Vivere sotto un ponte a Napoli: «Il nostro vero nemico è lo smog»

Vivere sotto un ponte a Napoli: «Il nostro vero nemico è lo smog»
di Pierluigi Frattasi
Sabato 18 Agosto 2018, 11:00 - Ultimo agg. 18:04
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«Ogni tanto dal ponte piovono carte o rifiuti lanciati dalle auto in corsa. La Tangenziale ha alzato le ringhiere, ma capita che possa cadere qualcosa. Con lo smog abbiamo imparato a convivere. Se abbiamo paura dopo il crollo a Genova? C'è sempre preoccupazione. Ma noi siamo tranquilli. Qui il ponte è solido e la manutenzione continua. La Tangenziale fa sempre lavori. Se cade l'acqua sui palazzi, le persone si lamentano e arrivano subito gli ingegneri e gli operai che mettono tutto in sicurezza. Hanno ristrutturato anche i frontalini, che si erano usurati, per togliere le infiltrazioni. E poi, o viviamo qua, nelle case sotto il ponte, o in mezzo a una via». Giovanni Cecio, 76 anni, residente di piazza Ottocalli, è la memoria storica del quartiere, dove viveva prima ancora che fosse costruito il viadotto della Tangenziale a metà degli anni 70. «Chiediamo solo una cosa dice che il ponte non passi mai in mano al Comune: non reggerebbe sei mesi. Preferisco pagare il pedaggio di un euro, ma stare sicuro».

Quando partirono i cantieri a piazza Ottocalli, racconta, molti palazzi furono sgomberati e gli inquilini indennizzati. Alcuni edifici furono abbattuti, altri no. Ma col tempo gli abitanti sono tornati. Proprio nelle adiacenze del palazzo di Giovanni, durante i lavori del 75, cadde una trave di ferro che collegava i due ponti. Nessuna vittima, ma il boato, dicono, fu immenso. Sulla facciata, poco distante dalla piazza, si vedono ancora i fori. «Da allora - rassicura Giovanni- non è accaduto più nulla. Oggi siamo sereni». Il viadotto che domina a 60 metri d'altezza piazza Ottocalli, si dipana fino a Capodichino, costeggiando a distanza di pochi metri le abitazioni di via Filippo Maria Briganti. Al centro della piazza, sotto il ponte, si erge il murales dedicato al tenore Enrico Caruso, nato poco distante. La Tangenziale negli anni ha ammodernato tutte le infrastrutture, dai giunti ai piloni, implementando le corsie coi pannelli insonorizzati e rafforzandole con le barriere antismog. Ma restano i disagi e c'è preoccupazione dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova. «Io non mi lamento - incalza Giovanni - Proprio l'anno scorso la Tangenziale ha rafforzato il ponte. Prima montavano delle gru per sostituire gli appoggi, adesso hanno automatizzato tutto. Anche i piloni sono stati rinforzati. Mentre sono state messe le reti alte, in aggiunta al guard rail, per maggiore sicurezza. Anche a via Briganti hanno chiuso con le paratie. Lo smog adesso va verso l'alto. Anche se c'è sempre qualcuno che si lamenta dei rischi per la salute. Noi non lo sappiamo».

Sono centinaia le persone che a Napoli abitano nei palazzi costruiti sotto i ponti. Per molti, una convivenza difficile, a tu per tu con clacson, smog e vibrazioni per 24 ore al giorno tutta la settimana. Barricati in casa, con le serrande chiuse, all'ombra perenne di tramezzi e piloni che svettano sulle cime dei palazzi.
 
Sotto la rampa della Tangenziale di Corso Malta, a pochi passi dal Centro Direzionale, c'è un grande mercato, con bar, negozi e fabbrichette. «Qui - racconta il falegname Francesco Salvetti - ogni giorno passano decine di migliaia di macchine e centinaia di tir. Il rumore è continuo, ma noi ci siamo abituati. La Tangenziale cura tutta la manutenzione. Non abbiamo mai avuto problemi. Questo ponte non è come quello di Genova, ci sono tanti piloni». Sui due lati della rampa ci sono tre scuole. Alcune aule affacciano direttamente sulle corsie. «Quando inizia l'anno a settembre - spiega Francesco - questa zona è affollatissima. I ragazzi si fermano sotto il ponte e prendono il cornetto o la pizzetta al bar. C'è anche il panificio. Si conduce una vita normale». Una signora, intanto, protesta per la presenza dei nidi di colombo che sporcano i panni stesi.

«Vivo in questo palazzo da 30 anni - ricorda Francesca Nicolella, che abita a due passi da piazza Sanità - e mia mamma, prima di me, abitava nel palazzo di fronte. Una parete di casa mia corrisponde alla facciata del ponte e quando passano i pullman vibra tutto. Ma non me ne andrei mai. Questo ponte sta in piedi da duecento anni. È sopravvissuto alla guerra e al terremoto. Certo, ogni tanto c'è qualche infiltrazione, e non è normale che l'acqua sporca cada giù in strada, ma ogni volta che ce n'è stato bisogno sono sempre intervenuti. L'inquinamento? Quella è una piaga di tutta la città. Ci vorrebbe una rivoluzione popolare».

«Sono più di vent'anni - spiega Ciro Richiello, residente sotto il ponte di Salita Sant'Antonio ai Monti - che c'è quella perdita d'acqua, ma nessuno prende provvedimenti». Mentre parla, indica la grossa chiazza scura e muschiata che si espande sotto la volta del ponte. Sopra c'è corso Vittorio Emanuele, dove ogni giorno passano migliaia di veicoli. «Abbiamo chiamato anche i vigili del fuoco che hanno fatto un sopralluogo pochi mesi fa. Ma poi più nulla. Dicono che non ci sono problemi. Intanto, però, dal cornicione si sono staccati dei calcinacci. Mentre da sopra capita che lancino le bottiglie. Per fortuna nessuno si è fatto male, ma sotto ci giocano i bambini. Dopo Genova, siamo più preoccupati».

«Al Vomero ci sono tanti ponti, viadotti e raccordi - afferma Enrico Romanelli, pensionato - e dopo quello che è accaduto in Liguria c'è un po' di paura. Sia sopra che sotto il ponte di via Conte della Cerra ogni giorno transitano migliaia di auto. Serve una manutenzione continua e punizioni esemplari per chi non la fa o la sbaglia. Noi paghiamo le tasse, l'Rc Auto e le revisioni, e dobbiamo essere tutelati».
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