L'artigianato napoletano che resiste, Pino 'o Cusitore: «Sogno una scuola per i giovani dei Quartieri»

Giuseppe Cognetti, Pino 'o Cusitore nella sua bottega ai Quartieri Spagnoli
Giuseppe Cognetti, Pino 'o Cusitore nella sua bottega ai Quartieri Spagnoli
di Andrea Aversa
Sabato 23 Ottobre 2021, 20:20 - Ultimo agg. 24 Ottobre, 08:03
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Per arrivare nella bottega di Giuseppe Cognetti, bisogna infilarsi tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli. Proprio quella rete di strade e stradine che tra San Ferdinando e Montecalvario, collegano il corso Vittorio Emanuele a via Toledo e via Chiaia. Nel ventre di Napoli il negozio di Pino 'o Cusitore è visibile grazie a una borsa in pelle gigante e sospesa sopra l'insegna del suo laboratorio.

Una volta entrati nella bottega, saltano subito all'occhio due cose: una meravigliosa macchina per cucire Singer e una miriade di attrezzi appesi al muro in ordine maniacale. E poi appare lui, con il suo camice in cuoio e quelle due mani sempre pronte a prendere misure, cucire, tagliare. 

Pino 'o Cusitore, così è conosciuto Giuseppe Cognetti nel quartiere. Uno degli ultimi artigiani della zona, baluardo di quella creatività e manualità che negli utlimi decenni si sono perse, in favore degli automatismi e delle grandi produzioni. Ma Pino ha scelto la sua bottega, ha preferito il suo piccolo negozio alle fabbriche dei grandi marchi per i quali ha lavorato in passato.

«Ho iniziato da piccolo, ho imparato il mestiere grazie a mio nonno - racconta Cognetti - La mia è sempre stata una passione.

Il creare oggetti che abbiano un'estetica e una funzionalità mi ha sempre dato grandi soddisfazioni. E vedere le mie borse e i miei zaini indossati dalle persone mi rende felice».

Pino non ha mai rimpianto quella scelta: «Le grandi produzioni creano prodotti in serie e uguali. Io, invece, posso personalizzare tutto. Di conseguenza posso rendere unico quello che faccio. Il cliente è consapevole che la sua sarà una borsa che nessun altro potrà mai avere». 

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Ma è stata un'altra l'intuizione che ha reso 'o Cusitore un innovatore di quest'arte: quella di puntare sul riciclo e la sostenibilità, temi di grande attualità e che stanno molto a cuore all'opinione pubblica. «Io ho sempre fatto riparazioni - dice Cognetti -. Ma negli ultimi mesi, anche per trovare nuove idee per sopravvivere alla crisi causata dalla pandemia, ho pensato di utilizzare pelli e altri materiali che normalmente le persone butterebbero via. Io invece li riciclo e gli dono nuova vita».

Così dalla juta abbandonata nascono sacche, dalle buste di plastica pochette, dalle confezioni di pop corn e patatine borsette e dai giubbotti danneggiati zaini. Questa originalità ha portato Pino a farsi conoscere da una platea più vasta: clienti provenienti da più quartieri e turisti incuriositi dalla sua maestria. 

Giuseppe Cognetti ha un sogno, "se un giorno ne avrò la possibilità vorrei aprire una scuola per i giovani. Sarebbe un modo per offire a tanti ragazzi del quartiere un'opportunità. Molti di loro invece di stare per strada potrebbero imparare un mestiere e chissà, forse un giorno scoprire la loro passione. Proprio come è successo a me".

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