Bagnoli, il grande bluff: progetto senza colmata

Bagnoli, il grande bluff: progetto senza colmata
di Luigi Roano
Sabato 22 Maggio 2021, 10:00
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Quando il vicesindaco Carmine Piscopo ha detto: «Ora abbiamo bonifiche e progettazioni di Bagnoli in corso ma ci attende una sfida importante, accelerare i tempi perché questo darà maggiore credibilità al percorso che oggi come istituzioni ci stiamo dando» il commissario alle bonifiche di Bagnoli Francesco Floro Flores ha inarcato il sopracciglio. Stentava a credere a quello che le sue orecchie avevano sentito. Del resto sta da tre anni sulla poltrona di commissario e l'unica bonifica avviata è stata quella del sito ex eternit che sarà ultimata solo entro fine anno. Tuttavia, poco prima Claudio Collinvitti - il manager di Invitalia, il soggetto attuatore della nuova Bagnoli - aveva affermato qualcosa di molto grave: «La presentazione di questo progetto è un altro passo avanti per il futuro del sito, faremo la bonifica lasciando da parte la colmata a mare perché servono altri approfondimenti». Dunque il progetto vincitore del concorso di idee per Bagnoli - un raggruppamento di 12 soggetti guidato da Studio Bargone Architetti Associati - si è rivelato per quello che è: un libro dei sogni. Di più, solamente il centesimo - o forse di più - progetto sulla rinascita di Bagnoli destinato a finire dentro a un cassetto. Cosa significa? Tutto il disegno del nuovo quartiere - bellissimo sulla carta - è centrato sulla rimozione della colmata e la restituzione della spiaggia e del mare ai napoletani, circa 2 chilometri di litorale. Così i progettisti hanno immaginato un litorale e una spiaggia attrezzata, ma chi deve rimuovere la colmata, Collinvitti e Floro Flores cioè Invitalia e il commissario, non ha nemmeno un progetto per quello che è un lavoro molto importante. Floro Flores non è una novità che non vorrebbe più rimuoverla spalleggiato da Invitalia che va blaterando che non esiste «un progetto per la rimozione della colmata perché in nessuna parte del mondo si è mai fatto un simile lavoro».

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Il vincitore è uno, ma in realtà i progetti presentati sono 3 per definire il nuovo assetto paesaggistico di tutta l'ex area Italsider compreso il grande parco urbano esteso per 120 ettari dei 250 totali dell'area.

Dunque circa metà del perimetro della ex fabbrica del ferro sarà trasformato in un parco. I progetti premiati hanno tracciato alcuni scenari possibili per Bagnoli: sostenibilità ambientale ed economico-sociale, accessibilità e mobilità interna. Oltre a delineare le forme dei nuovi edifici, le proposte hanno definito il nuovo paesaggio dell'intera area integrando il grande parco urbano con le archeologie industriali e il nuovo waterfront. Ma l'iter non è finito, qui la strada è lunga. Entro 30 giorni dalla proclamazione il vincitore dovrà consegnare il masterplan per definire forme e funzioni degli edifici, le altezze e tanto altro. Quindi passaggio in conferenza dei servizi. La sostanza è che solo tra un anno - nella migliore delle ipotesi - si vedrà qualche cantiere per la rigenerazione urbana. Perché nel frattempo inizierà una fase di «ascolto del territorio, l'obiettivo è mantenere viva e costante la connessione con il territorio e favorirne l'inclusione». Nello specifico il progetto vincitore racconta del ritorno all'ideale di «Campania felix», ed è declinato «secondo una interpretazione contemporanea del genius loci» raccontano i progettisti. Oltre alla grande spiaggia si intravedono tre laghetti, due prolungamenti del grande pontile per entrare ancora di più nel mare. Fissata anche dietro via Coroglio - che dovrebbe diventare pedonale e ciclabile - anche la sagoma di Città della Scienza. «Da Posillipo il progetto si articola in tre diversi ambiti: il parco naturale, con il recupero della naturalità e di una rete ecologica che unisca il mare alla collina; il bosco produttivo, con il ritorno alle coltivazioni arboree di specie antiche e autoctone; il parco urbano più vicino e funzionale al quartiere residenziale e alle nuove costruzioni che qui si insedieranno». Il secondo classificato, con il progetto «Argatella», prevede un intervento «che ricuce lo strappo del declino industriale, valorizzando archeologia e paesaggio, tessendo legami. Il parco è il filo conduttore». Il terzo riconfigura in maniera unitaria il paesaggio di Coroglio. «Il conflitto fra la fabbrica e l'ambiente si compone per restituire l'area all'utilizzo dei cittadini: una forma di risarcimento per i guasti di un secolo di inquinamento». 

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