Analisi, il Cardarelli verso la resa: pochi biologi e computer in tilt

Analisi, il Cardarelli verso la resa: pochi biologi e computer in tilt
di Ettore Mautone
Martedì 5 Marzo 2019, 07:00
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Caos pronto soccorso: al Cardarelli non c'è solo il nodo dei malati in fila al triage e delle decine di barelle in Osservazione. In quello che oggi è l'unico hub in grado di fronteggiare qualunque urgenza medica e chirurgica dell'area metropolitana di Napoli c'è anche una falla misconosciuta - in cui scorrono carenze, disservizi, sprechi e pericoli per i pazienti - che conduce al laboratorio di analisi. Qui le attività del cosiddetto core-lab dedicato al dipartimento di urgenza, si mischiano e si confondono con il servizio reso ai reparti di degenza.
 
A non funzionare come dovrebbe è innanzitutto l'interfaccia informatica che mette in comunicazione i reparti di emergenza con il centro analisi dell'ospedale. Un sistema che sostituisce la comunicazione su carta e via fax e che dovrebbe, in pochi minuti, consentire ai medici di raccogliere al videoterminale il responso delle analisi per monitorare ad esempio la coagulazione degli infartuati o l'andamento della trombolisi negli ictus. Così per il monitoraggio delle infezioni e di altri parametri vitali. Centinaia di casi clinici ogni giorno, per essere inquadrati, avviati alla terapia e monitorati, hanno bisogno di un prelievo. A mandare in tilt questo cruciale servizio sono carenze di personale, organizzazione precaria, deficit del server, prelievi insufficienti e altre lacune. Tutte puntualmente elencate in decine di missive inviate ai vertici dell'ospedale e ai suoi superiori da Francesco Rossi, biologo in servizio presso il laboratorio del Cardarelli. Rossi ha scritto anche al ministero della Salute e al presidente dell'Anac (Autorità anticorruzione) Raffaele Cantone.

«L'ultima crisi del sistema, fino alla perdita del controllo della situazione - avverte il medico - si è verificata domenica scorsa. Nemmeno gli esperti del pool informatico dell'ospedale hanno saputo dare spiegazioni logiche». Il responso delle analisi, puntualmente trasmesso al server, non veniva ricevuto in pronto soccorso. «Il lavoro dovrebbe funzionare come un orologio - aggiunge Rossi - dalla accettazione allo smistamento alle varie linee fino alla certificazione e trasmissione. Il tutto in brevissimo tempo. Ciò non accade. Noi abbiamo rigide regole da rispettare ma spesso una sola persona di turno deve fronteggiare accettazioni non adeguate, campioni non idonei, provette che arrivano a volte vuote o con quantità di sangue insufficienti. Ciò richiede la ripetizione del prelievo e la ripetizione per 4 o 5 volte delle richieste per lo stesso paziente. Senza contare che le continue telefonate di reclamo per ottenere responsi già trasmessi ma non ricevuti frammentano il lavoro alle macchine. La colpa non è del laboratorio e non c'è alcuna negligenza. Qui arrivano 100 emocromi al giorno e ci sono esami che hanno precedenza assoluta e che invece aspettano perché finiscono nel calderone generale.

Attualmente al laboratorio del Cardarelli, per le urgenze, si alternano in tutto quattro biologi: 1 o 2 la mattina, uno di pomeriggio e uno la notte. Talvolta fanno i turni anche con i 5 che presidiano il laboratorio generale. Un sistema farraginoso e da rivedere, mal codificato e organizzato e che porta a spingere sulla leva dello straordinario selvaggio per tamponare le falle.
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