i gruppi di amici: chi la beve male paga». 

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«È stata una mia grande intuizione. Ho iniziato a proporla ai clienti per testarne la reazione - ci ha detto Claudio - Si chiama a cosce aperte perché chi la beve deve sporgersi col busto in avanti, tenendo il resto del corpo dietro. È un modo per non sporcarsi. Il rischio c'è nel momento in cui il bicarbonato a contatto con l'acqua minerale e il limone fa debordare tutto il liquido fuori dal bicchiere».

Nonostante i decenni, gli acquafrescai napoletani continuano a fare con amore e passione questo lavoro. «La mia famiglia ed io stiamo qui da mezzo secolo - ha spiegato Enzo - Eppure continuiamo ad aprire il chiosco ogni giorno con lo stesso entusiasmo di allora». «La cosa pazzesca - ha raccontato Claudio - è che uno chef stellato ha rivisitato la limonata a cosce aperte e l'ha inserita nel suo menù».

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