Campania zona arancione, commercianti spaccati: «Anche noi colpevoli»

Campania zona arancione, commercianti spaccati: «Anche noi colpevoli»
di Paolo Barbuto
Domenica 21 Febbraio 2021, 11:00 - Ultimo agg. 14:50
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Da un lato le proteste di ristoratori e cuochi che si scagliano contro la zona arancione, dall'altra la Federazione del Commercio che rimbrotta proprio i ristoratori spiegando che «se avessero contribuito a condividere il rispetto delle regole, adesso non saremmo piombati nuovamente nel caos delle restrizioni».

La disfida è del tutto nuova: fino ad ora c'era stata costante unità d'intenti, perfino nei mesi pre-natalizi quando tutti si unirono (inascoltati) nella richiesta di una zona rossa immediata che servisse ad abbassare il livello dei contagi per poi arrivare ad un Natale di aperture serene.

 

Nelle ore immediatamente successive alla decisione s'erano fatti sentire i ristoratori che avevano urlato la loro rabbia di fronte a una decisione che, a loro, era sembrata inattesa.

Ieri, all'alba dell'ultimo giorno di zona gialla, sono scesi in campo i cuochi con altre parole severissime: «I cuochi e i ristoratori campani non ne possono più: basta ordinanze fatte dalla sera alla mattina! Dopo un anno di emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, ad ogni livello di questo Stato non si è ancora compreso come fare le ordinanze di chiusura per il settore della ristorazione».

Il documento è stato diffuso dall'Unione Cuochi della Campania e porta la firma del presidente dell'organizzazione, Luigi Vitiello, già presidente della diramazione avellinese e oggi al vertice dell'Unione regionale: «Ancora una volta si dispone il cambiamento di colore della regione di venerdì e con effetto dalla domenica - spiega Vitiello - Questi signori non hanno compreso, dopo un anno e decine e decine di segnalazioni, che i ristoranti, e tutto il settore in generale, non funzionano come gli altri esercizi commerciali. Gli operatori del settore programmano giorni prima le spese per far funzionare le strutture. Chiudere da un giorno all'altro significa solo far gettare alimenti nell'immondizia dopo aver speso centinaia e in alcuni casi migliaia di euro».

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Il refrain è identico a quello dei ristoratori, solo che viene da chi sta ai fornelli e vive le stesse angosce: «È assurdo che non si comprenda dopo un anno che queste ordinanze non vanno disposte il venerdì, quando si riuniscono i vari comitati, basta anticiparsi ai primi due giorni della settimana. Ci vuole tanto a capire? È vergognoso e scandaloso».

Su un fronte esattamente opposto si trova la Federazione del Commercio (che include anche ristoratori) e non riesce a condividere totalmente le rimostranze poderose che stanno accompagnando quest'ultima variazione di colore della Campania: «Io chiedo agli amici ristoratori, soprattutto quelli di certe zone di Napoli, perché non hanno dato il loro contributo a un contenimento del caos? Perché non si sono resi conto che con gli affollamenti delle ultime settimane era logico che arrivassimo a queste nuove restrizioni? - la voce è quella di Enzo Perrotta, presidente della Federazione del Commercio e leader dei commercianti di Vomero e Arenella - Adesso non possono piangere sul latte versato, non possono mostrarsi increduli di fronte a una situazione che loro stessi hanno contribuito a creare». 

 

Di fronte alla perplessità di chi non vede nella categoria dei ristoratori l'unica grande fonte di assembramenti che hanno portato alla decisione di tornare in zona arancione, Perrotta chiarisce: «Non dico che sono i ristoratori, alcuni, non tutti, ad aver favorito la crescita dei contagi, imputo ad alcuni di loro l'eccessiva rilassatezza con la quale hanno favorito gli assembramenti nei loro locali ed anche all'esterno. Se nelle ultime settimane avessero imposto il drastico rispetto delle norme, e mi riferisco solo ad alcuni, non tutti, avrebbero dato il loro contributo alla causa della lotta alla pandemia. Se avessero rinunciato a una parte della clientela spiegando che l'affollamento esterno in attesa di un tavolo non era ammesso, avrebbero rinunciato a un po' di incassi però, magari, oggi potrebbero continuare a tenere i loro locali aperti».

La questione, ovviamente, si allarga anche ai controlli: «Certo, sarebbe necessario anche un capillare controllo di strade e locali da parte delle forze dell'ordine: se la gente sapesse che c'è attenzione massima eviterebbe assembramenti, se ci fossero sanzioni e mano dura anche all'interno di ristoranti e negozi, tutti si atterrebbero al rispetto delle regole. Invece nessuno ha sanzionato, nessuno ha chiesto di evitare comportamenti scorretti. E oggi tutti ne pagano le conseguenze».

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