Cratere degli Astroni, firmato il contratto per la riqualificazione ambientale: stanziato 1,7 milione di euro

Cratere degli Astroni, firmato il contratto per la riqualificazione ambientale: stanziato 1,7 milione di euro
Venerdì 17 Settembre 2021, 16:27
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È stato sottoscritto questa mattina, nella sede della città metropolitana di Napoli, il contratto con cui l’ente di piazza Matteotti affida alla ditta aggiudicataria dell’appalto, i lavori di restauro e riqualificazione ambientale della Riserva Naturale Statale “Cratere degli Astroni” per un importo di circa 1milione e 700mila euro. Dopo le frane che hanno colpito negli ultimi anni diverse pareti del cratere, grazie ai lavori si offrirà ai visitatori una fruizione più piena e sicura dell’area, con l’auspicio di aumentare anche il numero di presenze, che nell’era pre-covid era di 20mila all’anno. I lavori riguarderanno nello specifico la strada principale di percorrenza interna al cratere che dall’ingresso conduce al fondo. L'obiettivo è il ripristino della sua funzionalità legata alle attività di sorveglianza, gestione e manutenzione della riserva e fruizione turistica. Saranno rimossi il cemento e l’asfalto presenti, i lavori saranno a bassissimo impatto ambientale e rispetteranno gli habitat di flora e fauna dell’area.

In particolare, sono previsti la riconfigurazione architettonica-storica dello stradello e delle relative opere d'arte, del piazzale e del passeggiatoio; il ripristino della gaveta, canaletti di deflusso delle acque, degli inghiottitoi e dei ponticelli; il recupero delle murature esistenti e la realizzazione di nuove; interventi di ingegneria naturalistica, di consolidamento dei banchi di tufo e di abbattimento di alberi a rischio di schianto sulla sede stradale. Le opere di messa in sicurezza e consolidamento dei versanti in frana, che includono quelle di ingegneria naturalistica, sono finalizzate a mitigare i collassi di terreno e gli smottamenti. Il tempo previsto per l’ultimazione delle attività è fissato in 18 mesi.

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I lavori così affidati si connotano per una triplice valenza ambientale. In primo luogo, saranno effettuati senza utilizzare cemento, anzi, il cemento e l’asfalto presenti saranno rimossi a favore di una rinaturalizzazione del sito. In secondo, avranno una “neutral carbon footprint” ovvero un’impronta ecologica con un saldo di Co2 che tende a zero, con l’utilizzo di attrezzature a ridotta emissione di inquinanti atmosferici e acustici. In terzo luogo, rispetteranno i preziosi habitat di fauna e flora che caratterizzano l’area, per questo riconosciuta come sito di importanza comunitaria, realizzandosi in armonia con i periodi di riproduzione delle specie protette e con quelli di riposo vegetativo. Il cratere degli Astroni è, infatti, un antico vulcano all’interno del quale, nel tempo, si è sviluppata una fitta copertura vegetazionale con specie di pregio e alberi secolari, boschi misti di latifoglie decidue, quali querce, pioppi, lecci, olmi, castagni e carpini, e poi macchia mediterranea, vegetazione ripariale sulle sponde dei laghi vulcanici e sull’isolotto al centro del Lago Grande,che ha costituito il luogo ideale per diverse specie animali protette, in particolare circa 130 varietà di uccelli, anfibi, volpi, donnole, ricci, talpe, ghiri, libellule e farfalle.

La riserva, che si estende per una superficie di circa 247 ettari e comprende l’intero edificio vulcanico, è situata al limite occidentale della città di Napoli, anche se la gran parte dell’area ricade nel territorio comunale di Pozzuoli. L’area è di proprietà della regione Campania ed è Oasi del WwfIl cratere degli Astroni era famoso sin dall’antichità per la presenza delle sorgenti di acque sulfuree curative. Fu però la tradizione popolare tra il XIII e il XV secolo a mantenere vivo l’interesse per le acque termo-minerali. Antichi documenti riportano, infatti, del loro utilizzo come bagni termali, in cui nel 1217 si recò Federico II per curarsi da una malattia. La seconda metà del XV secolo vede la trasformazione del cratere degli Astroni in riserva di caccia reale, per opera di Alfonso I d’Aragona, il quale popolò l’area di specie animali di interesse venatorio come cinghiali, cervi, caprioli e uccelli. Nel 1721 il cratere sospese il suo ruolo di riserva di caccia e fu donata ai Gesuiti, che lo tennero fino al 1739, quando fu ceduta a Carlo III di Borbone che lo riconvertì in riserva di caccia e la ripopolò nuovamente di selvaggina.

Al periodo borbonico si devono le opere di ingegneria naturalistica che hanno consentito una corretta regimazione delle acque e che con l’intervento in questione la città metropolitana intende ripristinare e integrare.

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