«Centro direzionale di Napoli come Las Vegas: servono idee innovative», l'intervista all'ex assessore Mario Calabrese

«Centro direzionale di Napoli come Las Vegas: servono idee innovative», l'intervista all'ex assessore Mario Calabrese
di Paolo Barbuto
Mercoledì 24 Agosto 2022, 11:00 - Ultimo agg. 14:04
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Tutto è iniziato con un post sui social: «Nessuno ha ancora pensato, tra le mille proposte estemporanee del periodo, di trasformare il centro direzionale in una piccola Las Vegas? Sarebbe sicuramente un attrattore straordinario e fonte di reddito per la città. Ci sono tutti i presupposti. Ci arrivano l'autostrada e la metropolitana e anche l'aeroporto è a due passi. Le torri potrebbero trasformarsi in alberghi e il valore degli appartamenti andrebbe alle stelle. Altro che abbandono. Poi, con un estremo colpo di genio lo si potrebbe pure trasformare in un zona franca. Perché in Nevada si, ad Atlanta si e qui no? Meditate gente meditate». Firmato Mario Calabrese, docente alla Federico II ed ex assessore napoletano ai trasporti ai tempi della giunta de Magistris. 

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Professor Calabrese lei è realmente convinto che il Centro direzionale possa diventare la Las Vegas d'Italia?
«Ovviamente la mia è una provocazione, ma una provocazione costruttiva, utile, capace di imprimere una svolta nell'interessante discussione che si sta sviluppando intorno all'argomento».

Provocazione o proposta?
«La chiami come vuole. È chiaro che io non penso che domattina il Centro direzionale possa essere trasformato con un colpo di bacchetta magica».

Quindi?
«Quindi bisogna iniziare a pensare seriamente al futuro di quell'area e per farlo occorre mettere in campo anche un pensiero fuori degli schemi, capace di creare dibattito, anche polemiche, magari».

C'è bisogno di un pensiero fuori dagli schemi per il Centro direzionale?
«Si tratta di un'area ideata e costruita per una funzione specifica.

Io personalmente ritengo che quella funzione vada mantenuta e, anzi, alimentata. Insomma, per dirla francamente il Centro direzionale secondo me deve continuare ad ospitare strutture pubbliche e uffici. Però se alle viste dovessero esserci cambiamenti, sarebbe necessario modificare anche il punto di osservazione».

Però di proposte ne arrivano tante, possibile che nessuna trovi il suo favore?
«No, intendiamoci, io non sto dicendo che le tante idee sviluppate nelle ultime settimane sono da bocciare. Non lo penso e non mi permetterei nemmeno di pensarlo. Trovo che ciascuna delle alternative messe in campo fino ad ora abbia una sua utilità, soprattutto per contribuire alla discussione sul tema».

Ma la sua ipotesi è lontanissima dalle tante idee sul tavolo.
«Ribadisco, nel mio piccolo sono convinto che occorrano molti punti d'osservazione differenti per centrare un obiettivo. Io ho semplicemente lanciato un sasso nello stagno, sperando di convincere qualcun altro a sforzare l'immaginazione per presentare proposte altrettanto choccanti ma in grado di aprire la mente, di generare idee che oggi nessuno ipotizza».

Però, in fondo, lei crede davvero nell'ipotesi-Las Vegas...
«Certo che il progetto sarebbe affascinante. Chi è stato a Las Vegas può immaginare di cosa parlo: grattacieli trasformati in hotel e casinò, giochi di luce talvolta esagerati, un'economia che non conosce sosta e diventa volàno anche per le attività non collegate. Ma già immagino le critiche che pioverebbero da ogni parte».

Insomma, lei coltiva un'idea e se la critica da solo?
«Diciamo che ho un'età che mi consente di comprendere le possibili posizioni contrarie alla mia. La prima critica che arriverebbe sarebbe collegata alle possibili collusioni con la malavita che il gioco d'azzardo potrebbe trascinarsi dietro».

Possibilità non remota.
«Ma siccome siamo nel campo della pura ipotesi io arrivo a immaginare che la malavita non riesca a metterci il naso e che tutte le attività possano essere libere dalla paura e dal malaffare».

Così, però, usciamo dal campo delle ipotesi ed entriamo in quello della fantasia.
«Ma la fantasia è la benzina per arrivare a idee innovative. E non mi riferisco a questa che ho proposto, che magari può anche essere considerata irreale, ma alle tante che potrebbero arrivare guardando oltre la normalità del Centro direzionale».

Intanto la preoccupazione è che questo luogo venga definitivamente svuotato per il doppione che la Regione immagina di realizzare lì vicino.
«Come tanti non la trovo una grande idea. Lo ribadisco, io mi auguro che il Centro direzionale mantenga la sua funzione attuale». 

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