«Caro Babbo Natale, sotto l’albero vorrei trovare la mia mamma»

Antonio junior: «Sono un bimbo di 5 anni in cura per un tumore cerebrale, dopo 18 mesi di chemio vorrei una macchina telecomandata rossa»

Anna Di Biase animatrice della “Spa” ovvero la “Società per amore”
Anna Di Biase animatrice della “Spa” ovvero la “Società per amore”
di Maria Chiara Aulisio
Domenica 4 Dicembre 2022, 22:44 - Ultimo agg. 5 Dicembre, 07:15
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«Caro Babbo Natale, siamo Davide e Simone, due fratellini che hanno percorso la stessa strada della malattia. Vorremmo il gioco “Call of Duty: Modern Warfare” e una maglietta del Napoli di Kvara». È la prima di otto letterine (ma ne arriveranno tante altre) che Anna Di Biase, volontaria napoletana, ha già “imbucato” nella chat della sua “Spa”, ovvero la “Società per Amore”, con la quale mette le migliori energie della città al servizio di chi ne ha bisogno.

Anna - come vuole la tradizione - sta organizzando la più solidale delle feste natalizie, quella in cui un piccolo gesto si trasforma in pura felicità per chi poco è abituato a vivere momenti di gioia e spensieratezza. I “suoi” volontari sono già in piena attività ma non si è mai troppi quando si tratta di esaudire i desideri dei bambini: chiunque avesse voglia di partecipare a questa straordinaria catena di solidarietà non dovrà fare altro che contattare la Di Biase anche attraverso Facebook. 

Ecco un’altra lettera. A firmarla sono ancora due fratellini: Carmine e Mary. La prima richiesta è quella di Carmine: «Mi piacciono tutti i giocattoli - scrive il piccolo di cinque anni per sgomberare il campo da ogni dubbio - in particolare Spider Man, il trenino Thomas e il pigiama Mask». E poi aggiunge: «Spero di trovare tanti regali ma il più bello è quello che mamma e papà hanno fatto pace». Poi tocca a Mary, un anno più piccola, a scrivere è sempre Carmine: «A lei - spiega a nome della sorella - piace specchiarsi, giocare con le bamboline e tutto quello che riguarda le bambine». Ma il piccolo vuole essere ancora più chiaro: regalatele pure ciò che vi pare purché - aggiunge - «siano cose da femmina». Chiusura di lettera con “mea culpa” finale: «È vero che siamo stati un po’ monelli ma speriamo che Babbo Natale ci premi lo stesso come fa ogni anno». Tra le più drammatiche, ricevute da Anna Di Biase, c’è la lettera scritta da Koussan, un ragazzino di 17 anni che in poche righe racconta la sua storia: «Vengo dalla Tunisia, dopo una lunga notte in mare con la barca sono arrivato in Italia dove la polizia mi ha portato in comunità.

Mi hanno trattato male - scrive Koussan - e sono scappato. Mi hanno trovato e trasferito nella comunità dove mi trovo». Il desiderio del giovane tunisino è uno solo: «Vorrei poter lavorare». E la ragione c’è: «Devo aiutare mia madre: è rimasta in Tunisia e ora ha bisogno di me». 

Davide, Simone, Carmine, Mary, Koussan. Età diverse, situazioni diverse e vite profondamente diverse con un solo comune denominatore: essere nati nel disagio e nella sofferenza. A mettere insieme speranze e desideri da inviare a Babbo Natale sono i piccoli ospiti (ma c’è anche qualcuno un po’ più grande) delle case famiglia di Napoli e Campania, troppo spesso senza mamma e senza papà; i bimbi ricoverati all’ospedale Pausilipon, devastati talvolta più dalla solitudine che dalla malattia; e tanti altri piccini apparentemente meno sfortunati, ma ugualmente vittime di situazioni assurde e drammatiche. Leggiamo ancora un’altra lettera. A scrivere stavolta è Maria Celeste, baby ospite di una comunità in provincia di Salerno: «Caro Babbo Natale, vivo a Casa Campanellino, ho quattro anni e come regalo vorrei la mia famiglia e la mia mamma ma so che devo aspettare ancora un pochino. Come giochi invece mi piacciono i Lego Duplo Disney: quest’anno sono stata sempre brava quindi desidero riceverli». Lego Disney ovviamente è già sotto l’albero della “Spa”, sul resto purtroppo anche i volontari più generosi non potranno accontentarla: «Noi no, ma il buon Dio sì. Vedrete, Maria Celeste avrà presto una famiglia». 

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Poi c’è Antonio junior Esposito, a leggere la sua lettera vengono le lacrime agli occhi: «Sono un bimbo di cinque anni molto buono e vivace, per due anni mi hai portato i regali in ospedale, sono stato in cura al Pausilipon per un tumore cerebrale. Dopo 18 mesi di chemio finalmente sto bene ma faccio controlli ogni quattro mesi». Antonio ora è felice, racconta che è anche tornato a scuola per ricominciare, un po’ alla volta, una «vita normale». I suoi desideri? Eccoli qui: «Vorrei una macchina telecomandata rossa», scrive. E fin qui gli amici della “Spa” non hanno difficoltà a provvedere. Ma è la richiesta successiva a suonare come un pugno nello stomaco: «Vorrei...». Che altro vorresti Antonio? «Che io, e tutti i bambini del mondo, stiamo bene». 

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