L’Albergo dei Poveri di Napoli regno dell’illegalità: «Occupazioni senza fine»

L’Albergo dei Poveri di Napoli regno dell’illegalità: «Occupazioni senza fine»
di Gennaro Di Biase
Sabato 21 Maggio 2022, 00:07 - Ultimo agg. 22 Maggio, 09:24
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Prima di dare seguito al progetto di trasferire la Biblioteca nazionale da Palazzo Reale all’Albergo dei Poveri, il ministro Franceschini dovrà fare i conti con centinaia di residenti abusivi che allargano e consolidano l’occupazione di Palazzo Fuga, con gli infissi di plexiglass in apparenza nuovi e ben tenuti delle loro verande fuorilegge incastrate nei mattoni del ‘700, e con i parcheggi coperti e non che sorgono a vario titolo nel piazzale dal lato di via Tanucci. E poi, naturalmente, il ministro dovrà fare i conti con la decadenza imperiosa dell’edificio, diventata purtroppo quasi cronica con il passare dei decenni di promesse e mancati rilanci. A Palazzo Fuga dimora, in tutta la sua disperata potenza, la bellezza della distruzione. L’Albergo dei Poveri di piazza Carlo III, il monumento più grande d’Europa, travolge lo sguardo dell’osservatore. La sua maestosità ingombra gli occhi. E ingombra anche la mente, che prova intanto a spiegarsi il perché delle stanze distrutte, delle mura sfasciate, delle centinaia di lamiere delle auto in sosta, dei clochard, delle scritte delle babygang e dei residenti che occupano e abitano uno dei palazzi più prestigiosi del Vecchio Continente. La distanza tra ciò che Palazzo Fuga è e ciò che potrebbe essere è uno dei nodi cruciali del destino di questa città. E lo è da troppi anni.

Purtroppo al momento parliamo di una distanza abissale. La stessa che passa tra i manoscritti autografi di Leopardi conservati nella Biblioteca di piazza Trieste e Trento (dove di recente è venuto alla luce addirittura un inedito del poeta di Recanati) e “Genny ’a carogna”. È proprio di lui che uno dei parcheggiatori dell’Albergo dei Poveri parlava, ieri mattina, rivolgendosi al “collega”. «Mi serve ’o numero di Genny ’a Carogna, lo tieni?». Intorno ai due, c’è una distesa di lamiere nel parcheggio all’aperto dell’enorme piazzale interno di Palazzo Fuga, dal lato di via Tanucci, in quella che una volta era una sede di uffici comunali. «Si paga 2 euro all’ora, non abbiamo il pos». E non rilasciano scontrino. Anzi, una volta ripresa l’auto, i parcheggiatori rivogliono indietro lo striminzito foglietto della sosta. C’è anche un altro parcheggio, nei sotterranei. Se si alza lo sguardo dal piazzale, si vedono le finestre dell’Albergo: decine di verande, sempre di più, incastrate nell’edificio storico, panni stesi, tubi e allacci a vista agganciati chissà dove, Super Santos. Decine di stanze e locali diventati case di altrettante famiglie che li hanno occupati in pianta stabile. Qualche infisso di plexiglass confina con la vicina stazione della Polizia di via Tanucci, che a sua volta confina con il deposito Anm. L’abusivismo, le istituzioni e la legge: a Palazzo Fuga tutto questo convive in pochissimi passi.

Non che le cose vadano meglio dal lato dell’ingresso principale affacciato su piazza Carlo III. Qui si avvista qualche cantiere in fase di chiusura, ma il colpo d’occhio è già vanificato dalle babygang, che di recente hanno preso d’assalto lo scalone con le loro scritte incivili, come a confermare l’odore di camorra che si respira intorno a tante zone del Real Albergo. “Forcella”, si legge a caratteri cubitali con bomboletta spray nera. Il degrado dell’entrata principale è deprimente. In mezzo alle scritte, si stagliano svariate case di clochard. E l’immondizia è ovunque anche nell’atrio principale, che sarebbe chiuso al pubblico, ma evidentemente non per i bivacchi. Potenzialmente, questo sarebbe un ottimo ingresso per una biblioteca. Nella realtà è un pezzo fatiscente di una città che negli ultimi decenni non ha saputo cosa farsene della sua storia. Palazzo Fuga, insomma, non è dei poveri, non è della società civile e non è della cultura. È, invece, per lo più di chi se lo prende senza chiedere permesso.

La strada per la fattibilità del rilancio di Palazzo Fuga di cui parla Franceschini, insomma, non è in discesa. «Mi chiedo se le autorizzazioni per i parcheggi interni all’Albergo siano in regola - dice il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Borrelli - e quale sia la situazione dei residenti che occupano l’edificio.

Il Comune faccia chiarezza». «Il Real Albergo dei Poveri - aggiunge Borrelli con Enzo Vasquez del Sole che Ride - attende da 40 anni una ristrutturazione che potrebbe arrivare grazie al Pnrr. Infatti è una delle opere inserite nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Al suo recupero sono destinati 100 milioni di euro. Nell’attesa che arrivino i fondi e si delinei il progetto, la struttura è in balia di incivili e vandali. Prima di pensare alla Biblioteca, bisogna tutelare la struttura».

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Critiche dello stesso calibro arrivano su Facebook da Antonio Pariante del Comitato Portosalvo: «Ecco l’ennesima decisione presa dall’alto. La Biblioteca nazionale nel Palazzo Sgarrupato è un grave danno alla città. No al trasloco coatto. L’edificio è ancora pericolante, e prima del restauro non possono essere affrontati altri discorsi, che rischiano di aggiungersi alla lista di rilanci mancati dell’Albergo».

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