Chiesa, No vax tra sacerdoti e catechisti e l'arcivescovo rilancia l'appello: fate i tamponi

Chiesa, No vax tra sacerdoti e catechisti e l'arcivescovo rilancia l'appello: fate i tamponi
di Maria Chiara Aulisio
Mercoledì 27 Ottobre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 28 Ottobre, 14:01
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Don Mimmo Battaglia scende in campo a tutela della salute di chi ha scelto di vaccinarsi e, dunque, vorrebbe non mettere a rischio la propria vita a causa di qualche improvvido No vax. In una lettera inviata a sacerdoti, diaconi, ministri straordinari della Comunione - ovvero quei laici cui è affidato, solo quando c'è una reale necessità, il servizio della distribuzione dell'eucarestia - e operatori pastorali, il vescovo chiarisce che tutti i non vaccinati dovranno necessariamente sottoporsi al tampone se intendono continuare a svolgere il loro servizio a favore del Popolo di Dio frequentando chiese e comunità parrocchiali.

Battaglia lo ho spiegato a chiare lettere ricordando ai destinatari delle sue inderogabili disposizioni che il Governo italiano ha prorogato lo stato di emergenza fino al 31 dicembre. Da qui la richiesta - specialmente a coloro che per varie ragioni si trovano a contatto con persone di diversa età e condizioni di salute - di adottare comportamenti responsabili e generosi. Ed ecco le ragioni che hanno indotto l'arcivescovo a mettere nero su bianco le regole da seguire: Alcune persone, - scrive Battaglia - tra cui qualche ministro ordinato e qualche operatore pastorale, mi hanno manifestato la loro impossibilità fisica o morale a sottoporsi alla vaccinazione. Pertanto - aggiunge - diventa indispensabile il tampone rinofaringeo, al quale sottoporsi secondo le disposizioni delle autorità sanitarie, al fine di scongiurare eventuali positività al coronavirus. Nessuna sorpresa tra i rappresentanti del clero napoletano che sarebbe in larghissima parte già pronto anche per la terza dose; qualche mal di pancia si registra invece tra i cosiddetti operatori pastorali. Chi sono? I laici che hanno ricevuto dal parroco, talvolta dallo stesso vescovo, il compito di svolgere, a nome della parrocchia, un servizio nell'ambito della vita ecclesiale. In altre parole: i catechisti, i volontari dei vari centri di ascolto e degli oratori, i cosiddetti animatori della liturgia (lettori, accoliti, coro, ministranti per il servizio all'altare), e quelli della Pastorale giovanile e familiare. E ancora, allo stesso modo, chi si occupa di assistere gli anziani e chi invece della pulizia della chiesa e della manutenzione dei locali parrocchiali. Insomma, tutto quel mondo di fedeli - in linea di massima su base volontaria - che compone la comunità parrocchiale.

Ed è proprio tra loro che si anniderebbe il maggior numero di No vax.

I sacerdoti che, senza alcun ragionevole impedimento, avrebbero deciso di rinunciare alla fiala anti Covid, sarebbero infatti una minoranza rispetto agli operatori pastorali. In ogni caso una strigliata da parte di don Mimmo era necessaria soprattutto nel rispetto delle indicazioni inviate dalla presidenza Cei a tutti i vescovi all'inizio del nuovo anno pastorale: «Le Conferenze episcopali regionali e ciascun vescovo, - scrivevano i vertici dell'episcopato italiano - sentiti i Consigli di partecipazione, possono formulare messaggi o esortazioni per invitare alla vaccinazione tutti i fedeli e, in particolar modo, gli operatori pastorali coinvolti nelle attività caratterizzate da un maggiore rischio di contagio». Vale a dire, per la Cei: catechisti, educatori, volontari nelle attività ricreative, coristi e cantori. 

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Non solo: «Per contribuire a una maggiore e più efficace informazione - aggiungeva ancora la Cei - potrebbe essere opportuno promuovere incontri con esperti che possano offrire spiegazioni e delucidazioni sul tema delle vaccinazioni». Resta, dunque, fondamentale mitigare i rischi di trasmissione del virus, che è ancora pericoloso, specialmente nelle sue varianti - avvertiva la lettera. «Per questo è bene continuare a osservare le misure di protezione finalizzate alla riduzione del contagio, quali l'uso delle mascherine, il distanziamento fisico e l'igiene costante delle mani. La prevenzione di nuovi focolai passa, infatti, attraverso l'adozione di comportamenti responsabili e un'immunizzazione sempre più diffusa». Direttive che Battaglia chiede che vengano rispettate in maniera puntuale e rigorosa. È necessario salvaguardare dal rischio Covid la salute dei fedeli e rendere le chiese un luogo dove potersi incontrare in serenità e nel rispetto delle regole. 

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