Crolli nel palazzo a Castellammare: «Ma noi vogliamo restare qui»

Crolli nel palazzo a Castellammare: «Ma noi vogliamo restare qui»
di Fiorangela d'Amora
Domenica 21 Ottobre 2018, 13:30
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CASTELLAMMARE DI STABIA - In Salita San Giacomo si lavora anche di sabato mattina. Le impalcature esterne al civico n. 6 vengono montate in tutta fretta, la messa in sicurezza è partita ma lo sgombero intimato dal Comune delle famiglie che vivono all'interno, è tutt'altro che in atto. I fatti risalgono a mercoledì pomeriggio quando una piastra di ferro si stacca dalla facciata del palazzo che fa angolo con via Viviani. Le lastre servono a tenere i tiranti che sorreggono le mura portanti dell'edificio, metodi antichi ma d'altronde il palazzo come gran parte degli edifici del centro antico, è stato costruito prima del terremoto dell'ottanta.

Queste placche si trovano in ognuno dei quattro piani dell'edificio, e quando poco dopo le 17 di mercoledì una di queste si è staccata cadendo sulla strada, ha creato panico. «Se fosse accaduto di giorno o all'orario di uscita dalle scuole, quando qui ci sono tanti bambini in strada dice Maria che ha una salumeria proprio di fronte sarebbe stata una strage. Per fortuna nessuno si è fatto male, ma il palazzo di certo non è in buone condizioni». Dopo il crollo c'è stato il sopralluogo dei tecnici comunali, che hanno accertato che il distacco avvenuto non era da sottovalutare: dopo la loro relazione, i vigili hanno poi notificato lo sgombero di sedici famiglie, in attesa della messa in sicurezza dello stabile. «Un provvedimento temporaneo spiega l'assessore all'urbanistica Fulvio Calì - nell'attesa del ripristino di una parte strutturale che non regge. Non sappiamo come può evolvere la situazione e in via precauzionale è meglio che nessuno resti dentro. Sono opere che svolgeranno i privati se così non dovesse essere, il Comune agirà in danno». Eppure sabato mattina, a due giorni dal crollo e a 24 ore dall'ordinanza, i panni sono ancora stesi ai balconi, le donne fanno la spesa come sempre con i panieri, il via vai è quello di tutti i giorni e nessuno ha valigie in mano o borsoni pronti vicino alla porta.
 
«Vivo in questo edificio da 12 anni spiega Valentina, di origine ucraina ho comprato questo piccolo appartamento ma guardate in che condizioni viviamo. Cinque anni fa cominciammo dei lavori interni, io ho speso duemila euro ma il titolare della ditta finì in prigione». Le impalcature interne ai piani sono ancora lì, sembra la scena di un cantiere in corso, invece ci spiega Valentina, è tutto così da cinque anni. Così al civico sei a problemi vecchi, si sono aggiunti anche quelli di stabilità con il distacco della piastra che ora sarà ripristinata da una nuova ditta. «Nessuna ordinanza di sgombero urla una signora dal balcone solo i vigili che vennero a controllare».

I residenti sono restii a lasciare le loro case, nessuno ha voglia di parlare e tutti smentiscono di aver ricevuto l'ultimatum per uscire. La condizione dell'edificio di Salita San Giacomo è simile a quello di tanti altri palazzi che popolano il centro storico. Un quartiere che ha subito i danni del terremoto, e che sembra rimasto indietro di trent'anni. Passeggiando tra i vicoli si notano gli scheletri dei palazzi disabitati, le aree dove ancora ci sono i resti di antiche mura, e poi i palazzi come quello di Salita San Giacomo che convivono con la presenza di impalcature mai più rimosse. «L'episodio di mercoledì non è il solo conclude Calì a pochi metri c'è stato in questi giorni il crollo all'interno di un edificio già disabitato, anche in quel caso abbiamo chiesto alla proprietà di intervenire e mettere l'area in sicurezza».
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