Lockdown a Napoli, pianeta wedding in agonia: persi 22mila posti di lavoro

Lockdown a Napoli, pianeta wedding in agonia: persi 22mila posti di lavoro
di Gennaro Di Biase
Domenica 14 Marzo 2021, 23:41 - Ultimo agg. 15 Marzo, 12:01
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Sposi delusi, fiori non coltivati, 22mila posti di lavoro in fumo. Il divieto di festeggiare da queste parti ha fatto più danni che altrove. Questo emerge dai dati del settore del wedding, di cui Napoli è la «capitale nazionale». Nell’area metropolitana partenopea si concentra infatti il 95% delle imprese del settore a livello regionale, e ben il «40% delle 1500 aziende produttrici italiane» legate a vario titolo all’enorme indotto delle cerimonie, il cui crollo si attesta intorno all’80% nel confronto tra 2019 e 2020, cui vanno aggiunti i primi due mesi del 2021, in cui le feste sono rimaste completamente al palo. 

Se a questo fermo permanente si aggiunge la scomparsa dell’altro grande serbatoio di fatturato cittadino, e cioè quello dei flussi di visitatori, si fa chiaro che la pandemia è stata e sarà una mannaia sociale pesantissima all’ombra del Vesuvio. I numeri del wedding sono importanti e impietosi, ma soprattutto incidono su una vastissima fetta di popolazione. Secondo i dati Istat, nella Città Metropolitana di Napoli, erano stati 22.997 i matrimoni festeggiati nel 2019. Cifra che si riduce ai 4600 del 2020. Nessuna festa invece nel 2021. Va ancora peggio per i livelli occupazionali: le persone senza introiti corrispondono «ai due terzi dei 30mila lavoratori del comparto», secondo le indagini di Airb, l’associazione di categoria. 22mila posti in fumo tra Napoli e provincia.

Un numero enorme, che si spiega col fatto che alle persone e agli esercizi direttamente coinvolti nelle cerimonie - arredi sacri, bomboniere, abiti da sposa, agenzie di viaggio in entrata e in uscita, ville, discoteche, aziende florovivaistiche - vanno aggiunti migliaia di “occasionali”: musicisti, giocolieri, fotografi, make up artist. Tutti profili che, privi di contratti a tempo indeterminato, non sono stati rintracciati per lo più dagli incentivi statali. Tradotto in termini di indotto bruciato, secondo i calcoli di Airb la crisi del wedding ha prodotto una perdita di 1 miliardo e 472milioni di euro nel 2020, con 368 milioni generati, contro 1 miliardo e 840 milioni del 2019. La crisi del settore, di sicuro, riguarda tutto il Paese. Ma a Napoli le cerimonie incidono maggiormente sull’economia, e la Campania (come per la ristorazione) ha ricevuto un trattamento più rigido del resto d’Italia: il periodo di chiusura è stato allungato da 5 ordinanze regionali di limitazioni specifiche o divieti. 

«Siamo al lavoro per studiare un protocollo di rilancio delle cerimonie - spiega Rosaria Aversano di Aloa eventi, azienda titolare di tre location per ricevimenti, tra cui Villa Fattorusso - L’ipotesi è quella di organizzare matrimoni con tamponi rapidi sul posto. Con le regole giuste, dobbiamo tornare a lavorare». Un lockdown infinito, nel senso letterale del termine. A parlarne è Luciano Paulillo, presidente Airb (associazione italiana regalo e bomboniera): «Il 2020 è stato un anno terribile. Ci siamo ritrovati in una “zona rossa” per dodici mesi tra dpcm e ordinanze che hanno impedito di svolgere cerimonie e feste religiose. Ha pesato molto inoltre la chiusura delle chiese. I numeri parlano chiaro: a livello nazionale abbiamo perso l’80% del fatturato, pari ben 29 miliardi di euro. Ma la perdita dei posti di lavoro è il pericolo più grande».  

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«In Campania, - aggiunge - una volta terminati i provvedimenti governativi, oltre due terzi dei 30mila dipendenti del settore rimarranno privi di occupazione, senza contare una folta partecipazione di lavoratori che sfugge alla protezione dello Stato: occasionali, stagionali o di prestazione, figure che lavorano con partita iva o con ritenuta d’acconto che non hanno avuto alcun ristoro». Eppure l’incubo passerà, prima o poi, e per il rilancio del comparto si studia l’implementazione della bomboniera per ogni tipo di festa, divorzi compresi: «Abbiamo scelto la bomboniera come simbolo della rinascita per uscire da questa crisi senza precedenti - prosegue Paulillo - Quello che è sempre stato l’oggetto di riferimento celebrativo del matrimonio, ma anche del battesimo, comunione, cresima ed oggi della laurea, dei compleanni del 18esimo anno e persino del divorzio, diventa, di fatto, il nostro emblema per la ripresa di un comparto che muove una filiera estremamente ampia e variegata, che passa dalle agenzie di viaggio e albergatori e arriva fino i centri di estetica». 

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