Castel dell'Ovo a Napoli riapre ma turisti respinti «Bisogna prenotare»

Castel dell'Ovo a Napoli riapre ma turisti respinti «Bisogna prenotare»
di Paolo Barbuto
Martedì 10 Maggio 2022, 07:33 - Ultimo agg. 11 Maggio, 08:23
4 Minuti di Lettura

La riapertura di Castel dell'Ovo dovrebbe essere una festa per il monumento ritrovato, invece è un giorno di incomprensioni e difficoltà, di delusione e preoccupazione. Il Castello dovrebbe essere smagliante, nonostante i lavori in corso per i cedimenti; invece dopo un mese di chiusura durante il quale si sarebbero potute fare tante cose, è sgangherato e malridotto, sia nella struttura che nell'organizzazione.

Secondo i tre addetti alla porta sono ammessi massimo cento visitatori contemporaneamente.

Per accedere bisogna prenotare, ma la notizia, evidentemente, non è stata diffusa capillarmente, perché il 99 per cento delle persone che si presentano al varco non lo sa. Così accade il meraviglioso paradosso di un castello che, a mezzogiorno, ospita in tutto dodici persone mentre fuori ce ne sono 50 tenute rigorosamente fuori perché non hanno il lasciapassare della prenotazione. E nulla convince gli addetti che sono severissimi: senza prenotazione non passa nessuno, anche se il castello è vuoto.

Il cancello principale è chiuso per evitare di passare nella zona dei cedimenti, si entra da una porticina i fondo al Borgo Marinari dove gli addetti del Comune fanno la guardia. L'allestimento è imbarazzante, un tavolaccio mezzo rovinato dietro al quale, a turno, si accomodano i controllori. Non un computer, non un telefono, non un cartellino sulla giacca dei controllori, per farli identificare come personale del Comune.

Uno degli addetti viene tenuto sotto la soglia dell'ingresso, ha il compito di indirizzare i visitatori verso la cartellonistica appositamente realizzata per l'evento della riapertura, sulla quale sono descritte le modalità di accesso.

Il tabellone «appositamente realizzato», davanti al quale si accalcano i turisti per scoprire come accedere a uno dei monumenti più importanti della città, è stato ricavato su un legno tutto rovinato al centro del quale sono piazzati cartelli stampati su fogli A4 nei quali si spiega che l'ingresso è gratuito, che i cani non sono ammessi e, soprattutto, che bisogna prenotare seguendo il link descritto. Tutti i visitatori si accalcano lì davanti e iniziano a digitare sugli smartphone, nella speranza di poter entrare con il primo turno successivo prenotabile.

I foglietti con le indicazioni per i turisti sono mantenuti al legno marcito con tre strisce di nastro adesivo sulle quali campeggia, rosso fuoco, il logo di un'azienda di trasporti: ineccepibile segnale di un'organizzazione puntuale, meticolosa, votata al senso di accoglienza verso i visitatori. La terza città d'Italia, che farfuglia di voler recuperare il grande turismo, non riesce a pensare a un cartello realizzato ad hoc, costo massimo 25 euro. Preferisce offrire ai turisti indicazioni attaccate con un po' di scotch lasciato, chissà quando, da un'azienda di trasporti di Arzano. Che imbarazzo.

Video

Una volta superato il punto d'accesso, con tutte le difficoltà dei rigidi controlli, il percorso nel castello si rivela una delusione di degrado, pericoli e abbandono. Da una parte l'area vietata, protetta da una tettoia di lamiera per evitare il pericolo d'altri cedimenti, dall'altra la scalinata che conduce dentro al castello. Ai margini del percorso una giungla di erbacce s'è impossessata di ogni interstizio, sono piccoli alberelli che nessuno va a rimuovere per restituire decoro al castello.

In cima il panorama è mozzafiato, il contesto è deprimente. Muri scrostati, piccoli crolli (come quello nell'atrio della sede dell'Istituto Italiano Castelli), fili elettrici penzolanti legati alle finestre con una corda, lampioni in bilico pronti a crollare. I turisti restano dieci minuti al massimo: due foto e via.

Il Castel dell'Ovo mette angoscia, meglio allontanarsi. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA