Coronavirus a Napoli, arrivano i militari nelle mense per i clochard: visite mediche prima dei pasti

Coronavirus a Napoli, arrivano i militari nelle mense per i clochard: visite mediche prima dei pasti
di Maria Chiara Aulisio
Sabato 28 Marzo 2020, 09:00
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La riunione dalla prefettura è cominciata poco dopo le 19, al termine della preghiera di Papa Francesco, solo sul sagrato della basilica, in diretta planetaria, davanti a una piazza vuota. Un evento senza precedenti che deve aver convinto anche il prefetto Valentini a rinviare di circa un'ora l'incontro in videoconferenza in programma alle 18. Prefettura, Comune, Caritas e Comunità di Sant'Egidio: tutti intorno allo stesso tavolo virtuale - nel rispetto delle norme di sicurezza imposte dai decreti del governo - per cercare di trovare una soluzione all'emergenza nell'emergenza, quella che stanno vivendo i senza dimora, l'anello più debole della catena, sotto tutti i punti di vista.
 

 

C'è innanzitutto un problema di approvvigionamento alimentare - il numero di volontari è calato drasticamente e molte strutture a loro dedicate hanno chiuso, o funzionano a ranghi ridotti - e anche uno sanitario: i cosiddetti clochard non hanno la possibilità di curarsi perché - non avendo una residenza - non hanno un medico e, dunque, se si lasciano in strada possono diventare, inconsapevolmente, un veicolo di contagio. Da qui l'iniziativa nata d'intesa tra il Comune di Napoli, la Croce Rossa e la Caritas: da lunedì, all'ingresso della mensa del Carmine - dove ogni giorno si avvicendano decine e decine di poveri per ritirare il pasto, e dove da ieri si è reso necessario un presidio di militari per evitare gli assembramenti - sarà montata una tenda all'interno della quale medici volontari misureranno la febbre, e verificheranno le condizioni di salute, di tutti gli ospiti. «Un primo provvedimento per far fronte a questa emergenza - spiega l'assessore comunale alle Politiche sociali, Monica Buonanno - bisogna assolutamente valutare le condizioni di salute di chi vive in strada, anche se, da parte degli stessi senza dimora, è scattata una sorta di autoregolamentazione. Si sono sparpagliati - aggiunge l'assessore - temono il contagio anche loro e, dunque, nei limiti del possibile, evitano di dormire negli stessi posti. Insomma, qualche precauzione la stanno adottando anche se, è chiaro, che vanno aiutati». Dalla tenda sanitaria allestita in strada alle caserme di accoglienza.
 

Nel corso della stessa riunione si è discusso, ancora una volta, dell'ipotesi di adibire una ex caserma dell'esercito a luogo di accoglienza. Si tratterebbe della Canzanella, a Fuorigrotta, che per dimensioni potrebbe ospitare circa 500 persone. Una ipotesi complessa: la struttura - grazie alla disponibilità del prefetto - è anche fruibile da subito ma andrebbe riadattata e soprattutto messa a norma. Poi, la sorveglianza che dovrebbe essere affidata ai militari durante la notte, mentre di giorno spetterebbe ai volontari: «Come Caritas ringrazio prefetto e assessore per la grande disponibilità che stanno dimostrando nel voler affrontare, e risolvere, il problema dei poveri - dichiara Giovanni Scalamogna, coordinatore delle mense Caritas - ma è chiaro che non è così semplice». Due le questioni principali: la prima è quella della eventuale ristrutturazione da portare a termine in tempi brevissimi, la seconda, invece, riguarda il fronte volontari. «Bisognerebbe svolgere attività diverse dal solito - aggiunge Scalamogna - un lavoro 24 ore su 24 che richiede la presenza di operatori specializzati. In ogni caso è chiaro che, se davvero si riuscisse a rendere operativa la caserma Canzanella, sarebbe una operazione straordinaria». In alternativa - da un'idea di don Enzo Cozzolino, direttore della Caritas di Napoli - si potrebbero prendere in considerazione alcuni alberghi rimasti vuoti in seguito all'allarme coronavirus. Quel che è certo è che bisogna fare presto: alcune mense sono già state chiuse, altre riadattate, i dormitori hanno dovuto aumentare lo spazio che separa i letti, diminuendo quindi la capacità ricettiva, e in tanti hanno deciso di fornire pasti confezionati all'aperto.
Ma la solidarietà ha mille volti e così, dai Quartieri Spagnoli al Pallonetto di Santa Lucia, ci si organizza per dare una mano a chi si trova in difficoltà. La spesa sospesa è una di quelle iniziative che sta prendendo piede in quasi tutti quartieri della città grazie alla disponibilità dei commercianti: è possibile, quando si va al supermercato, decidere di acquistare, e donare, alcuni prodotti che saranno poi consegnati a chi ne ha bisogno.

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