È un grigio Natale tra le strade commerciali di Napoli. L'aria è mesta nelle zone dello shopping. Niente luminarie, niente addobbi, le vetrine non sentono la festa. Qualcuno ha incorniciato l'ingresso del suo negozio con una stola verde: è il massimo del festone, pare lì quasi dimenticato. Il Natale lo immagini lontanissimo, qui; quello dello scorso anno sembra appartenere a cento anni fa. Il primo week end di dicembre, in genere, apriva le danze. Il fine settimane dell'Immacolata, addobbi nelle case, e grandi raduni per le strade. Quest'anno, invece, il virus ha mangiato tutta l'aria, manca il respiro alla voglia di festeggiare. «Più avanti, verso metà mese, magari qualcosa si metterà in moto - dice Giovanna, commessa di un negozio di intimo del Vomero - Ma per adesso non c'è nemmeno lo stimolo per appendere una lampadina colorata». Di regali neppure a parlarne. La corsa tradizionale, per i più organizzati, cominciava già ai primi di dicembre. Il giro di negozio in negozio per i pacchettini. L'albero addobbato in ogni esercizio, le luci colorate che verso sera accompagnavano lo struscio. Il primo venerdì sera di dicembre, invece, è il deserto in via Luca Giordano. Le gelaterie di piazza degli Artisti sono vuote. Resistono i due negozi di Baccalari e genepesca, con l'esposizione di olive, frutta secca, papaccelle. Ma loro tengono quella mercanzia tutto l'anno, mentre non sono ancora partiti con il raddoppio della merce, che in questo periodo già compariva. «Troppe incertezze - dice uno dei titolari - Andiamo avanti un poco alla giornata».
Tutta l'isola pedonale che arriva fino all'incrocio con via Scarlatti è desolata.
Un Natale a luci spente anche nel centro storico. Non ci saranno, ovviamente, le luminarie del Comune lungo via Toledo. Non si vedono neppure ambulanti e artisti di strada, mentre la lunga cicatrice che porta al mare è animata tutto il giorno per via degli uffici ancora aperti. Ma la sera, dalle 19, è già coprifuoco, a dispetto degli orari delle ordinanze. Bar con due tavolini a sbarrare l'ingresso, negozi di abbigliamento per adulti chiusi. Nessun addobbo neppure a ridosso dei megastore H&M e Alcott, che lo scorso annunciavano le feste con alberi, luci, suoni. Avventurarsi nei Decumani, poi, mette una malinconia così profonda da ustionare lo stomaco. Niente turisti, niente bancarelle, sopravvivono i take away di cibo ma a chi vendono? Da piazza del Gesù cominciava già il fiume di gente che avanzava come una processione araba verso San Gregorio Armeno. Oggi si contano i passi perduti. Le botteghe dei presepi apriranno di forza. Ma i maestri artigiani hanno le braccia conserte. Alcuni tra i più conosciuti vendono i loro pezzi migliori su internet. Va a ruba il Maradona con le ali. E in tanti si fanno recapitare a domicilio i loro presepi, per dare almeno calore alle case. Ma il deserto nelle strade, i negozi struccati, le porte chiuse, i caffè sorseggiati sull'uscio, i vicoli che diventano improvvisamente enormi senza la solita ressa, stringono il cuore in una morsa. La festa non è qui.