B&B a Napoli, il grande flop del bonus vacanze: «Qui è inutilizzabile»

B&B a Napoli, il grande flop del bonus vacanze: «Qui è inutilizzabile»
di Gennaro Di Biase
Venerdì 10 Luglio 2020, 09:30
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Il giugno nero del turismo campano e il rebus del bonus vacanze. Sono questi i temi più caldi tra gli operatori del settore: nell'extralberghiero sono migliaia le aziende fallite e i posti di lavoro andati in fumo. Al di là delle varie e contrastanti tesi sulla turistificazione, erano «migliaia i giovani napoletani che avevano investito nelle strutture ricettive, anche affittando case - spiega Agostino Ingenito, presidente di Abbac - E che ora si ritrovano senza entrate». I dati sono impietosi. A Napoli, secondo i numeri Abbac, «Equitalia e il regolamento regionale tagliano fuori l'80% delle attività extralberghiere dalla possibilità di accettare i bonus vacanza. In Campania i b&b non possono avere una partita Iva, e chi non c'è l'ha non può riscuoterlo. Solo un 20% delle strutture potrebbe prenderlo, ma non lo farà».

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Il Covid ha cambiato la storia, e quindi l'economia. Il collasso del turismo global ne è uno degli effetti più lampanti. Airbnb contava «7100» annunci di location a Napoli prima del virus e circa «1500» strutture iscritte al registro comunale. «Lavoriamo a quasi 100 di richieste di sospensione della Scia - prosegue Ingenito - Abbiamo chiesto al Comune di destinare le strutture a locazioni transitorie, ma non abbiamo risposte. Il sindaco disse che avrebbe sospeso le imposte, ma non c'è nessuna esenzione. Il 55% delle strutture non ha avuto un ospite da maggio e il 40% di chi aveva una Scia non riaprirà: in molti casi si tratta di giovani che fino a qualche mese fa avevano in mano una start-up e ora non hanno nulla. Non c'è stata rinegoziazione dei contratti d'affitto da parte dei proprietari». Se si considera che per un b&b o una casa vacanze servono almeno 3 dipendenti (tra pulizie, check-in e gestione delle prenotazioni), sono circa 10mila i lavoratori rimasti con un pugno di mosche. Anche la situazione arrivi è «catastrofica - dice Ettore Cucari, presidente di Fiavet Campania Rispetto al giugno 2019 c'è un calo del 90% delle presenze e il bonus vacanza non piace. Qualche lavoratore dell'Alpitour si sta organizzando, ma urge liquidità per gestire un b&b, che deve sostenere spese immediate».
 

 

«A giugno l'occupazione camere è stata del 10% rispetto all'85% del giugno 2019 - spiega Antonio Izzo, presidente di Federalberghi Napoli - Sono 105 gli alberghi aperti su 150. Un terzo ancora chiuso», tra cui il Vesuvio. Venendo al bonus vacanze, lo scetticismo è alto. Un imprenditore su 2 non lo preferisce: non è cash, e sorgono dubbi sulla capacità di riscuotere il credito di imposta. Scettici anche i vacanzieri, perché il bonus non è frazionabile in più viaggi. «La burrasca Covid-19 continua a flagellare il settore. Nel 2020 si registrerà la perdita di 295 milioni di presenze (-68,7% rispetto al 2018), con un calo di fatturato di quasi 16,3 miliardi (-69,0%)». Così Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, commenta i dati del monitoraggio di 2000 strutture.
 

E in città va peggio: «Un mese negativo - racconta Salvatore Russo dell'Hotel Colombo - Ho un 30% di occupazione di camere nei weekend, ma in settimana è vuoto al 90%. Dall'estero il 10% di arrivi, a stento. La gente ha bisogno di evadere dopo la quarantena, ma lo fa in spazi aperti, e non in una metropoli come Napoli in cui i mezzi pubblici non vanno. Sul bonus, pago le tasse in funzione del fatturato. Nella prima settima di luglio ho fatturato l'80% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Quindi pagherò l'80% circa in meno di tasse. A che serve?».

«Luglio dà segnali di risveglio - prosegue Izzo - Il bonus è una spinta più utile per famiglie che per imprese. Servono liquidità a fondo perduto, la proroga della cig fino a fine 2020 e una campagna di promozione del territorio, oggi insufficiente». «Il bonus è di 150 euro per una persona, 300 per 2 e 500 per 3 viaggiatori - conclude Antonio Palmieri, direttore di Magris e Tiempo - È una misura utile per strutture con al massimo 3 stelle.
Speriamo che banche e aziende di consumo non rifiutino di accettare il credito di imposta come merce di scambio». 

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