Fase due a Napoli, l'appello da Mergellna: «Non siamo come i bar, riaprite i nostri chioschi»

Fase due a Napoli, l'appello da Mergellna: «Non siamo come i bar, riaprite i nostri chioschi»
di Paolo Barbuto
Lunedì 27 Aprile 2020, 09:00
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«Vede noi non sappiamo a chi rivolgerci per far sapere che esistiamo. Abbiamo i chioschi a Mergellina, quelli di taralli e birra, non so se conosce...». Probabilmente non esiste napoletano che non abbia trascorso una serata, più o meno memorabile, a Mergellina con una birra tra le mani e il sacchetto con i taralli nell'altra: i gestori di quelle minuscole attività sono in ginocchio come il resto del mondo del commercio, solo che non sanno a quale porta bussare per far sentire le loro ragioni. Non hanno una rappresentanza specifica di categoria, non sono riuniti in associazione, si sono aggregati negli ultimi giorni per condividere preoccupazioni, ansie e difficoltà nel trovare interlocutori : «Noi vorremmo semplicemente spiegare, chiarire - dice con moderazione Corrado Tedesco - non intendiamo protestare e nemmeno pretendere nulla, desideriamo chiarire qual è la nostra difficoltà. Perché forse a nessuno è chiara la nostra situazione».
 

 

Entrare nel mondo degli ex acquafrescai è complicato perché loro hanno vissuto sempre quella vita, magari un po' sofferta e difficoltosa, ma sono stati sempre dignitosi e, soprattutto, non hanno mai badato all'etichetta burocratica, ché tanto non cambiava il loro modo di lavorare: non sono attività di ristorazione ma nemmeno di vendita al banco, non sono ambulanti, sono semplicemente chioschi, venditori principalmente di bibite e taralli, un ibrido senza collocazione precisa: «Adesso, però, è diventato importante il settore nel quale siamo incasellati e quello della ristorazione dove ci ritroviamo, ovviamente, non è adatto a noi», chiarisce Tedesco che poi prova a spiegare.

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Il concetto, sostengono tutti gli ex acquafrescai che oggi vivono di birra e taralli, è molto semplice: avranno, nel corso della cosiddetta fase 2 gli stessi obblighi di bar e ristoranti. Dovranno, cioè, attendere il loro momento di riaprire, che sarà fra gli ultimi, probabilmente molto dopo la metà di maggio «invece per noi sarebbe importante partire subito, all'inizio della fase 2, già dal 4 di maggio e ne avremmo tutte le possibilità perché non abbiamo nulla in comune con bar e ristoranti».

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Spiegano i gestori dei chioschi che la loro attività non prevede nessuna possibilità di aggregazione di persone perché da loro si compra e si va via, non c'è un locale dove trattenersi o fermarsi: non c'è un bancone come in un bar al quale appoggiarsi per sorbire la bibita o mangiare la leccornia appena comperata. Ecco perché, sostengono gli ex acquafrescai, non c'è necessità di attendere tanto tempo, così come viene chiesto alle altre attività di ristorazione: «Da noi è impossibile che ci siano persone accalcate e se sarà necessario provvederemo a fornire un servizio per imporre ai clienti di allontanarsi dopo aver effettuato gli acquisti. Insomma, in questo caso siamo più simili ai salumieri, regolarmente aperti, che ai bar o ai ristoranti».
 

Dopo aver chiarito la situazione, arriva la richiesta: «A chi dobbiamo spiegare che la nostra posizione non è assimilabile a quella di un bar o di un ristorante? A chi dobbiamo chiedere se possiamo ripartire già dal quattro di maggio senza attendere ulteriormente?». L'appello è affidato alle pagine del nostro giornale nella speranza che qualcuno ascolti e chiarisca: «Noi non pensiamo di protestare - ribadisce Tedesco - ma siamo certi che quando si chiarirà che non possiamo generare gli assembramenti di un'attività di ristorazione, certamente ci sarà una apertura nei confronti delle nostre richieste».

Nel frattempo i gestori si guardano e si raccontano difficoltà e tormenti, spiegano che le giornate di sole in primavera sono quelle degli affari migliori perché la gente non va ancora in vacanza ma ha voglia di vedere il mare così si affolla a Mergellina «e davanti ai nostri chioschi», sospirano sperando che dal 4 maggio qualcuno tornerà davvero a cercare birra e taralli da loro. 

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