Campania zona arancione: niente luminarie né turisti, il virus si abbatte sul Natale

Campania zona arancione: niente luminarie né turisti, il virus si abbatte sul Natale
di Antonio Menna
Sabato 5 Dicembre 2020, 10:30 - Ultimo agg. 10:35
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È un grigio Natale tra le strade commerciali di Napoli. L'aria è mesta nelle zone dello shopping. Niente luminarie, niente addobbi, le vetrine non sentono la festa. Qualcuno ha incorniciato l'ingresso del suo negozio con una stola verde: è il massimo del festone, pare lì quasi dimenticato. Il Natale lo immagini lontanissimo, qui; quello dello scorso anno sembra appartenere a cento anni fa. Il primo week end di dicembre, in genere, apriva le danze. Il fine settimane dell'Immacolata, addobbi nelle case, e grandi raduni per le strade. Quest'anno, invece, il virus ha mangiato tutta l'aria, manca il respiro alla voglia di festeggiare. «Più avanti, verso metà mese, magari qualcosa si metterà in moto - dice Giovanna, commessa di un negozio di intimo del Vomero - Ma per adesso non c'è nemmeno lo stimolo per appendere una lampadina colorata». Di regali neppure a parlarne. La corsa tradizionale, per i più organizzati, cominciava già ai primi di dicembre. Il giro di negozio in negozio per i pacchettini. L'albero addobbato in ogni esercizio, le luci colorate che verso sera accompagnavano lo struscio. Il primo venerdì sera di dicembre, invece, è il deserto in via Luca Giordano. Le gelaterie di piazza degli Artisti sono vuote. Resistono i due negozi di Baccalari e genepesca, con l'esposizione di olive, frutta secca, papaccelle. Ma loro tengono quella mercanzia tutto l'anno, mentre non sono ancora partiti con il raddoppio della merce, che in questo periodo già compariva. «Troppe incertezze - dice uno dei titolari - Andiamo avanti un poco alla giornata». 

 

Tutta l'isola pedonale che arriva fino all'incrocio con via Scarlatti è desolata.

I bar hanno incatenato le sedie e i tavolini all'aperto, impilati sotto i gazebi, e vendono qualche caffè da asporto sull'uscio a pochi clienti infreddoliti. I negozi di abbigliamento e scarpe sono malinconicamente chiusi. Hanno le porte a vetri sigillate e un gioco di ombre buie tra i manichini. Su qualcuno ci sono ancora le magliette estive. Le vetrine sono scure e abbandonate, sembrano le stanze antiche di una casa disabitata da troppo tempo. Resistono le bancarelle di libri, battute dal vento e dal freddo, anche loro senza un addobbo, con qualche passante che guarda le copertine ma non le tocca. «Per noi questo mese era quasi tutto - spiega uno dei librai - Regali, strenne, nuove uscite, con tantissima gente per strada che passava e curiosava, si incassava il necessario per sopravvivere anche nei mesi difficili. Ora non si vede nulla. La gente, soprattutto di mattina, continua a passeggiare, se il tempo è buono. Ma la sensazione è di una grande paura generale. Poi senza bar, senza negozi, senza la possibilità di stare vicini, salutare gli amici, tutto diventa glaciale». Un negozio vende plaid e pigiami, tenta addobbi bianchi dalla memoria scandinava, azzarda anche un cartello con degli sconti al 30%. Ma tutto intorno è il deserto. Le commesse di via Scarlatti - quei pochi negozi aperti - incrociano le braccia sedute accanto alle stufette alogene. Qui al primo week end di dicembre, di venerdì sera, bisognava inventarsi un doppio senso di marcia pedonale, per non scontrarsi con le persone. Ieri, invece, si poteva quasi correre indisturbati. 

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Un Natale a luci spente anche nel centro storico. Non ci saranno, ovviamente, le luminarie del Comune lungo via Toledo. Non si vedono neppure ambulanti e artisti di strada, mentre la lunga cicatrice che porta al mare è animata tutto il giorno per via degli uffici ancora aperti. Ma la sera, dalle 19, è già coprifuoco, a dispetto degli orari delle ordinanze. Bar con due tavolini a sbarrare l'ingresso, negozi di abbigliamento per adulti chiusi. Nessun addobbo neppure a ridosso dei megastore H&M e Alcott, che lo scorso annunciavano le feste con alberi, luci, suoni. Avventurarsi nei Decumani, poi, mette una malinconia così profonda da ustionare lo stomaco. Niente turisti, niente bancarelle, sopravvivono i take away di cibo ma a chi vendono? Da piazza del Gesù cominciava già il fiume di gente che avanzava come una processione araba verso San Gregorio Armeno. Oggi si contano i passi perduti. Le botteghe dei presepi apriranno di forza. Ma i maestri artigiani hanno le braccia conserte. Alcuni tra i più conosciuti vendono i loro pezzi migliori su internet. Va a ruba il Maradona con le ali. E in tanti si fanno recapitare a domicilio i loro presepi, per dare almeno calore alle case. Ma il deserto nelle strade, i negozi struccati, le porte chiuse, i caffè sorseggiati sull'uscio, i vicoli che diventano improvvisamente enormi senza la solita ressa, stringono il cuore in una morsa. La festa non è qui. 

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