«Virus: l'economia è ferma», in Campania bruciati 8 miliardi in sei mesi

«Virus: l'economia è ferma», in Campania bruciati 8 miliardi in sei mesi
di Valerio Iuliano
Giovedì 2 Luglio 2020, 08:31
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L'impatto della recessione sulle imprese e sui lavoratori della Campania rischia di essere persino più negativo, rispetto alle previsioni di poche settimane fa. Dai dati contenuti in uno studio di Confesercenti emerge un quadro catastrofico, che delinea una potenziale Waterloo per l'economia del territorio. Forse è ancora presto per fare previsioni di lungo periodo, anche perché le attività produttive sono ripartite, in fondo, da poche settimane. Ma i dati sul fatturato delle imprese di Napoli e della Campania, nel primo semestre 2020, sono eloquenti.

Per le 140mila piccole e medie imprese del territorio cittadino il fatturato - secondo Confesercenti - è calato dai 14 miliardi di euro del primo semestre 2019 ai 6 miliardi dello stesso periodo di quest'anno. Una differenza nettissima, pari a 8 miliardi, a cui bisogna aggiungere un altro dato. Circa 10mila aziende partenopee - più del 7% del totale - non hanno ripreso l'attività dopo la pandemia. E lo scenario diventa più desolante se si allarga lo sguardo al resto della regione.
 

 

«Sono quasi 28 i miliardi di euro di perdite per le imprese regionali nei primi sei mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2019 - avverte Vincenzo Schiavo, presidente Confesercenti Campania - una cifra negativa enorme maturata per la totalità nel corso degli ultimi 4 mesi, ovvero nel periodo del lockdown e in questo primo mese e mezzo di riapertura. La nostra economia è in ginocchio». Se il calo di 15,5 miliardi registrato nei mesi di marzo e aprile era largamente prevedibile - considerata la chiusura forzata di tante attività - quello di 12 miliardi dei mesi successivi risulta molto più allarmante. Segno delle enormi difficoltà di tutto il sistema produttivo a ritornare a livelli apprezzabili. «Confesercenti Campania - spiega Schiavo - lancia il grido d'allarme, perché di questo passo oltre 47mila imprese chiuderanno i battenti a settembre, lasciando a casa più di 140mila lavoratori. Ricordo che in Campania oltre 20mila imprese non hanno ancora riaperto dopo il lockdown. E se questo sarà l'andamento dell'economia anche a luglio e ad agosto, la Campania dovrà affrontare un ulteriore tsunami economico. Il momento è molto grave. Manca la domanda, gli esercenti sono al collasso. E non inganni il fatto che si vede molta gente in giro: l'economia è ferma e le persone hanno pochi soldi in tasca. Penso a coloro che sono in cassa integrazione e hanno visto ridursi la mensilità e aumentare le incertezze per il loro futuro. Tutto ciò ricade sugli imprenditori e di conseguenza sui lavoratori». L'associazione invoca, dunque, l'intervento del Governo. «Le imprese campane - aggiunge Schiavo - hanno bisogno che lo Stato faccia un intervento netto. Confesercenti Campania chiede che si abbassino, e in alcuni casi si annullino, le tasse fino a fine anno e che si azzeri l'Iva per tutto il 2020. Le nostre attività commerciali e i consumatori hanno bisogno di tempo. Il taglio significativo delle tasse - conclude Schiavo - è una misura necessaria per consentire alle aziende campane di sopravvivere a questa crisi post Covid». La soluzione finale di Schiavo è quella di un piano triennale finalizzato all'abbassamento al 35% della pressione fiscale.
 
 

Se i dati sui fatturati e quelli sulle mancate riaperture sono inquietanti, particolarmente significativi risultano anche quelli sulle nuove iscrizioni, nel periodo compreso tra marzo e maggio 2020. «ll Registro delle imprese - ha fatto sapere Unioncamere nel corso dell'assemblea annuale - segnala per la Campania oltre 3400 iscrizioni in meno di nuove aziende, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, con una riduzione in termini percentuali del 31,7%». La differenza, in questo caso, è meno netta, rispetto alle regioni settentrionali, per le quali la pandemia ha prodotto conseguenze ben più devastanti. Il settore più colpito dal calo delle nuove iscrizioni è quello della Confezione di articoli di abbigliamento, con il -59%, seguito da ristorazione e alloggio, appaiati con il -54%. Le nuove iscrizioni riguardano anzitutto le imprese individuali, ma con un calo del 40%, rispetto a un anno fa.
Notevole la contrazione delle società di capitali, «forse le meno attrezzate ad affrontare lo tsunami del Covid 19». 

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