Centro direzionale di Napoli, intervista a Vincenzo Moretta: «Un polo della formazione tra i grattacieli»

Centro direzionale di Napoli, intervista a Vincenzo Moretta: «Un polo della formazione tra i grattacieli»
di Valerio Esca
Martedì 23 Agosto 2022, 11:00 - Ultimo agg. 14:40
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Vincenzo Moretta, presidente della Fondazione dottori Commercialisti di Napoli, che ha sede nel Centro direzionale, indica le priorità per il rilancio dell'area.

La Fondazione che presiede ha sede nel Cdn, guardandolo oggi qual è il suo giudizio?
«Il Centro direzionale resta, a mio giudizio, un'area dalle grandi potenzialità. Parliamo della city di Napoli. Un luogo dove le professionalità, il tessuto produttivo del nostro territorio, le imprese, le principali associazioni di categoria, il mondo della finanza e le istituzioni fanno sinergia per dare vita al rilancio economico che la Campania aspetta. È evidente che a questo ruolo di governance non è corrisposto un adeguato sviluppo dei servizi necessari a dare forza a questa idea. Da un lato la gestione del Consorzio che lo amministra, dall'altro la scarsa attenzione della precedente amministrazione comunale, hanno portato all'attuale stato di profondo degrado in cui versa. Una condizione che ritengo inaccettabile, sulla quale bisogna intervenire al più presto».

In che modo?
«Auspico un progetto che integri il Centro direzionale con il resto della città, nell'ottica di una rivalutazione urbanistica dell'intera area compresa tra la Stazione centrale, il centro storico e le nuove aree di sviluppo a est.

Il mio appello è che questo progetto rientri tra le priorità della nuova amministrazione».

Cosa serve per rilanciare il Centro direzionale, qual è la sua proposta?
«Il rilancio del Centro direzionale passa necessariamente dalla realizzazione di una concreta sinergia tra pubblico e privato con il coinvolgimento di tutti gli operatori che vivono quotidianamente questo luogo».

Quale la prima cosa da fare?
«Ritengo che la prima cosa da fare sia il miglioramento dei servizi pubblici, a partire da quello dei trasporti. Poi, bisogna intervenire in profondità per garantire vivibilità attraverso la garanzia della sicurezza per tutti coloro che ci vivono e lavorano, la cura del verde e dell'arredamento urbano, il potenziamento dell'illuminazione pubblica, la pulizia dei viali e degli immobili, il ripristino delle scale mobili e il rilancio dell'attività congressuale ampliandola anche al mondo degli eventi culturali, sportivi e musicali. Ognuno può offrire il proprio contributo per avviare il processo di trasformazione. La Fondazione dei dottori commercialisti di Napoli nelle prossime settimane lancerà la proposta di effettuare al Centro direzionale i corsi e i seminari di aggiornamento professionale che prevedono la presenza di migliaia di professionisti del settore economico-giuridico già impegnati con le loro attività presso il Tribunale, la Camera di Commercio, l'Università e gli uffici regionali. Lo ritengo un primo atto concreto che, auspico, sia seguito anche dagli altri ordini professionali».

Spostare la cittadella della Regione a poca distanza dal Centro direzionale non rischia di creare ulteriore desertificazione?
«La proposta ventilata di spostare dalla City del Centro direzionale la cittadella della Regione Campania la ritengo, senza alcun dubbio, una scelta contraria agli interessi non solo di questo luogo ma dell'intera città. Un hub come questo vive dei rapporti tra privati e istituzioni. Aumentare le distanze significa creare ulteriori problemi a tantissimi operatori. Significa dilatare tempi e spazi con una ricaduta pesante sull'ottimizzazione dei processi. La digitalizzazione, processo imprescindibile che renderà la vita lavorativa e civica più semplice, non potrà mai sostituirsi a quella parte professionale fondamentale che prevede la possibilità di un confronto in presenza con chi amministra il territorio. Inoltre, non credo che generando inutili duplicati si risponda all'esigenza di innovazione urbanistica di cui Napoli necessita. Depauperare la city, contribuendo così a un pericoloso processo di desertificazione che sarebbe di difficilissima gestione in termini economici e di ordine pubblico, lo ritengo una mossa fallimentare e controproducente. Spero proprio che questa ipotesi sia stata ventilata come utile provocazione per spronare tutti i principali attori a sedersi intorno a un tavolo e a tracciare una road map che restituisca dignità, efficienza e quella centralità che merita il Centro direzionale». 

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