Chiaia, l'allarme del parroco: «Un altro raid, ora basta»

Chiaia, l'allarme del parroco: «Un altro raid, ora basta»
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 19 Febbraio 2021, 08:30
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È la seconda volta in poco più di un mese che, nella notte, viene fatta saltare la centralina della Tim posizionata a due passi dalla chiesa di San Giuseppe a Chiaia. Un generatore dal quale dipendono telefoni, e collegamenti internet, di buona parte della zona. A lanciare l'allarme è il parroco, don Franco Rapullino, molti anni vissuti a Forcella, e poche speranze di veder cambiare le cose. «Era circa mezzanotte - racconta - stavo finendo di recitare le mie preghiere quando ho sentito due forti botte esplose a distanza di pochi minuti una dall'altra. Non vi nascondo che ho pensato subito a una sparatoria. Probabilmente è un retaggio che mi porto dietro dai tempi in cui vivevo nelle parrocchie delle zone più a rischio della città. Lì i colpi di pistola erano all'ordine del giorno, e soprattutto della notte». Invece no, stavolta niente proiettili, ma una rudimentale bomba carta piazzata sul marciapiedi sotto a quella centralina della Telecom.

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Quale l'obiettivo? Perché farla saltare - sempre la stessa poi - due volte di seguito? I carabinieri, accorsi sul posto a bordo di tre auto pochi minuti dopo l'esplosione, stanno indagando e, al momento, non escludono alcuna ipotesi, anche quella di un atto intimidatorio messo a segno nei confronti della chiesa e dello stesso parroco.

Ma proprio don Franco sembrerebbe escluderlo: «Non sono più quello di una volta e anche il contesto nel quale mi muovo è assai diverso dai miei anni a Forcella - spiega - non credo si tratti di minacce o estorsioni nei miei confronti. Un po', purtroppo, me ne intendo: se avessero voluto mandarmi qualche segnale avrebbero seguito modalità diverse. In ogni caso gli investigatori sono al lavoro, saranno loro a dirci che cosa è accaduto l'altra notte qui alla Riviera di Chiaia». Qualche domanda, però, il sacerdote - diventato famoso nel 90 per il suo fuijtevenne gridato ai fedeli dall'altare di Santa Maria della Pace ai Tribunali - non può fare a meno di farsela. «Perché sempre la stessa colonnina? A pochi passi dalla parrocchia, poi. La prima volta, circa un mese fa, ho pensato a un atto di teppismo, - aggiunge - puro vandalismo con l'unico scopo di arrecare danni e creare problemi utilizzando la violenza e la prevaricazione. Oggi, francamente, non so più che cosa credere, se non che siamo veramente messi molto male». Ha ragione don Franco, si tratta di azioni inspiegabili, che lasciano senza parole. Veri e propri blitz notturni, ordigni rudimentali costruiti alla meglio ma sempre molto efficaci: «Cominciano incendiando i cassonetti dei rifiuti, vanno avanti piazzando bombe carta e finiscono con le pistole alla mano».

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Rapullino - quello che da giovane parroco di Forcella celebrò il funerale del piccolo Nunzio Pandolfi, e di suo padre Gennaro, autista del clan Giuliano e vero obiettivo dell'agguato, invitando tutti a scappar via - è abbastanza scoraggiato. Dopo anni e anni vissuti in trincea, lavorando giorno e notte nel disperato tentativo di cambiare qualcosa, ora comincia a non crederci più: «Niente di nuovo sotto il sole, non mi stancherò mai di ripeterlo, e lo ribadisco anche stavolta. È una frase biblica contenuta nel libro dell'Ecclesiaste ma sempre molto attuale. Che cosa vuol dire? Com'era vent'anni fa, così è oggi. Quello che facevano i padri adesso lo fanno i figli e poi toccherà ai nipoti. O si cambia sul serio oppure si continuerà a vivere di speranza». Intanto, come il mese scorso, i tecnici dell'azienda di telecomunicazioni stanno lavorando per cercare di riparare il guasto - e ripristinare i collegamenti - ma ieri, in serata, mancava ancora la linea.

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